Seda le rivolte e sconfiggi barbari in questo affascinate board game che ci proietta nella storia di Roma
di Carlo Chericoni© IGN
La Storia sul Tavolo è la rubrica mensile in cui Riccardo Masini (membro della Società Italiana di Storia Militare, nonché youtuber e scrittore di libri e articoli sul gioco di simulazione) ci racconta in video un evento storico e ci suggerisce come riviverlo attraverso wargame e giochi da tavolo. In questo episodio torniamo all'aprile del 313 d.C. per ripercorrere uno dei momenti topici della storia dell'Impero Romano.
Siamo a Spalato, in una grande villa romana. Nei suoi meravigliosi giardini, tra i giochi d’acqua delle fontane e all’ombra dei grandi porticati adornati da preziose statue in marmo, si aggira un vecchio. Gaio Aurelio Valerio è il suo nome, ma tutti lo conoscono come Diocleziano. Uno degli ultimi grandi Imperatori di Roma, e quel giorno l’anziano signore si sarebbe coricato per l’ultima volta nel suo letto prima di spirare, sfiancato dalla malattia e dagli affanni di una vita a dir poco tormentata.
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Era diventato imperatore quasi trent'anni prima, nel pieno del periodo più terribile della storia romana: l’anarchia del terzo secolo, in cui l’Impero era stato squassato da continue lotte tra generali rivali, senatori ambiziosi, profittatori di ogni sorta e agguerriti nemici che premevano ai suoi malconci confini. Diocleziano pareva essere solo l’ultimo di una lunga serie di Imperatori destinati a un breve periodo di potere prima di morire in battaglia o finire assassinati. Ma Diocleziano no, lui ebbe un’idea diversa: separare l’Impero in due parti, Occidente e Oriente, condividendo il potere con altri tre "colleghi".
Il nuovo assetto avrebbe permesso un migliore controllo del territorio, aperto la strada a importanti riforme economiche e sociali, determinato un nuovo e molto più efficiente (anche se rigidissimo) assetto amministrativo. Tetrarchia, il "Governo dei Quattro", questo sarebbe stato il suo nome e funzionò: i quattro imperatori poterono dedicarsi alle grandi campagne militari necessarie per cacciare i nemici oltre i confini e sedare le innumerevoli rivolte interne.
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Poi, la malattia e gli affanni. Nel 305, Diocleziano fece un’altra cosa inaudita per un Imperatore fino a quel momento: abdicò e si ritirò pacificamente a vita privata. Ma la tetrarchia, privata dal suo carisma e delle sue capacità, non sopravvisse a quel colpo. I nemici tornarono a minacciare l’Impero, i colleghi di Diocleziano non si mostrarono alla sua altezza, perfino i loro figli lottarono tra di loro per il potere costringendo Diocleziano a intervenire di nuovo per limitare i danni.
Fu tutto vano e nel 313 solo la morte liberò dai suoi affanni quel vecchio generale, mentre il giovane Costantino si avviava a consolidare il proprio potere personale. Alla morte di quest’ultimo, dopo qualche altro decennio di relativa stabilità, l’Impero romano si avvierà sulla strada del suo inevitabile declino. Oggi, però, possiamo rivivere il sogno di Diocleziano e salvare ancora una volta l’Impero, giocando a Tetrarchia!