Il campione di nuoto paralimpico che ha trionfato a Tokyo 2020 si racconta ai microfoni di Tgcom24, confidando la sua passione per il basket e i videogame
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Il nome di Simone Barlaam non è certamente nuovo agli appassionati di sport: il campione di nuoto paralimpico, nel corso delle Olimpiadi di Tokyo 2020, ha conquistato la medaglia d'oro nei 50m stile libero, quelle d’argento rispettivamente nella 4x100m stile libero e nei 100m farfalla, e la medaglia di bronzo nella 4x100m mista. Oltre a essere un atleta di primissimo piano, Simone ama disegnare ed è un appassionato di videogiochi e fumetti.
Tgcom24 e Mastergame hanno avuto l'occasione di parlare con Simone durante un evento tenuto per l'uscita di NBA 2K24, titolo sportivo di Visual Concepts dedicato a un'altra grande passione dell'atleta: il basket.
Milanese, classe 2000, Barlaam è nato con una coxa vara e un'ipoplasia congenita del femore destro, che lo hanno costretto a sottoporsi a diversi interventi chirurgici fin dall’infanzia. Anche per far fronte al problema, Simone ha scelto di avvicinarsi al nuoto passando dalla passione all’agonismo fino a diventare un campione, collezionando, oltre ai trofei olimpici, numerose medaglie d'oro e d'argento anche ai campionati mondiali ed europei.
Per Simone la passione verso la pallacanestro è nata in Australia, dove ha avuto modo di studiare e allenarsi per un anno. "Lì tutti i miei amici erano super appassionati di basket", ha spiegato l’atleta, "Di conseguenza mi hanno introdotto in quel mondo e ci siamo divertiti un sacco anche con i videogiochi della serie NBA 2K, che fino a quel momento non avevo mai provato troppo".
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"In realtà come giocatore ho bazzicato soprattutto Nintendo", prosegue Barlaam. "Sono cresciuto con Wii e DS, mentre di recente sto passando molto tempo con Switch anche grazie ai party game, che mi permettono di giocare assieme agli amici e ai compagni di squadra in nazionale; inoltre sto finendo The Legend of Zelda: Breath of the Wild, dopodiché passerò a Tears of the Kingdom e Super Mario Bros. Wonder".
Ultimamente nei videogiochi si lavora molto sul versante dell’inclusione, per esempio fornendo la possibilità di personalizzare i proprio avatar con delle protesi; tuttavia la strada da compiere è ancora lunga, come ha concordato anche Simone: "In NBA 2K24 è presente la lega femminile, ma in futuro sarebbe bello vedere anche una modalità legata alla pallacanestro in carrozzina. In generale, però, mi piacerebbe che la disabilità trovasse più spazio anche in altre tipologie di giochi, magari dal taglio narrativo: credo sarebbe un approccio interessante che potrebbe funzionare".
Parlando delle sue altre passioni, Simone ha citato disegno, cinema e fumetti: "Mi piace andare al cinema e riconosco se un film ha carattere o meno; ultimamente sto recuperando un sacco di classici che non avevo mai visto, come ad esempio i lavori di Quentin Tarantino, 'Léon' o 'American Psyco', quest’ultimo diventato famoso anche attraverso i meme su internet. Detto ciò, oltre al nuoto il mio interesse principale è il disegno: leggo molti fumetti, anche manga, e dopo la carriera agonistica non mi spiacerebbe lavorare al di fuori dello sport, magari come illustratore e fumettista, o addirittura come character designer per qualche videogioco. In più sono iscritto alla facoltà di Ingegneria, amo le discipline scientifiche e mi affascina riflettere sulla relazione tra creatività e razionalità: insomma, vediamo cosa succederà".
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Il discorso si è poi spostato verso la narrazione televisiva legata allo sport e, nello specifico, al nuoto, che spesso non risulta abbastanza attraente per il grande pubblico. "Non è facile", ha ammesso l’atleta, "perché diversamente dal basket, dove ogni venti secondi succede qualcosa, il nuoto deve fare fronte a molte attese e può diventare ripetitivo, senza contare che le gare sono generalmente piuttosto brevi. Credo sarebbe interessante lavorare sulle storie degli atleti come spesso capita nella pallacanestro o nel calcio, applicando il discorso anche alle discipline paralimpiche".
"Vorrei dei racconti più crudi e diretti, senza politically correct o perbenismo, anche perché nel nostro campo la competitività non manca, e spesso volano gli insulti", ci racconta Simone. "Parlando di sport individuali, oltretutto, forse nel contesto delle disabilità ci sono anche dei dettagli in più di cui sarebbe interessante parlare, ma prima bisognerebbe uscire dalla comfort zone a cui i media ci hanno abituati".
Prima di congedarci, abbiamo chiesto a Simone quanto sia difficile conciliare la vita da studente con gli impegni sportivi: "Non è una passeggiata, anche perché, sempre parlando del nuoto, è importante non perdere di vista eventi o interviste che contribuiscono a creare il proprio brand; al liceo lo sport mi ha aiutato molto, perché il minore tempo a disposizione mi permetteva di concentrarmi sullo studio senza distrazioni, spingendomi a stare molto attento in classe. All'università le cose sono un po' diverse ed è importante non farsi fregare dall’ansia: qualche volta sono stato tentato di mollare per riprendere più avanti, ma poi vedo che molti miei colleghi riescono a gestire tutto anche a fronte di facoltà difficili come Medicina o Ingegneria; quindi, insomma, anche se piano piano, si può fare".