Monopoly compie 80 anni, il 5 novembre 1935 la prima scatola italiana
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Oltre 47 le lingue in cui è stato tradotto, più di 1 miliardo i giocatori in 114 paesi nel mondo e oltre 350 milioni le scatole vendute
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Era il 5 novembre 1935 quando la prima scatola di Monopoly (conosciuto da noi come Monopoli) faceva la sua comparsa nelle case italiane. A pochi mesi di distanza dal lancio negli Stati Uniti, avvenuto il 19 marzo dello stesso anno, anche nel nostro Paese Parco delle Vittorie, Vicolo Stretto e affini sarebbero diventati una costante dei pomeriggi passati a giocare in compagnia.
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Il successo del gioco da tavola più famoso del mondo è dimostrato dai numeri: oltre 47 le lingue in cui è stato tradotto, più di 1 miliardo i giocatori in 114 paesi nel mondo e oltre 350 milioni di scatole vendute.
Dalla prima partita al Monopoly sono state costruite oltre 6 miliardi di casette verdi e più di 2 miliardi di alberghi rossi. E si stampano, leggenda vuole, più soldi del Monopoly che dollari veri.
La nascita del Monopoly - Il Monopoly nasce dalla mente di Charles Darrow, che basò il gioco sulla "planimetria" della sua città Atlantic City. Era il 1933 e ne fece un prototipo con oggetti che aveva in casa. Provò a vederlo alla Parker Brothers che lo rifiutò sostenendo che c'erano 52 errori prima di tutti la complessità. Darrow non si diede per vinto, depositò il copyright e lo commercializzò in un grande magazzino della sua città. Vedendo che le vendite andavano benone, la Parker Brothers riconsiderò l'affare e ne acquistò i diritti. Il successo, correva l'anno 1935, fu immediato in America: già il primo anno furono vendute 35mila scatole.
L'arrivo in Italia e il "compromesso" con il regime fascista - In Italia l'edizione del Monopoly venne localizzata e commercializzata a partire dal 1935 da Emilio Ceretti. Essendo in pieno regime fascista, le leggi dell'epoca proibivano l'utilizzo di nomi inglesi, così venne deciso di italianizzare il nome mantenendo al contempo la pronuncia all'inglese. I nomi delle vie erano quelli della Milano dell'epoca, con l'eccezione di Vicolo Corto e Vicolo Stretto, ma dopo la caduta di Mussolini alcuni nomi, come Via del Fascio, vennero sostituiti con altri più neutrali.