Gli scatti sono stati realizzati dal fotografo Edward S. Curtis, che ha vissuto per anni tra le tribù nordamericane, già decimate dal genocidio ad opera dell'uomo bianco
Trent'anni in mezzo alle tribù impegnate in battute di caccia, riunioni, celebrazioni e spostamenti: tanto è il tempo trascorso dal fotografo Edward S. Curtis tra i nativi americani all'inizio del Novecento. In questo periodo, immediatamente successivo (e a volte "sovrapposto") al grande e terribile genocidio ad opera dei colonizzatori bianchi, l'esploratore americano ha scattato oltre 1.500 fotografie. Queste furono poi raccolte in 20 volumi, The North American Indian, che ancora oggi rappresenta probabilmente la più grande opera etnografica dedicata agli Indiani d'America.
Gli scatti di Curtis sono stati digitalizzati e diffusi in Rete dalla Library of Congress statunitense. Agli albori del XX secolo, sembrava che la comunità indiana fosse destinata a sparire per sempre e del tutto nel giro di pochissimo tempo. Si trattava di una sensazione diffusa, indotta dalla terribile serie di eventi e battaglie tra uomini bianchi e pellerossa occorsa sul finire dell'Ottocento.
Fu soprattutto questo "timore" a spingere Curtis a documentare la vita a la cultura dei nativi americani. Oltre agli scatti, il fotografo ha messo insieme anche biografie di capi tribali e di gente comune, resoconti di prima mano, tradizioni, leggende, alimentazione, abitazioni, cerimonie e usanze. In principio il lavoro fu commissionato a Curtis dal celebre banchiere John Pierpont Morgan per un compenso di 75mila dollari.
L'opera dell'etnologo americano è quindi una sorta di diario di viaggio dalle Grandi Pianure alla Montagne Rocciose, dal confine con il Messico all'Alaska, dal Pacifico al Mar Glaciale Artico. Le tribù incontrate in questo cammino lungo un continente furono circa ottanta, tutte con le proprie credenze e i propri costumi. Ma con un drammatico tratto in comune: la sofferenza per la perdita dei diritti e delle terre che i loro antenati avevano abitato e rispettato per millenni.