Lo studio

Il più antico computer analogico al mondo: uno studio svela come funzionava

Nella macchina di Anticitera c'era un calendario che serviva a calcolare l'anno lunare

30 Giu 2024 - 18:06
 © Wikimedia

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Un rompicapo che sfida gli studiosi fin dal 1901, anno del ritrovamento della macchina di Anticitera, è stato finalmente svelato. Gli studiosi sono riusciti a scoprire la conformazione e il funzionamento del sofisticato calcolatore astronomico in bronzo, costruito dagli antichi Greci tra il 150 e il 100 a.C e ritenuto il computer più antico del mondo. Graham Woan e Joseph Bayley, due astronomi di Glasgow, hanno pubblicato su Horological Journal uno studio che dimostra con un calcolo probabilistico il numero dei fori presenti nell'ingranaggio ormai eroso dal tempo, suggerendo che veniva probabilmente utilizzato per tracciare le fasi lunari. Il meccanismo riusciva a predire anche le eclissi, la posizione del Sole e dei cinque pianeti allora noti.

La macchina di Anticitera è stata studiata con i metodi statistici usati per calcolare i segnali captati dal rilevatore di onde gravitazionali Ligo, che misura le minuscole increspature dello spazio-tempo causate da eventi astronomici come la collisione dei buchi neri. Secondo gli studiosi, la ruota che componeva l'antica macchina conteneva 354 o 355 fori, posizionati con estrema precisione. Il numero di fori (corrispondente circa a un anno) e la loro distanza suggeriscono dunque che la ruota servisse per indicare il calendario lunare.

L'antico computer fu ritrovato nel 1901 nelle acque vicino all'isola greca di Anticitera, a nord-ovest di Creta, dentro un relitto di epoca romana, affondato attorno al 70 a.C.. Fu recuperato solo un terzo del meccanismo originario, per di più frantumato in 82 pezzi. Nel 2020 lo studio ai raggi X aveva già scoperto dei fori regolarmente distanziati che si trovano sotto una ruota del computer. Da queste prime analisi sembrava che il numero dei fori originariamente presenti fosse compreso tra 347 e 367, ma con il nuovo studio gli astronomi dell'Università di Glasgow sono arrivati non solo a confermare i fori, ma a individuare il loro probabile numero in modo più preciso.

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