Abbiamo vissuto in prima persona l'avventura di Deacon St. John, protagonista della nuova esclusiva PS4. Ecco le nostre impressioni
Nei giorni scorsi siamo stati invitati da Sony per provare con mano Days Gone, nuova esclusiva PlayStation 4 in arrivo nel 2019: dopo aver giocato per circa mezz'ora una versione preliminare, abbiamo avuto modo di approfondire le idee, l’atmosfera, l’interazione con lo scenario e il feeling della riproduzione virtuale dello stato dell'Oregon, qui ricreato da Bend Studio (gli stessi che avevano lavorato alla versione portatile di Uncharted su PlayStation Vita) con estrema cura.
Days Gone è un gioco caratterizzato da un mondo completamente esplorabile (in gergo chiamato open-world) che ci mette nei panni di un motociclista sopravvissuto a un’apocalisse zombie, tale Deacon St. John. Il compito del protagonista era di andare alla ricerca di alcune bende per curare un amico vittima di ustioni, setacciando ciò che resta di accampamenti e strade devastate dalle intemperie e dall’incuria a bordo della propria motocicletta, che svolgerà il ruolo di secondo protagonista.
Seguendo le indicazioni su schermo, abbiamo raggiunto una zona che fungeva da base mobile sanitaria, ora abbandonata. Vista la totale assenza di elettricità per alimentare le porte di sicurezza, siamo andati alla ricerca di un alimentatore, non prima però di recuperare del carburante per rimettere in funzione il tutto. Il tutto senza un singolo indicatore che facilitasse il compito, dal momento che il team di sviluppo di Bend Studio vuole immergere il giocatore in un mondo in decadenza dove gli aiuti sono particolarmente limitati. Dopo aver risolto il breve enigma ambientale che coinvolgeva il ritrovamento dei due oggetti, siamo finalmente riusciti ad accedere alla base.
Alimentare le porte elettriche non è stata comunque una soluzione priva indolore, dato che insieme a esse abbiamo inavvertitamente attivato degli altoparlanti che, guarda caso, hanno attirato un gran numero di infetti che siamo stati costretti a eliminare o aggirare prima di ottenere le preziose medicazioni. Nemmeno il tempo di tornare a curare il proprio alleato, che Deacon si trova coinvolto in una seconda missione: liberare una base occupata da banditi armati. Già, perché contrariamente ad altri classici giochi di sopravvivenza a tema zombie, in Days Gone sarà possibile fronteggiare sia avversari non-morti che esseri umani appartenenti a quella che sembra essere una setta di fanatici, convinti ciecamente che l'epidemia sia stata una mossa divina per epurare i mali del pianeta.
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Giunti sul posto senza la minima idea di cosa sarebbe successo, ci siamo ritrovati in sella alla motocicletta circondati da uomini armati, che hanno avuto facilmente la meglio sul nostro Deacon. Abbiamo dunque tentato un approccio molto più prudente, scivolando dietro a muri ed eliminando silenziosamente quanti più banditi possibile prima di sfruttare gli ultimi minuti a disposizione per esplorare il funzionamento del sistema di crafting, ovvero il processo che consente la creazione di oggetti dopo aver raccolto un quantitativo sufficiente di risorse.
Come ogni buon survival che si rispetti, infatti, anche Days Gone permette di esplorare il mondo di gioco alla ricerca di bende, alcool e altri oggetti di varia natura che permettono di costruire sul momento medikit, frecce per la balestra e tanto altro. Il sistema ricorda molto quello già visto in un'altra produzione Sony come The Last of Us, con un sistema di creazione rapido per favorire un'azione che, in ogni momento, può diventare frenetica e imprevedibile. Le prime sensazioni sono di un survival open world piuttosto affascinante ma al tempo stesso un po' derivativo. La gestione della moto (che, ad esempio, necessita costantemente di carburante per poter essere utilizzata) e la relativa libertà di approcciare una situazione come meglio si crede potrebbero però modificare a sufficienza la ricetta di Days Gone, rendendolo diverso da altri esponenti del genere survival.
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L’impatto grafico e sonoro è stato decisamente positivo: il clima variabile aiuta a creare situazioni e atmosfere sempre diverse e può persino influenzare il comportamento degli infetti, che cambierà infatti in base alla situazione climatica e al fatto che vi sia o meno luce. Si tratta di una trovata certamente interessante, ma trattandosi di una versione ancora embrionale non sappiamo come questa caratteristica andrà effettivamente a influenzare l'evoluzione dell'avventura.
Da quanto abbiamo potuto provare, Days Gone è un progetto senza dubbio da tenere d'occhio: resta la curiosità di vedere cos’altro l'atteso titolo di debutto di Bend Studio abbia da offrire, in termine di situazioni, varietà di missioni e trama, ma anche come il team di sviluppo saprà ottimizzare un comparto tecnico che, al momento, sembra comprensibilmente manifestare qualche incertezza, tra un frame-rate relativamente stabile, qualche rallentamento e crash occasionali che sono verosimilmente errori di gioventù di un prodotto in fase di sviluppo tanto acerba. L'appuntamento con Days Gone è fissato al 2019, ma il gioco sarà svelato nuovamente all'E3 2018 di Los Angeles, a cui noi di Mastergame parteciperemo per raccontarvi tutte le novità dalla fiera.