Analisi del terzo film sulla saga
Questa settimana, per l'anteprima de Il Domenicale, punteremo i riflettori sulla rubrica I labirinti della comunicazione in cui si parla del terzo film di Harry Potter. Il settimanale diretto da Angelo Crespi, in edicola tutti i sabati, dedica un'intera pagina al mito del piccolo mago che ha incatenato a sé spettatori di tutte le età e culture.
Il terzo capitolo segna il passaggio dall'infanzia all'adolescenza, ma il tratto più evidente di questo terzo film è quello della maggiore resa visiva. Gli effetti speciali spettacolari puntano proprio su questo. E anche da punto di vista psicologico siamo di fronte ad una vera e propria svolta. Il mite Harry comincia ad acquistare una maggiore sicurezza di sé. Ormai non è più tanto mite soprattutto di fronte alle angherie dei parenti.
Aumentano gli elementi oscuri e minacciosi con l'arrivo dei Dissennatori e anche le atmosfere cupe come quelle durante le lezioni della Prof. Cooman, l'insegnante di Divinazione, o la comparsa del Gramo, presagio di morte sempre in agguato.
Ma Harry è soprattutto l'anti Peter Pan. Non a caso è ambientato a Hogwarts, una scuola, il luogo per antonomasia, dove si cresce.
Un accento particolare sull'amicizia è evidente nel videogioco del maghetto. La melodia fascinosa della fiaba si ritrova anche nel virtuale. Il giocatore, infatti, ha il controllo dei tre protagonisti e il tirocinio scolastico viene usato per accrescere le capacità dei piccoli maghi che imparano ad affrontare i pericoli in una scuola, che, per una volta, prepara veramente alla realtà.