Il governo filoinduista dell’Uttar Pradesh ha scelto di depennare il monumento più famoso del paese dalle guide perché "non rappresentativo della cultura indiana
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Tappa imprescindibile di qualsiasi viaggio in India, monumento tra i più celebri del mondo, simbolo dell'amore coniugale: stiamo parlando del Taj Mahal, il mausoleo islamico edificato dall’imperatore moghul Shah Jahan in memoria della moglie. Adesso però, il sito è stato rimosso dai percorsi consigliati ai turisti per scelta del governo nazionalista dell'Uttar Pradesh. La linea è stata dettata direttamente dal nuovo leader dello Stato indiano, il guru indù conservatore Yogi Adityanath che ha affermato che il monumento “non ha alcun legame con la cultura o l’eredità indiana”.
Eretto nel 1632 nella città di Agra, l'edificio in marmo bianco accoglie ogni anno migliaia di visitatori e dal 1983 è tra i monumenti Patrimonio dell’umanità tutelati dall'Unesco; dal 2007 poi è stato inserito tra le sette meraviglie del mondo. Nei primi otto mesi del 2017, il gioiello dell'architettura Mighul è stato visitato da 513mila persone, con un incremento del 20,4% sullo stesso periodo dell'anno precedente.
Il depliant di promozione turistica locale ha sostituito il Taj Mahal con nuove attrazioni che sono però, tutte di religione indù. Tra queste, il tempio di Gorakhpur, del quale lo chief minister Adityanath è il principale sacerdote.
Ma operatori turistici ed archeologi sono insorti criticando la scelta. Il presidente della Braj Mandal Heritage Conservation Society, Surendra Sharma, ha dichiarato: "Se il Taj Mahal non rappresenta l'India, chi altro lo fa? I monumenti Moghul sono il nostro orgoglio ed una eredità preziosa della storia".
La protesta contro le indicazioni del governo si sta propagando online, guidata da diversi intellettuali. L'attivista Dhruv Rathee ha sintetizzato la situazione con un tweet emblemetico: "Diventeremo la barzelletta nei media internazionali":
Yogi govt. has defamed our country’s heritage by removing Taj Mahal from tourism list. Would be a butt of all jokes in international media
— Dhruv Rathee (@dhruv_rathee) 2 ottobre 2017