Abbiamo provato a Londra l’ultimo capitolo sul passato dell’archeologa videoludica più famosa, Lara Croft
Da ragazza inesperta a sopravvissuta dell’isola Yamatai. Da preda nei ghiacci della Siberia a cacciatrice della stessa Trinità che vorrebbe sovvertire l’ordine mondiale. Lara Croft ha compiuto molti passi dal 2013, quando è cominciato il percorso volto a stabilire le origini di un personaggio iconico dei videogiochi.
Il 14 settembre 2018, con un’apocalisse Maya da sventare, Lara sarà pronta a fare l’ultimo passo e diventare davvero non una ma la Tomb Raider per eccellenza - quella che negli ‘90 saltava massi più grandi di lei e affrontava T-Rex armata di pistole dai proiettili infiniti. Prima di poterlo diventare però dovrà fare i conti ancora con la Trinità, responsabile della tragedia che circonda la sua famiglia, e soprattutto capire che ogni azione ha le proprie conseguenze: nessuna esclusa.
Shadow of the Tomb Raider chiude un percorso narrativo lungo cinque anni, in cui Lara ha vissuto un’evoluzione lenta ma percettibile. Nel corso di un evento dedicato a Londra, abbiamo scoperto diverse novità che caratterizzeranno la nuova (speriamo non ultima) avventura ambientata in Sudamerica. Il gioco è la somma dei due precedenti e pur senza stravolgere nulla in termini di gameplay - ovvero non aspettatevi qualcosa che possa rivoluzionare la formula cui siamo stati abituati fino ad ora - ci sono degli aspetti pensati per arricchirlo e in linea appunto con la crescita di Lara. Siamo di fronte a un personaggio più maturo e consapevole non solo di se stessa ma anche del suo nemico, dunque servirà sfruttare ogni risorsa a disposizione. E cosa può offrire di meglio il Sudamerica delle sue folte, impenetrabili foreste?
Braccata dalla Trinità, Lara diventerà un tutt’uno con l’ambiente che la circonda, interagendovi in maniera funzionale ai suoi scopi. La natura è però implacabile con chiunque tenti di violarne le regole e come dovrà usare il suo ingegno per prevalere sui nemici, similmente Lara si dovrà salvare da potenziali situazioni di pericolo sfruttando ciò che l’ambiente ha da offrire. Che siano sabbie mobili o animali feroci, una cosa va sottolineata di questo terzo capitolo: l’ambiente è a conti fatti un vero secondo personaggio in Shadow of the Tomb Raider, uno che gioca secondo regole proprie dal quale guardarsi spesso le spalle - perché non sappiamo cos’abbia in serbo ogni volta.
© ign
A sottolinearne ancor più l’importanza, gli sviluppatori hanno aggiunto altri due aspetti per aumentare la sensazione di pericolo che vogliono trasmetta: primo, i lunghi percorsi sott’acqua. Non sono certo una novità né in Tomb Raider né, in generale, nel panorama videoludico, ma riportano senza dubbio alla mente i momenti di tensione comuni nei vecchi capitoli, dove contorti dedali subacquei nascondevano la soluzione a un enigma ambientale ma la barra dell’ossigeno in rapida discesa ci ricordava di valutare con cura ogni nostra mossa. L’urgenza che ne derivava sembra voglia essere trasposta anche qui ma questa volta, e l’abbiamo già visto in misura minore sia in Tomb Raider sia in Rise of the Tomb Raider, non c’e alcun indicatore visibile dell’ossigeno. Non sapere di preciso quando rischiamo di annegare mette in un certo senso molto più agitazione.
Il secondo aspetto sono le tombe. Se nel primo gioco non erano, soprattutto a livello di design, approfondite perché non era sulla razzia che si basava quel capitolo, adesso che Lara è cresciuta e più consapevole di se stessa, assieme a lei cambiano anche i pericoli cui vuole andare incontro. Ecco così che tombe destinate a conservare una conoscenza proibita non concedono alcuna pietà a chi tenta di violarle senza esser pronto. È molto più facile morire di quanto non sia mai stato in precedenza, in ambienti che trasmettono perfettamente il senso di pericolo che circonda queste zone.
La demo purtroppo non ci ha permesso di testare queste novità, se non alcuni momenti sott’acqua il cui potenziale ne siamo certi si esprimerà meglio durante le fasi più avanzate del gioco. Shadow of the Tomb Raider non rivoluziona la serie né ci aspettavamo il contrario, ma i nuovi aspetti introdotti chiuderanno il cerchio evolutivo di Lara per renderla l’archeologa che tutti abbiamo imparato a conoscere. Riguardo alla narrazione, c’è molta curiosità sullo scontro finale (sempre che sia davvero la fine) fra lei e la Trinità, all’alba di un’apocalisse che sfalsa di qualche anno le predizioni e si appresta a colpire il mondo a fine 2018.