L'Enigmista e i personaggi di One Piece sono il suo forte: scopriamo il cosplayer di oggi
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Il cosplayer di oggi si chiama Gabriele, anche conosciuto con l'esplicativo nickname Intrusioni Creative. Gabriele ama tantissimo One Piece, come potete notare dalle immagini che ci ha inviato, ma anche di Jim Carrey: conosciamolo meglio grazie alla sua scheda.
NOME: Gabriele Porrelli
NICKNAME: Intrusioni Creative
PERSONAGGIO PREFERITO: Conte Olaf, interpretato da Jim Carrey
IL PRIMO COSTUME: Kin'emon, da One Piece
MI TROVI SU: Facebook
Ora ammiriamo alcune delle creazioni di Gabriele, come al solito vi invitiamo a espandere la galleria a tutto schermo!
Allora Gabriele, iniziamo con una domanda di rito, quella che facciamo sempre: come hai iniziato a fare cosplay? Raccontaci la tua storia che a quanto pare ti vede sia dietro che davanti all'obiettivo!
Ho iniziato a fare cosplay nel 2015, in un momento dominato da incertezze e difficoltà varie. Stavo preparando la mia tesi universitaria e dovetti affrontare problemi che mi portarono a cambiare argomento e persino relatore. Avevo bisogno di qualcosa che mi permettesse di evadere e non avevo nulla che potesse soddisfare quel bisogno. Dopo aver partecipato al Romics in qualità di semplice visitatore, decisi che nell’edizione seguente, avrei cercato di passare dall’altra parte, di ritagliarmi un piccolo spazio tutto per me, dove potermi sentire più libero. Così ho realizzato, con l’aiuto di mia madre, il mio primo costume.
Quella che prima era solo un’occasione per evadere dal mondo “reale” si è autoalimentata ed è diventata qualcosa di più. Ho continuato a realizzare costumi per me e per mio fratello e ho capito quanto la cosa mi piacesse. Dopo l’ennesimo errore di percorso, ho deciso di frequentare un master per diventare costumista presso l’Accademia Costume & Moda di Roma. Non volevo fermarmi a riprodurre costumi pensati da altri, volevo andare oltre, ero interessato ai “perché” di un costume, ai significati che con esso si possono veicolare. Parallelamente ho continuato a fare cosplay e mi sono avvicinato al mondo della fotografia.
La fotografia è una passione che coltivo da un po’ e quella rivolta ai cosplayer è stata quasi una conseguenza ovvia. Frequentando il Romics ho avuto modo di assistere a delle creazioni meravigliose e a delle interpretazioni degne di nota che non potevano non essere documentate in qualche modo. Per cui ho cercato di approfondire anche la possibilità di esprimermi anche attraverso la fotografia sia per il mero fatto estetico, sia per tutto ciò che ruota attorno allo scatto in sé. Il mondo del cosplay e della fotografia di ritratto in generale, è fatto di dialogo, di relazioni, di incontro. Io adoro quel momento in cui si condividono visioni e idee, in cui si cerca, insieme, di “dire qualcosa” con una fotografia. Se si ha a che fare con qualcuno che non cerca solo lo scatto ma che valorizza il dialogo tra modello e fotografo, ognuno dei due ci guadagna qualcosa. Capita nascano esperienze meravigliose.
Dalla fotografia, poi, sono passato alla postproduzione, convinto che se un cosplayer è in una posa o in un atteggiamento che necessita di un qualche supporto visivo evidentemente non presente, allora quel bisogno può esser soddisfatto grazie all’eleborazione digitale. Non nego di aver creato immagini di dubbio gusto all’inizio ma andando avanti qualcosa di buono penso di averlo fatto.
Quando posso, se il costume lo permette, porto con me la mia compatta digitale e cerco di scattare un po’.
Vedendo la galleria è facile notare come ti piaccia One Piece! Cosa ti ha portato a prediligere personaggi di questo manga/anime? La storia dei personaggi o il loro look? In generale un personaggio deve piacerti in toto oppure ti basta che abbia un look interessante?
One Piece... Devo essere sincero, ho iniziato con personaggi di quest’anime semplicemente perché è l’unico che seguivo. Parallelamente a questo c’è un altro motivo: One Piece offre tantissimi personaggi diversi per estetica, costume, carattere... Credo sia impossibile non riconoscersi in qualcuno di essi, non condividere parti delle loro storie, delle loro emozioni, ambizioni, passioni. One Piece è una fucina di storie personali complesse e stratificate che non possono non suscitare interesse.
I personaggi che ho scelto da quest’anime hanno in comune una piccola dose di bizzarria e comicità, sono talvolta grotteschi, talvolta seri e determinati. La mia scelta è nata proprio per via di queste caratteristiche, mi incuriosivano e mi divertivano e ho pensato di cercare di interpretarli.
In aggiunta a questo c’è ovviamente la questione estetica. Due dei personaggi in questione sono in abiti tradizionali giapponesi e non nego quanto io sia affascinato da quel tipo di abbigliamento. Dalla sua storia, le varianti che ha assunto nel tempo, i diversi nomi dati alle singole parti, i significati celati in un capo o nel modo di indossarlo. Adoro la compostezza che deriva dal portare un kimono, la solennità che si avverte una volta indossato. È qualcosa di magico che volevo provare sulla mia pelle.
In un altro caso ha dominato la volontà di rendere giustizia ad un personaggio maschile che, per via del suo abbigliamento, veniva interpretato quasi solamente da ragazze. Adoravo il suo carattere e mi interessava provare a dargli vita. Scandalizzare la gente solo perché si indossano dei tacchi è qualcosa che non ha prezzo!
Quindi, per rispondere alla domanda, non posso scindere il look di un personaggio dalla sua storia, semplicemente perché il look nasce da essa. Devo provare interesse per entrambe le cose altrimenti il mio intendere il cosplay sarebbe solo estetica e, personalmente, puntare solo a quella mi annoia.
E dei personaggi che hai interpretato qual è il tuo preferito? E perché?
Il personaggio che preferisco in assoluto è L'Enigmista, nella versione del film Batman Forever. Molto probabilmente sono un cosplayer anomalo, alle volte non sopporto neanche questa definizione perché la ritengo limitante. Ho sempre vissuto il cosplay come un rimedio ad un bisogno e credo che L'Enigmista sia riuscito, forse in maniera inaspettata, a soddisfare appieno quel bisogno.
Il costume in sé ha una sua storia, la realizzazione è durata più di un anno perché nello stesso periodo frequentavo il master. Ho realizzato tutto da me, accessori compresi. Per quanto riguarda la tuta dietro c’è una storia che non mi stancherò mai di ricordare con un pizzico di orgoglio e commozione. Avevo delle difficoltà a definire il cartamodello perché cercavo di riprodurre alla perfezione quello del film con Jim Carrey. Ho cercato il contatto del costumista del film e gli ho scritto, ovviamente presentandomi e raccontando un po’ le mie aspirazioni. Dopo un paio di giorni ho avuto l’inaspettata ma sperata risposta, con la quale mi veniva spiegato, in maniera chiara, come costruire il vestito. Risolto quel problema, ho passato settimane a cercare il tessuto perfetto e una volta persa ogni speranza, mi è venuta in aiuto una sartoria che non avrei mai conosciuto se non avessi frequentato quel master. La stessa sartoria che ha realizzato i costumi per il progetto finale di noi alunni.
Per cui quel costume è parte della mia storia, parte di un momento di svolta importante nella mia vita. Realizzarlo è stato come fissare un checkpoint nel mio percorso, dare una forma visibile a un periodo che considero cruciale, per una serie di motivi.
Pensando poi al personaggio, che dire... Io adoro Jim Carrey e in alcuni casi mi è stato detto che gli somiglio, in certi atteggiamenti o in certe espressioni. Interpretare l'Enigmista è come indossare un’armatura che non è una gabbia, ma un piccolo mondo sicuro dentro il quale potersi muovere con disinvoltura e dimenticarsi chi si è al di fuori. Si tratta di indossare la libertà. Di essere se stessi in tutto e per tutto. Torniamo al discorso del bisogno: per me il cosplay è divertimento e terapia nello stesso tempo.
Non parliamo poi della metaforica presenza di tutti quei punti interrogativi… ci potrei scrivere un romanzo.
Quando fai cosplay tendi a dare importanza alla parte "play"? Interpreti e magari partecipi anche a gare su palco, oppure preferisci l'aspetto fotografico, quindi solo pose?
Per me il cosplay deve necessariamente comprendere tutto. Estetica e interpretazione. Sono due cose inscindibili e ammiro chi riesce ad essere il personaggio che indossa sempre, dall’inizio della giornata alla sua fine, che gli scattino fotografie o meno. Persone incredibili, le ammiro.
Io ancora faccio fatica ma l’obiettivo è quello. Essere totalmente il personaggio che indosso e se questo dovesse comportare il rischio di ricevere meno scatti, saprei accettarlo.
Ho partecipato ad una sola gara per ora, vinta insieme a mio fratello. Penso di partecipare ad altre in futuro, semplicemente perché ho scoperto che il palco è un luogo magico dove apri il tuo mondo, lo esponi agli altri e poi lo richiudi. Dove crei un piccolo attimo di magia.
Ovviamente, in mancanza di un palco, l'opportunità di trasmettere l'essenza di un personaggio esce nel mettersi in posa per le foto. Ma in questo caso le difficoltà sono maggiori, nella staticità di un’immagine devi riuscire a raccontarti, a portare in scena un momento che abbia una sua micro storia. Non ho mai concepito una posa come fine a se stessa, né quando sono davanti all’obiettivo, né se mi ci trovo dietro. Da cosplayer cerco sempre di dare un senso a pose ed espressioni e cerco di fare altrettanto quando scatto.
In entrambi i casi, come dicevo in precedenza, è dal rapporto tra fotografo e cosplayer che si determinerà la buona riuscita del set e posso dire di aver avuto dei momenti di collaborazione davvero stupendi.
Questa è un po' cattiva, è come scegliere fra mamma e papà per un bambino: se dovessi obbligatoriamente poter solo fare cosplay oppure solo fotografare, cosa sceglieresti?
Sì è una domanda perfida. Ogni tanto lo dico agli amici che incontro in fiera. Vorrei avere un doppio che possa andare in giro a scattare in tutta comodità mentre io me ne sto in costume a divertirmi. Adoro entrambe le cose e se non riesco a soddisfarle è solo perché il costume, in certi casi, non mi permette di nascondervi dentro la macchina fotografica. Quindi sono le cause di forza maggiore che di volta in volta mi fanno propendere verso una cosa piuttosto che l'altra. Potessi fare sempre entrambe le cose, le farei. Ma non nego che i migliori scatti li abbia fatti quando ero in borghese. Evidentemente la comodità e la funzionalità di un vestito comune non si discute.
Ok, ho evitato di rispondere. Dicosplay. Anzi no, la fotografia. Anzi no, il cosplay. Boh!