Un paio di guantoni da boxe, un tecnico della Federazione pugilistica italiana a dare indicazioni su come sferrare colpi da ko, due artiste di origine argentina, Silvia Levenson e Natalia Saurin, a guidare tutt'intorno cameramen e fotografi per l'azione artistica femminista da loro ideata e patrocinata dal Comune di Milano per l'8 Marzo. Persino una sposa in abito bianco e bouquet. E poi tanti i "protagonisti" di tutte le età coinvolti nella performance dedicata alla Giornata internazionale dei diritti della donna. Tra milanesi e turisti anche tre generazioni di donne (una bimba di 5 anni, la sua mamma e sua nonna), appassionati di pugilato e semplici curiosi. E' così che Palazzo Reale di Milano si è trasformato per un giorno in un ring. Al centro del Cortile Nobile, infatti, su un tappeto dove era possibile calpestare frasi misogine a firma di Sofocle, Freud, Bukowski e molti altri filosofi e letterati del passato e del presente, un sacco da boxe con la scritta "Patriarcato": tutti invitati a prenderlo a pugni, per abbatterlo. Si intitola "Workout. Allenamento per la distruzione del patriarcato" il progetto che si realizza in un video fatto di volti e pugni in slow motion in onda su schermi e circuiti comunali. E', così, proprio con quelle immagini a evidenziare la fatica e il tempo necessari perché uomini e donne insieme, anziani e bambini possano cambiare preconcetti e stereotipi radicati in una cultura maschilista, che Milano vuole celebrare l'8 Marzo. E non a caso, per questo progetto artistico di Silvia Levenson e Natalia Saurin, madre e figlia che già hanno realizzato insieme installazioni contro la discriminazione di genere, è stata chiamata la coach Angela Guidoni, tra le prime pugili italiane e lombarde della storia della pugilistica nazionale a rompere, proprio nel suo sport, il soffitto di cristallo che ha portato la boxe femminile solo nel 2012 a diventare, per esempio, disciplina olimpica. Un esempio vivente, insomma, di donna e sportiva che ha permesso con la sua esperienza e la sua professionalità a tutti i partecipanti di "cancellare" con pugni ben assestati la scritta "Patriarcato" sul sacco. Obiettivo, dunque, raggiunto con successo, come si erano prefissate le due artiste.