Dai ricci ai bonsai
Dall'ospedale delle bambole e degli orsacchiotti alla clinica dei ricci e dei bonsai, perchè la salute non è solo degli umani ma anche di piante, animali e bambole antiche. In Italia c'e' chi pensa proprio a tutto e ovunque sorgono le cosiddette cliniche "speciali". In provincia di Reggio Emilia c'è chi soccorre i ricci feriti e rimasti orfani, a Roma chi fa rivivere antiche bambole di pezza e di plastica e a Pescia, in provincia di Pistoia, c'è chi pensa alla salute dei bonsai.
Nell' "Oasi wwf di Sculazzo", situata tra le valli di Reggiolo e Novellara in provincia di Reggio Emilia, per curare i poveri ricci, vittime di numerosi rischi come aggressioni di animali piu' grandi, incidenti con automobili e avvelenamenti, usano attrezzature mediche umane, fanno analisi del sangue, autopsie e pronto soccorso, proprio come in una vera e propria clinica umana. "L'idea è nata dalla passione per la natura", ha spiegato Carolina Jimenez, una delle due fondatrici, "la nostra struttura è l'unica in Italia. Utilizziamo degli strumenti umani, specifici per fare le analisi del sangue, delle feci, delle urine, per dei tamponi per gli acari sulla pelle e quando necessario li sottoponiamo a delle ecografie. Quando la morte è certa svolgiamo anche delle autopsie, per capire i problemi del decesso e le cause e i fattori che portano alla morte di questi animali che stanno diminuendo sempre di più".
In piazza Venezia invece, nel centro di Roma, c'è un negozietto molto speciale. Nel retrobottega si nasconde infatti una vera e propria clinica delle bambole dove forbici, uncini, aghi e spaghi sono veri e propri ferri del mestiere. Pierina Cesaretti, 'dottoressa' piena di passione per il suo lavoro, conserva qui il suo segreto per far ritornare a vivere bambole e orsacchiotti di pezza. Entrando nella 'sala operatoria', nel retro del negozietto, si ha l'impressione di essere tornati indietro nel tempo.
Si respira aria di ricordi e tempi passati, Pierina Cesaretti ha bambole di ogni età, ce n'è anche una di più di 100 anni, altre di 60 e 50, corredate da vestitini, cappellini, scarpette, completini colorati e pizzi di ogni genere. Bambole che sembrano non essere invecchiate e persone che vivono del ricordo di quando giocavano con loro: "La soddisfazione più bella", spiega Pierina Cesaretti, "è vedere l'emozione delle persone quando vengono a ritirare la bambola dopo il lavoro, vedere che quello non è solo un vecchio fantoccio, ma il ricordo di una vita". Da Pierina si riparano parti del corpo, si mettono occhi, parrucche bionde, brune, usando anche capelli veri, si rifanno i vestiti. I materiali delle bambole sono tanti e quindi ci sono tante tecniche di lavorazione, quelle più antiche sono fatte di celluloide, un materiale che hanno tolto dal commercio perchè infiammabile, poi ci sono quelle fatte in bachilite, in ceramica, in gomma, in plastica, in carta pesta e in panno Lenci. La Lenci era una famosa fabbrica torinese che aveva fatto del giocattolo una vera e propria passione, Lenci infatti vuol dire 'Ludes Est Nobis Costanter Industria' cioè 'il gioco è la nostra ricerca continua'".
Sono nati in Cina ma hanno il passaporto giapponese. I bonsai nella loro lingua originale, nell'ideogramma cinese 'pun-sai', significano 'piante in vaso' e nelle storia, si sono trasformate da pratica zen a hobby per i virtuosi di giardinaggio. Le chiamano le piccole piante del sapere, i bonsai sono piante in miniatura che vantano di una storia secolare, di una filosofia di vita orientale che oggi ha trovato spazio nel mondo occidentale, Le piante simbolo del Sol Levante hanno piano piano ottenuto consensi di milioni di appassionati e hanno conquistato l'Europa. Ne sa qualcosa l'azienda 'Franchi Bonsai Vivai' di Pescia, in provincia di Pistoia, leader in Italia nella produzione e nell'allevamento di bonsai. Costantino e Nara Franchi amano talmente tanto queste piante che hanno deciso di offrire ai propri clienti un servizio di assistenza e recupero, una vera e propria clinica dei bonsai, che sono un po' debilitati a causa di una cattiva manutenzione a casa, perchè magari sono state innaffiatitroppo poco, o sono stati lasciati fuori quando invece le piante erano da interno, o sono stati invasi da dei parassiti. "Svolgiamo anche un attività di recupero durante l'estate", ha affermato Nara Franchi, "per tutte quelle persone che hanno problemi a portare fuori il bonsai e non si fidano a lasciarlo ad altri. Una specie di pensione per i bonsai, li accudiamo per la durata della vacanza, un mese o due per poi riconsegnare la pianta bella e rigogliosa.