Murphy&Nye. Heritage nautico e stile urbano contemporaneo
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Murphy&Nye, la storica maison fondata a Chicago nel 1933, simbolo di eccellenza nel mondo della vela, affida il suo progetto di rebranding al fashion designer e direttore creativo Chicco Barina.
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Attraverso una rivisitazione in chiave moderna dei suoi capi iconici, il brand promette di rimanere fedele alle proprie radici, scrivendo un nuovo capitolo dell’affascinante romanzo del mare e della moda, in un sapiente mix tra heritage nautico e stile urbano contemporaneo.
I capi delle nuove collezioni si collocano nel segmento premium lifestyle, combinando performance e design, tradizione e innovazione. Ogni pezzo è concepito per riflettere la libertà e lo spirito di avventura che contraddistinguono le grandi traversate in mare aperto, fondendo uno stile d’avanguardia con prestazioni elevate.
È così che uno dei marchi più prestigiosi del sailing a livello mondiale, sponsor nel corso degli anni di svariati team dell’America’s Cup, trasferisce le tecniche artigianali e i materiali utilizzati per la costruzione delle vele nella realizzazione dei propri capi di abbigliamento, rivolgendo una particolare attenzione alle caratteristiche primarie di praticità, ergonomicità e resistenza, richieste nella progettazione delle divise per gli equipaggi, senza però mai compromettere lo stile.
Lo scorso gennaio, in occasione della Milano Fashion Week, Murphy&Nye ha presentato “Break It Up”, la nuova collezione Fall/Winter 2025-2026.
Ogni capo racconta una storia fatta di ricerca, avanguardia e sostenibilità, unendo il DNA del brand, radicato nell’abbigliamento tecnico-nautico, con dettagli e silhouette mutuati dall’urban lifestyle. La collezione celebra il layering, attraverso capi versatili che, combinati tra di loro, possono creare il look perfetto sia per l’outdoor che per il contesto urbano.
Quando e com’è nato il brand Murphy&Nye?
Nel 1933, Jim Murphy e Harry Nye Jr. fondarono a Chicago, la città del vento, Murphy&Nye Sailmakers. A partire da questa piccola veleria, che sorgeva lungo le sponde del lago Michigan, il brand ha attraversato il mondo, sospinto dalla passione per la barca a vela. Ben presto, infatti, quei due giovani ragazzi di talento, che realizzavano vele artigianali con forme e materiali diversi, diventarono un vero e proprio punto di riferimento per il settore. Negli anni '60, Murphy&Nye si era ormai affermata come una delle più importanti velerie degli Stati Uniti. Fu così che decise di ottimizzare il proprio know-how nella produzione di vele da regata e di iniziare a realizzare anche abbigliamento per gli equipaggi. Questi capi altamente tecnici venivano cuciti a mano negli stessi laboratori dove venivano confezionate le vele, soddisfacendo perfettamente i requisiti di robustezza, tecnicità e funzionalità. Nel 1992, in occasione della America’s Cup, la linea Murphy&Nye Sailwear fu scelta come fornitore ufficiale del team de “Il Moro di Venezia”, capitanato da Paul Cayard. Per la prima volta una barca di un paese non anglofono partecipò all'America's Cup. Questo fu inevitabilmente un momento di enorme visibilità per Murphy&Nye, che andò a sponsorizzare i team di vela più importanti della competizione, dallo “Swiss Challenger” nel 2000 al “Le Defì Challenger” e al “Team New Zealand” nel 2002-2003. Negli anni successivi il marchio firmò un accordo di co-marketing con Pershing, una società del Gruppo Ferretti, per cui venne creata la collezione Murphy&Nye Power. Tra il 2005 e il 2007, oltre ad essere fornitore esclusivo di “Emirates Team New Zealand” e “United Internet Team Germany”, Murphy&Nye fu scelto dagli organizzatori dell'America's Cup per disegnare e produrre le collezioni ufficiali uomo, donna e junior con il marchio "32nd America's Cup", in virtù di una licenza triennale in esclusiva mondiale. A partire dal 2012 Murphy&Nye divenne sponsor tecnico unico per Giovanni Soldini e per la barca a vela Maserati VOR70, sfidando vari record mondiali di traversata oceanica.
Chi è Chicco Barina? Come sei arrivato a cavalcare questa affascinante avventura?
Sono nato in Emilia Romagna ma sono veneto di adozione. Mio zio era un notaio e, per tradizione familiare, ho studiato giurisprudenza. Il mio ingresso nel mondo della moda è avvenuto in circostanze del tutto casuali. Nel 1992 mi trovavo in collegio e, con un piccolo televisore in camera, seguivo le avventure de “Il Moro di Venezia” che, con la sua partecipazione all’America’s Cup, quell’anno aveva incollato al video tutti gli italiani. L’imbarcazione, voluta da Roul Gardini e sostenuta dall’impegno economico e tecnologico della Montedison, si aggiudicò la Louis Vuitton Cup, acquisendo il diritto a contendere la Coppa America all’imbarcazione statunitense USA 23: fu la prima imbarcazione di un paese non anglofono a poter ambire alla vittoria. Un mio compagno di collegio era proprio figlio di uno dei legali di Gardini e, dopo varie insistenze, riuscii a farmi dare il numero del fax del padre. Gli scrissi un messaggio tramite il quale raccontavo la mia passione per Il Moro di Venezia e chiedevo, pur non avendo mai avuto nessuna esperienza e nessun contatto con il mondo della moda, di poter realizzare una t-shirt per l’equipaggio. Ovviamente non ricevetti mai alcuna risposta. Tuttavia, lo sponsor in quella occasione fu proprio Murphy&Nye… In quegli stessi anni, a una festa, ho conosciuto un ragazzo che l’indomani mi chiese di accompagnarlo in ufficio. Lavorava in Replay. Avrei dovuto fermarmi con lui una sola mattinata, ma mi sono trattenuto per un anno e mezzo! Così è iniziata la mia avventura come designer di moda che, nel corso del tempo, mi ha portato a lavorare per molti brand, tra i quali Puma, Lonsdale, Fred Perry, Valstar, Levi Strauss & Co, Dondup, Autry, Evisu… L’opportunità con Murphy&Nye è nata circa un anno fa ed è stata la chiusura di quel cerchio che si era aperto ai tempi de Il Moro di Venezia. Sono entrato nel gruppo con grande entusiasmo, non solo come responsabile dell’ufficio stile ma anche come socio. Sono molto legato a questa avventura. Trovo sia meraviglioso che il marchio abbia alle spalle una grande storia da raccontare, legata sia all’area competitiva che a quella lifestyle.
Qual è stato il tuo approccio personale rispetto all’estetica del brand?
L’immensa fortuna dei brand con una storia sono gli archivi. Non è la prima volta in cui mi ritrovo a dovermi confrontare con un marchio autentico di lunga tradizione. A me piace e appassiona studiare il brand. Cerco di capire da dove nasca, quale sia stato il suo percorso, quali siano le sue cifre stilistiche e i dettagli che ne caratterizzano l’estetica. La prima regola è il rispetto per il marchio, la sua storia e la sua identità. A partire dal DNA del brand, il mio è un lavoro di rivisitazione, che passa attraverso i materiali, il fitting, i trattamenti e i dettagli di costruzione. L’obiettivo è quello di attualizzare l’essenza attraverso un’estetica contemporanea. Personalmente mi sono dedicato innanzitutto a un’opera di restyling. Ho voluto introdurre nel nome del brand la parola “Chicago” proprio per ricollegarmi alle sue radici. Di solito le collezioni sono ipertecniche, in quanto concepite esclusivamente per lo sport, oppure hanno un’anima urban-casual; io ho cercato di fondere i due ingredienti in un unico sapore, realizzando dei capi dall’aspetto metropolitano ma che garantiscano un’ottima performance.
A quale pubblico si rivolgono oggi le collezioni Murphy&Nye?
Oltre che attraverso i punti vendita fisici, i capi Murphy&Nye vengono veicolati tramite il nostro canale e-commerce, che ci permette di targettizzare il pubblico degli acquirenti. Sappiamo quindi che, ogni due capi venduti, uno rimane in Italia mentre l’altro è destinato al mercato estero (Paesi Balcanici, Nord Europa, America). Pur non avendo ancora una collezione femminile, ma – casomai – unisex, vendiamo per il 70% all’uomo e per il restante 30% alla donna. Come target di età, per il 70% il nostro è un pubblico di quarantacinquenni-cinquantenni, nostalgici del brand o appassionati del mare. È però in forte crescita anche l’attenzione da parte dei più giovani, probabilmente grazie alla nuova comunicazione, concepita secondo un’ottica di rebranding e di riposizionamento del marchio. I ragazzi, che non conoscevano Murphy&Nye negli anni ’90, si avvicinano al brand in quanto, secondo una tendenza ormai molto diffusa, sono sempre più appassionati dell’abbigliamento sportivo anche in città, di pari passo con la ridefinizione del concetto di abbigliamento outdoor.
Quali sono le cifre stilistico-distintive della collezione Fall/Winter 2025-2026?
La collezione pensata per il prossimo Autunno-Inverno, presentata a Milano lo scorso gennaio in occasione della Fashion Week, è intitolata “Break it Up”: un viaggio, che reinterpreta l’heritage nautico del brand con un’attitudine urbana e moderna. Essa si distingue per l'innovazione nei materiali e l’approccio al design. La collezione fonde il DNA di Murphy&Nye, radicato nell’abbigliamento tecnico-nautico, con dettagli e silhouette adatti al lifestyle metropolitano. Ogni capo racconta una storia fatta di ricerca, avanguardia e sostenibilità. La palette cromatica combina i toni neutri – come beige, sabbia e grigio – con tocchi vivaci di rosso e azzurro. I materiali spaziano da tessuti tecnici impermeabili e antivento, perfetti per le giornate più fredde, a morbidi fleece e lavorazioni trapuntate, che garantiscono comfort e calore. Ho voluto mescolare materiali tecnici a materiali cotonieri, rispettando i canoni del brand. Ho inserito dettagli funzionali come i cappucci regolabili, le nastrature antiacqua e antivento, le chiusure in velcro e vari elementi di rinforzo che garantiscono ergonomicità. Sulle felpe ho applicato il dettaglio riflettente per gli avvistamenti in mare. Ho inoltre rivisitato lo storico pantalone con il quale si allenava l’equipaggio de Il Moro di Venezia. Un elemento centrale della collezione sono proprio i pantaloni, che incarnano perfettamente il connubio tra design e praticità. La proposta include modelli cargo con tasche capienti e chino dal taglio classico, reinterpretati con dettagli. Grande attenzione è posta anche alle vestibilità over, che assicurano comfort senza rinunciare a un tocco moderno e sofisticato. Spiccano le giacche a vento e i piumini leggeri, ideali per proteggersi senza sacrificare lo stile. Distintivo è il pattern all over, ispirato all’incrocio dei fili che ritroviamo nelle vele delle imbarcazioni: esse infatti hanno una texture particolare, con inserti in kevlar o in carbonio, che servono per conferire stabilità e sostegno. Questa stessa texture compare come motivo grafico su pantaloni, upper jacket, vest, e anche sul cartellino dei vari capi, aggiungendo un richiamo diretto alle origini del brand.
L’heritage nautico del brand si manifesta anche attraverso alcune importanti collaborazioni con realtà storiche del settore…
È proprio così. La collezione in edizione limitata “Task Force '87” rende omaggio allo yacht a vela australiano Kookaburra, leggendario concorrente di epiche regate. L'eleganza e la funzionalità del mondo nautico si riflette nelle giacche, nei gilet, nei pantaloni, nelle polo e nelle t-shirt: capi originariamente progettati per le sfide in mare aperto, vengono resi perfettamente adatti all'abbigliamento quotidiano. La collezione è arricchita da colori vivaci, come il giallo e il verde, che evocano lo spirito dell'energia costiera australiana. Un elemento distintivo è poi l’iconico patch che rappresenta il Kookaburra, un volatile originario dell'Australia. Ricordiamo inoltre la collezione “Barcolana” dedicata alla più grande regata del mondo. Lo scorso ottobre, invece, durante l’ultima edizione dell’America’s Cup, abbiamo presentato a Barcellona la “Silver Capsule”, una linea esclusiva composta da sette pezzi che, grazie all’impiego di tessuti metallizzati, reinventano l’outfit da vela con un tocco futuristico e disruptive e la sneakers “Challenger” da barca.
Progetti e sogni per il futuro?
Come dicevamo, a gennaio, in occasione della Milano Fashion Week, abbiamo presentato la prima collezione uomo, che però abbiamo scattato anche come donna: ci sono infatti molti capi che si prestano ad un’interpretazione femminile in ottica genderless. Tuttavia, per le prossime stagioni, abbiamo in previsione di realizzare una collezione espressamente dedicata alla donna. In virtù della collaborazione con Pershing, celebre marchio di yatch sportivi di lusso, che festeggerà il suo quarantesimo anniversario, stiamo mettendo a punto un percorso di comunicazione che ci piacerebbe culminasse con la presentazione della collezione estiva a Venezia, dove tra l’altro saremo sponsor del salone nautico. Sul fronte retail, ad oggi vantiamo quattro punti vendita monomarca in Italia, ma contiamo entro fine anno di aprirne altri tre; sicuramente due nuovi negozi, mentre probabilmente il terzo sarà uno showroom a Milano. Sul fronte dei sogni, invece, uno degli obiettivi è quello di tornare a Chicago e aprire una piccola veleria artigianale. Il mondo della vela oggi è molto attuale e contemporaneo, anche in conseguenza del riavvicinamento dell’uomo alla natura e agli sport a diretto contatto con essa. Mi piacerebbe partecipare di nuovo all’America’s Cup, non so ancora esattamente in quale forma. Intanto stiamo trattando una sponsorizzazione per i ragazzini che concorrono all’Optimist, la competizione velistica per i più piccoli, dai sei a sedici anni: la volontà è quella di conquistare il pubblico giovane proprio dove la passione nasce…