Negli ultimi anni il mercato che valeva 275 milioni di euro è sceso sotto i 200, resistono solo i marchi artigianali
© istockphoto
I numeri non lasciano dubbi: la cravatta è in crisi. Nel 2013 il mercato di questo accessorio valeva 275 milioni di euro, nel 2019, dopo anni di continui ribassi sia nelle vendite in Italia che nell’export, scenderà sotto i 200 milioni. La cravatta non sembra più essere un must dell’eleganza maschile: sono sempre meno gli ambiti lavorativi che la impongono, a partire da Montecitorio che per i deputati prevede solo l’obbligo della giacca.
Vendite in ribasso Negli ultimi due anni il fatturato è calato notevolmente: - 9.5% nel 2017 e - 6,6% nel 2018. Le flessioni si riscontrano in Italia (- 6,3% nel 2017, -1,7% nel 2018) ma soprattutto all’estero (-10,2 e meno 8%), in tutti i mercati considerati più redditizi (Stati Uniti, Giappone, Germania e Regno Unito). Il 2019 non presenta inversioni di tendenza, con una perdita del 5% nei primi mesi dell’anno. In difficoltà tutti i distretti del tessile, da quello comasco della seta al polo pugliese di Tricase e Casarano.
La forza dei laboratori artigianali Del resto basta osservare gli ambienti di lavoro per notare che, anche in quelli ritenuti più formali, le camicie con il primo bottone slacciato prevalgono sulle cravatte. A Roma solo in Senato e al Quirinale resta l’obbligo di indossarle, non solo per i parlamentari ma per tutti i visitatori. Si salvano dalla crisi solo i laboratori artigianali che possono vantare una qualità riconosciuta in tutto il mondo.