Alla scoperta dei "sadhu": i santoni indiani nei ritratti del fotografo Mario Gerth
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Da Dehli a Calcutta fino alle montagne del Nepal, la vita "di santità" degli induisti asceti che hanno scelto di allontanarsi dalla civiltà moderna
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Si cospargono di cenere e si dipingono la faccia. Ecco le foto-ritratto dei "sadhu", gli induisti asceti che hanno scelto di vivere lontano dalla società moderna rintanandosi in grotte, foreste e templi tra India e Nepal. Da Calcutta al fiume Gange fino alle montagne dell'Himalaya, il fotografo tedesco Mario Gerth ha compiuto un "viaggio fotografico" di due mesi alla scoperta di questi eremiti, considerati dei veri e propri "santi" dalla loro gente.
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"Sono stato ossessionato dagli uomini sadhu per anni e nel 2013 ho finalmente deciso di intraprendere un viaggio per fotografarli e conoscerli meglio". Il 38enne fotografo di Eifurt spiega così il motivo che lo ha spinto a vivere tra gli asceti induisti per due mesi, viaggiando quasi senza sosta tra India e Nepal. "I sadhu sono uomini che hanno lasciato dietro le loro spalle famiglia e beni materiali, compresi vestiti e cibo - spiega Mario Gerth - per ricercare la ricchezza nella spiritualità e nell'umanità". In tutta l'India questi eremiti sono tra i quattro e i cinque milioni, vestono di solito con tuniche "povere" color zafferano che simboleggiano la loro rinuncia e sono "autorizzati" a fumare hashish o marijuana "per comunicare meglio col dio Shiva". "Quando chiedevo la loro età, ho ricevuto sempre la stessa riposta: 'Non lo so e non mi interessa'" ha dichiarato Gert. La cenere sui loro corpi e la pittura sulle loro facce stanno a simboleggiare la loro "morte" per la vita ordinaria e la loro rinascita nella santità.