Questo parametro stabilisce che, se ogni singolo abitante del nostro pianeta consumasse quanto un italiano medio, nel 2018 il genere umano avrebbe già esaurito il 24 maggio tutte le risorse
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L'"Earth Overshoot Day", in italiano "Giorno del sovrasfruttamento", calcolato annualmente dall'organizzazione internazionale di ricerca ambientale Global Footprint Network (GFN), è approdato anche nel nostro Paese per aiutare a rendere più efficace lo studio sul problema della sostenibilità dei consumi e promuoverne la consapevolezza sul territorio. Il parametro in questione stabilisce che, se ogni singolo abitante del nostro pianeta consumasse quanto un italiano medio, nel 2018 il genere umano avrebbe già esaurito tutte le risorse entro il 24 maggio.
Questa data andrebbe anticipata ulteriormente se considerassimo il consumo medio di altri nazioni, come il Lussemburgo, che condannerebbe l'umanità al 19 febbraio, o gli Stati Uniti, entro il 15 marzo.
Per effettuare questi calcoli, il Global Footprint Network si serve del "Footprint calculator", uno strumento informatico digitale che annualmente trae le proprie conclusioni dal rapporto tra la domanda annuale degli esseri umani di risorse e la biocapacità, ovvero la reale capacità della Terra di generare tali risorse. Non si tratta di una teoria catastrofista allo scopo di creare falsi allarmismi, ma del risultato di uno studio che ogni anno stabilisce la data in cui l'umanità esaurirebbe completamente tutte le risorse che il pianeta sarebbe in grado di fornirci durante l'anno considerato se tutte le persone esistenti consumassero tali risorse nella stessa quantità consumata dagli abitanti di un determinato Paese, in questo caso l'Italia.
L' Earth Overshoot Day non è un fenomeno di passaggio, ma è stato calcolato ogni anno a partire dal 1970 ed il quadro che emerge mettendo a confronto i risultati nel corso degli anni non è positivo. Infatti, la data media calcolata tra tutti i Paesi considerati di quella che potremmo definire come la fine del nostro mondo è andata gradualmente anticipandosi di anno in anno fino a passare dal 29 dicembre del 1970 al 1 agosto del 2018: in pratica, se quarant'anni fa le risorse fornite dalla Terra nell'anno 1970 sarebbero bastate a sostenere la popolazione mondiale per tutto l'anno, nel 2018 i prodotti del nostro pianeta non avrebbero potuto sostenere il consumo medio dell'umanità per gli ultimi cinque mesi dell'anno.
Le cause principali di questa insostenibilità sono molteplici e si possono riassumere come una combinazione tra sprechi sconsiderati di cibo (equivalenti a circa 1.3 miliardi di tonnellate all'anno, che corrispondono al 9% del Footprint ecologico del''umanità), emissioni incontrollate di gas serra calcolate in CO2 (il cosiddetto Carbon Footprint, che corrisponde al 60% dell'intero Footprint ecologico). Altri fattori, come la deforestazione e la sovrappopolazione umana, prevalente soprattutto nelle aree urbane e spesso malamente gestita, risultano determinanti, soprattutto viste le recenti previsioni dell'Onu che porterebbero la popolazione mondiale a passare dagli attuali 7.6 miliardi a 9.7 miliardi di persone entro il 2050.
La questione è quindi molto complessa e porvi rimedio in maniera efficace non sarà impresa facile né immediata. Tuttavia, l'aiuto del Footprinting potrà rendere più semplice agli incaricati individuare la domanda di risorse naturali e la corrispondente disponibilità per ogni territorio o città, programmare una corretta logistica in termini di trasporti e infrastrutture, organizzare efficacemente i dati necessari a valutare il rapporto tra produzioni, commercio ed effetti ambientali e comprendere meglio l'impatto globale dei consumi locali in una determinata area del pianeta, per poter ottenere una gestione efficiente delle risorse che sia al tempo stesso efficiente e sostenibile e magari riuscire anche a promuovere un impegno consapevole diffuso tra tutti i cittadini del mondo.