Lucia Fontemaggi, in arte Lux Briel, si è innamorata dalla parte più ludica del fenomeno del cosplay
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Realizza i suoi costumi insieme alla nonna, e si è innamorata del mondo del cosplay ammirandone la parte più... ludica: è Lucia Fontemaggi, in arte Lux Briel, la nostra cosplay di questa settimana. Impariamo a conoscerla grazie alla lunga e interessante intervista realizzata dalla nostra Giada Robin!
NOME: Lucia Fontemaggi
NICKNAME: Lux Briel
PERSONAGGIO PREFERITO: Ciri e Aloy
IL PRIMO COSTUME: Madame Red
MI TROVI SU: Facebook
Prima di cominciare, però, diamo un'occhiata alle creazioni di Lucia grazie alla galleria che trovate qui sotto: non dimenticate di allargarla a tutto schermo, basta un clic!
Com’è nata la tua passione per il cosplay? Raccontaci la tua prima esperienza da cosplayer.
La mia passione per il mondo del cosplay nasce nell’estate del 2014 quando, dopo essere stata a un comics della mia città natale, ho sperimentato in prima persona quello che era veramente il cosplay. A posteriori mi rendo conto che la community di quattro anni fa era molto diversa da quella di oggi e la parte del “play” giocava un ruolo essenziale. Forse è proprio questo ciò che mi ha colpita maggiormente: la possibilità di poter essere, almeno per un giorno, in tutto e per tutto un personaggio che amavo… sempre nei limiti e nel rispetto degli altri, si intende! Mi preparai con grande entusiasmo per il Lucca Comics dello stesso anno, coinvolgendo anche i miei compagni di classe per creare un piccolo e molto amatoriale gruppo di Black Butler (Kuroshitsuji): Madame Red fu proprio il primo dei miei cosplay a potersi considerare tale e le sono ancora molto, ma molto legata. Potrei quasi dire, a buon merito che “la prima volta non si scorda mai!”
In base a cosa scegli i personaggi (aspetto fisico, tipo costume, fumetti che hai letto ecc..)?
È una domanda molto difficile, perché non credo di avere un metodo o comunque un criterio unilaterale! Sono molto lunatica per natura e questa caratteristica si riflette moltissimo anche nei cosplay che ho creato e sui progetti intrapresi. Per un certo periodo portai solo personaggi provenienti dal mondo anime e manga, poi fu la volta di quelli dei fumetti DC e Marvel e infine dai videogiochi. Al momento sto avendo una potente riscoperta del mondo giapponese e quindi la mia scelta si proietta su personaggi di stile orientale, ma non rinnego ancora la parte videoludica che è ancora preponderante. Se proprio dovessi trovare un criterio tuttavia, penso che questo sarebbe dettato da un buon 80% di affetto verso il personaggio e da un 20% di somiglianza fisica: la prima è una componente essenziale perché è solo grazie al mio legame con il personaggio che ho la costanza necessaria per dedicarmi al massimo nella realizzazione del cosplay, la seconda invece immagino non sia condivisibile da molti ma per quanto mi riguarda è fondamentale. Mentre costruisco il costume infatti, ho bisogno di guardami costantemente allo specchio e vedere una certa somiglianza fisica mi sprona a continuare. Un sacco di progetti sono finiti come polvere al vento perché non mi vedevo per niente bene nei panni del personaggio in questione.
Realizzi tu i costumi? Qual è stato il più difficile fin ora da realizzare?
Ho iniziato realizzando io tutti i costumi sartoriali, anche se non posso non ammettere che mia nonna ha occupato sempre un ruolo fondamentale, soprattutto per la progettazione dei cartamodelli. Nessuna delle due è sarta o ha fatto corsi particolari ma lei ha molta intuizione, manualità ed esperienza (anche se “casareccia”, per così dire), mentre io conosco i personaggi e sono molto ma molto cocciuta e testarda: insomma, finchè un costume non è finito e non esce al meglio delle nostre possibilità, continuiamo con un’ostinazione quasi malata! È il caso della tuta che abbiamo creato per Widowmaker (Overwatch): prima di poter dire “ok, forse ci siamo” l’abbiamo montata e smontata per un’estate intera, e non scherzo! Discorso diverso vale invece per le armature e le parti meccaniche dei miei cosplay: in alcuni casi ho provato a fare da sola ma riconosco che l’arte del crafting non è il mio forte e dunque preferisco commissionare ad altri, affidando a mani esperte ciò che mi sfugge! Alla fine dei conti infatti per me ciò che conta è il risultato, mostrare agli altri qualcosa di bello e il più possibile fedele all’originale, che ti possa rendere fiera di indossarlo e ti faccia sentire felice. Certo il “fatto in casa” è un valore aggiunto che anche io provo a rispettare, ma non sempre tempo ed esperienza coincidono con la vita e i suoi impegni. Per quanto riguarda invece il cosplay più difficile fatto sino ad oggi, sicuramente la sopracitata Widowmaker (Overwatch) e anche Aloy (Horizon Zero Dawn) che potrebbe fare impazzire chiunque: non a caso, sono entrambi cosplay che considero ancora i più imperfetti del mio armadio, quelli che ogni tanto rispolvero per fare qualche piccolo cambiamento qua e là.
Oltre ai cosplay tradizionali hai fatto anche dei bellissimi personaggi originali. Ci puoi spiegare la differenza tra cosplay e original? Perché fare un costume original? Non hai paura di non essere riconosciuta in fiera e magari di non essere apprezzata abbastanza per il tuo estro?
La differenza sostanziale è che quando si fa cosplay si è vincolati a seguire per filo e per segno il design che l’autore ha scelto per un determinato personaggio, mentre quando si fa original cosplay si è liberi di dare spazio alla propria fantasia, scegliendo qualsiasi cosa dal background del personaggio (che poi servirà in fiera o in set per decidere pose e atteggiamenti) ai colori e allo stile da usare per il costume. Sinceramente parlando, adoro fare original perché mi permette di esprime al meglio le mie capacità e considerando che fin da piccola adoravo inventare storie e racconti, per me creare personaggi originali è davvero una cosa meravigliosa!
Dunque se mi chiedi perché fare costumi originali, la mia risposta non potrà essere che questa: si fa original cosplay per dare sfogo alla propria fantasia, per creare un personaggio che nessuno ha mai visto o mai pensato di inventare… e magari anche per togliersi lo sfizio di cucire l’abito che hai sempre sognato di indossare ma anche non hai mai potuto fare. Se andassi all’università con un casco e un vestito da dea egiziana sarebbe molto strano, mentre durante un comics è più che normale!
Per quanto riguarda invece la paura di non essere riconosciuta o apprezzata, sicuramente se un vestito è ben fatto e appariscente non si avranno di questi problemi. Il mio original egiziano mi procurò tantissime foto nel comics in cui lo portai, più di quante ne avessi mai avute. Persino adesso – a distanza di due anni – alcuni fotografi continuano a scrivermi per chiedermi se mai riporterò di nuovo la mia dea egiziana! Per chi fosse interessato anzi, non credo porterò mai più lo stesso costume, ma sicuramente una versione leggermente rivisitata è in dirittura d’arrivo per questa estate.
Spulciando sulla tua pagina si possono ammirare foto ben curate, scattate in location adatte ai personaggi che porti. Come organizzi un set fotografico? Quale rapporto c’è tra cosplayer e fotografo?
Come organizzo un set? Guarda sinceramente non saprei… penso che molto spesso sia un lavoro di squadra tra cosplayer e fotografo, almeno nella mia esperienza! Ovviamente è necessario conoscere bene il personaggio che interpreti per scegliere le pose ma anche per scovare la location adatta, e questo non è un lavoro molto semplice. Spesso ci vogliono anche dei mesi e non è una passeggiata contattare chi di dovere per le varie autorizzazioni. Per uno dei miei ultimi servizi fotografici, quello con Tharja da Fire Emblem Awaking, io il mio fotografo abbiamo dovuto cercare a lungo per trovare un castello che potesse rispondere allo nostre necessità. Per fortuna l’Italia a livello di paesaggi e di location rappresenta un tesoro più unico che raro. Per quanto riguarda invece il rapporto cosplayer-fotografo, sicuramente un’amicizia può aiutare e rende le cose più divertenti e spensierate ma ho già scattato anche con fotografi che non avevo mai incontrato prima se non sul set stesso: è stato il caso di Poison Ivy che ho fatto con Francesco Ambuchi quasi un anno fa, e anche quest’anno credo sarà così per altri set che ho in programma, per esempio con il cosplay di Aloy da Horizon Zero Dawn con il quale potrei andare persino in Svizzera per trovare a location perfetta… ma è ancora tutto da stabilire, e forse non dovrei nemmeno parlarne! In ogni caso, sono fondamentali rispetto e professionalità da ambo le parti, per ottenere un risultato al massimo delle nostre possibilità.
6) C’è qualche cosplayer che ammiri in particolare? Hai mai pensato di collaborarci insieme?
La lista di cosplayer che ammiro – tanto italiani quanto stranieri – è così lunga che non basterebbero tre fogli per citarli tutti! Ovviamente adoro cosplayer come Enji Night, Maul cosplay, Alyson Tabbitha e Reika per i motivi più disparati, non fosse anche solo per la loro bravura eccezionale! Vedere il loro talento sia nel trucco che nella realizzazione degli abiti mi sprona costantemente a continuare e a dare il massimo! E poi sono un bel vedere, quindi perché no?
Noi in Italia abbiamo la fortuna di avere una community molto ricca che può contare delle vere perle del cosplay! Mi limiterò a pochi nomi, anche se pure qui potrei parlare per tanto ancora: sicuramente vorrei portare un cosplay di coppia con Chiara di Berardo (Kurichan cosplay) che ammiro sia come persona che come cosplayer, vorrei davvero avere la sua bravura nell’organizzare e ideare quelle scenette meravigliose che ha esibito molto spesso, non da ultimo quella dello scorso Lucca Comics! Un’altra cosplayer speciale è Martina Riva (IronMaiden cosplay&model), che ho conosciuto da poco e con la quale ho già avuto la fortuna di collaborare portando insieme Triss/Yennefer e Ciri da The Witcher 3 per due set fotografici: è una cosplayer eccezionale, ha una valanga di idee e un talento nel makeup invidiabile e spero presto di poter collaborare ancora con lei! Giuro che vorrei fare il nome di almeno altri tre cosplayer ma siccome non li conosco tanto bene, mi astengo dal farlo per non essere tormentata dal pensiero di “e se leggesse l’articolo poi cosa direbbe di me?”: ancora per una volta, lascerò che la mia ansia abbia la meglio!
Hai qualche progetto in cantiere? Un cosplay che sogni da sempre? Hai detto forse progetti?
C’è mai stato un solo mese della mia vita in cui non ne avessi nemmeno uno?! Ovviamente sono tanti e diversi tra di loro. Cerco di tenere costantemente le redini della mia mente per non partire in quarta e realizzare in contemporanea 20 cosplay, ma non è facile… Per il momento, nei prossimi mesi penso di dedicarmi alla realizzazione di Violet (Violet Evergarden) e a qualche personaggio tratto dal celebre videogioco Onmyoji che mi ha davvero stregata (fa arcobaleno con le mani)! C’è qualche altro progetto in realtà, ma preferisco tenere il segreto prima di essere sicura di poterli effettivamente fare.
Da brava cosplayer, ho anche io ovviamene un dream cosplay che sogno da tantissimo ma che non so se riuscirò mai a realizzare, ed è Griffith Falco di Luce (Berserk). Sono una grandissima fan della saga, al punto da rivedere i personaggi o i messaggi nel manga in tutto ciò che faccio/studio/leggo. Per me sarebbe davvero un sogno ricreare e indossare l’armatura del mio personaggio preferito in assoluto! Purtroppo però, sia per la scarsa abilità nel maneggiare foam e worbla sia per la poca somiglianza fisica, resterà ancora un grande sogno nel cassetto… chissà che non mi serva anche a me un behelit per realizzarlo!
Alla fine cosa rappresenta il cosplay per te?
È una domanda davvero, davvero complicata! Nel senso che io adoro fare cosplay, ma non ho mai riflettuto veramente su cosa esso significhi per me. Penso che questa passione abbia portato molte cose nella mia vita, soprattutto positive: ho imparato a cucire, a organizzarmi il lavoro da fare, ad avere più confidenza con il mio corpo, a sentirmi bella (più o meno… su questo ci dobbiamo ancora lavorare!). Il cosplay ormai è una parte importante della mia vita, anche se l’ho dovuta ridimensionare visibilmente per via dei miei impegni universitari. Nonostante questo, credo ci siano pochissime altre cose nella vita che mi fanno sentire meglio di quando indosso il costume di un personaggio che adoro o di quando scatto foto imitando le sue pose e i suoi gesti. Il “play” del cosplay è ciò che mi ha fatto innamorare di questa passione, ed è ciò che ora mi spinge a continuare anche se ormai sono passati quattro anni!
Senza contare tutte le persone fantastiche che ho potuto incontrare, che hanno le mie stesse passioni e la mia stessa voglia di creare e indossare i cosplay! Certo è una passione molto dispendiosa e, negli ultimi anni, anche molto ma molto competitiva ma sinceramente io cerco di non farci caso e di andare avanti secondo le mie possibilità. Ciò che mi muove non sono i commenti o i like che ricevo ma la mia ispirazione, e l’unico criterio che seguo è ciò che piace fare a me. Se mai gli unici feedback che contano sono gli “auto-like”, anche se sembra una stupidaggine! Quindi se mi chiedi che cosa rappresenta il cosplayer per me, ecco potrei risponderti usando tre parole: soddisfazione personale, felicità e passione.