Ci sono modelle che sponsorizzano brand ma in realtà non esistono
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Era seguita da più di un milione di persone, lo è tuttora, molte delle quali ignari del suo più grande segreto: l'influencer brasiliana Lil Miquela, che dall'aprile 2016 è stata attiva su Instagram postando con regolarità, si è scoperto non esistere. Non c'è alcuna persona reale dietro quel profilo. O meglio, c'è ma si tratta di un intero gruppo di persone. Un'azienda americana, per essere precisi, specializzata in robotica e intelligenza artificiale che ha realizzato questa presunta modella al computer. La scoperta si deve alla violazione del profilo di Lil Miquela da parte di un'altra influencer, Bermuda, che si sarebbe rifiutata di restituirle l'account fino a che non avesse rivelato chi fosse davvero. Peccato che la stessa Bermuda sia a sua volta un'influencer inesistente.
Può sembrare strano e in un certo senso innocuo ma queste personalità, oltre ad avere un discreto seguito, sono anche ricercatissime dall'alta moda per sponsorizzare i propri prodotti: ne è la prova una dichiarata top model virtuale, Shudu, creata dal fotografo di moda Cameron-James Wilson e diventata famosa dopo i primi "scatti". A quanto pare la richiesta di supermodelle digitali viene proprio dai brand più popolari ma questo successo suscita non poche questioni, tra le quali quella della credibilità. Com'è possibile, ci si chiede, fidarsi della parola di qualcuno che non esiste e dunque nemmeno indossa il capo in questione?