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Nel maniero il re degli Ostrogoti sorprese in intimità la regina con un paggio. Dopo secoli di storia e di misteri l’edificio rischia di crollare e i cittadini del borgo danno il via a una petizione per salvarlo
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La leggenda narra che la regina Audofleda, sorella del re di Francia e - per ragion di Stato - moglie di Teodorico, Re degli Ostrogoti, all’interno di questo castello a Veleso, nel 493 d.C., cercasse intimità con il suo amante, un paggio della sua Corte. E che il marito, una volta scoperto l’inganno e trovati gli adulteri all’interno del maniero, inseguì i due in fuga fino al Pian del Tivano, a poco più un chilometro di distanza dal castello. In mezzo a quella distesa verde i fedifraghi furono uccisi e da allora lì esiste un angolo di quel paradiso della natura soprannominato “Il giardino della Regina”. L’ira del real consorte tradito, però, non si limitò al duplice omicidio per lavare il disonore. Teodorico ordinò che il Castello, cornice dei piccanti incontri tra i due amanti, fosse distrutto.
Risalirebbe quindi al XII secolo l’attuale impostazione. Sarebbe stato Federico Barbarossa a volere che fosse ricostruito, soprattutto con la funzione di avvistamento durante la guerra tra Como e Milano tra il 1116 e il 1127. Dalla torre, ma anche dalle sue finestre, è possibile dominare quasi tutto quel ramo del lago che da Como arriva a Bellagio. Torre d’avvistamento prima, poi nei secoli Castello Templare, quindi Convento e infine, fino a pochi decenni fa, dimora signorile. L’edificio è stato abitato fino agli anni 80. Ora è vincolato dai Beni Culturali, ma da qualche anno versa in precarie condizioni. Ed è questo il momento giusto per intervenire ed evitare il peggio. Sarebbe un vero peccato se crollasse perché tra le tante belle case in muratura che caratterizzano Veleso - località sei chilometri sopra la riva del Lario proprio davanti a Laglio, seconda casa di George Clooney, una vista mozzafiato sul lago di Como - una volta restaurato il Castello diventerebbe sicuro punto di riferimento per appassionati di storia e turisti. Sono tantissimi quelli che popolano queste stradine nel periodo che va da aprile ad ottobre, anche perché da Veleso partono mulattiere che portano alle vette del Monte San Primo, del Monte Palanzone e alla Colma di Sormano. Sono sempre di più gli stranieri del nord Europa e gli italiani di Lombardia, Piemonte e Liguria che scelgono Veleso per acquistare la loro seconda casa. Qui i prezzi sono ancora vantaggiosi, in controtendenza rispetto al lungo lago, pur essendo a poca distanza dall’acqua.
Per questo motivo chi vive Veleso da anni - non solo residenti, non solo chi qui è nato e ci torna per le vacanze, ma anche chi ha scoperto questa perla nascosta del Lario - ha deciso di darsi da fare e lanciare una petizione affinché il prezioso edificio venga restaurato come merita. L’idea è stata di Pierangelo Cofferati, di professione bancario, con la passione per la politica e l’accoglienza a cui va il merito di avere recuperato nel 2014 un altro punto di riferimento di questo borgo: lo storico hotel Cadorna che per gli abitanti di Veleso con il suo bar era stato fino al 2001 il cuore pulsante per lo svago del piccolo comune montano. Da quando lui lo ha comprato nel 2014 trasformandolo nel Cadorna Chalet i turisti sono ritornati numerosi: "Questo Castello è di privati – spiega Cofferati – ma non possiamo assistere impotenti al suo decadimento. Sapesse quanti turisti ospiti del mio chalet mi chiedono se sia possibile entrare". La questione è nota, il Comune di Veleso si è sempre fatto parte attiva per cercare una soluzione: "Abbiamo addirittura contattato i Templari affinché intervenissero loro – spiega Maurizio Bolzani, Assessore al turismo di Veleso – ma questa petizione lanciata dalla pagina Facebook "Viviamo Veleso" ci ricorda quanto sia importante non mollare l’obiettivo che come amministrazione ci siamo dati per rispetto di tutta la Comunità".
Tra chi segue le sorti di questo edificio c’è la storica dell’arte e giornalista Simona Zerboni, anche lei originaria del paese dove il padre Giuseppe è nato e cresciuto, e in cui lei ha passato lunghi periodi di vacanza fino ai 10 anni e secondo cui la "Residenza dei Signori di Veleso è un gioiello da valorizzare al più presto. Sulla facciata, seppur molto rovinato, si intravede ancora il fregio di una casata nobiliare. Prioritario – prosegue la studiosa – è innanzi tutto consolidare l’esistente affinché non ci siano nuovi crolli che impediscano la rinascita del Castello. La torre è in linea con le tecniche edilizie e stilistiche del XII secolo e richiama nei tratti – chiarisce l’esperta - la più celebre Porta Torre in centro a Como".
In prima linea nella battaglia per salvare questo tesoro in pietra c’è il sindaco di Veleso, Livia Cioffi: "Noi vorremmo comprare il Castello e abbiamo contattato l’attuale proprietario. Non è una cosa facile e contiamo sulla possibilità di accedere ai fondi pubblici, ma ci sono limiti di legge e dobbiamo rispettare le perizie di stima prima di procedere all’acquisto. Anche perché poi ci sono le spese per restaurarlo. È il nostro obiettivo di questi ultimi due anni di mandato. Nei primi tre abbiamo rifatto la pavimentazione di Veleso e delle frazioni - prosegue Cioffi - cercando di renderla coerente e armoniosa con gli antichi edifici in pietra. Inoltre, entro fine anno gli attuali lampioni a luce bianca saranno sostituiti con lampioni green a luce calda. Tutto ciò per rendere il soggiorno di chi ci sceglie come località di villeggiatura – conclude il sindaco di Veleso - ancora più accogliente. Quindi, per noi è una priorità".
Mistero nel mistero: i vecchi del paese raccontano che dal castello a una chiesettina poco distante, sempre nel centro del borgo del Triangolo Lariano, esiste un passaggio segreto sotterraneo. Chissà che i lavori di ristrutturazione non svelino anche questo arcano.