Jenova Chen, fondatore di thatgamecompany, ci racconta Sky, il suo ultimo titolo in arrivo anche su Android
© IGN
Sky è l’ultimo titolo di thatgamecompany, lo studio di sviluppo di Jenova Chen, famoso per aver dato vita a Flower, flOW e Journey, due tra le prime esperienze interattive basate principalmente sulle emozioni e non sull’abilità con il controller. Viaggi onirici e suggestivi, che hanno contribuito a cambiare la percezione stessa dei videogiochi, tanto da essere esposti addirittura in musei di arte contemporanea, come lo Smithsonian e il MoMA di New York.
Sky, a differenza degli altri titoli disponibili per PlayStation e PC, è il primo titolo dello studio a essere disponibile esclusivamente per mobile. Dopo otto mesi in cui è stato un’esclusiva per iOS, scaricato da oltre dieci milioni di giocatori, è arrivato finalmente anche su Android, dove è pronto a far vivere un’esperienza unica anche agli utenti del sistema operativo di Google.
Proprio come gli altri giochi di thatgamecompany, Sky è un titolo che basa tutto sulle sensazioni, ed è un viaggio placido e rilassato tra i cieli di sette regni diversi, svolazzando in ambienti sognanti per liberare spiriti e scoprire tesori nascosti, risolvendo semplici enigmi ambientali e dedicandosi alla libera esplorazione. Soprattutto, però, è un’esperienza sociale, da vivere in connessione con gli altri utenti, aiutandosi e, letteralmente, tenendosi per mano.
È un titolo gratuito, e se è vero che ci sono microtransazioni dedicate alla possibilità di acquistare oggetti meramente estetici, è altrettanto vero che tutto ciò che viene comprato non può essere utilizzato per sé, ma solo regalato agli altri. L’obiettivo di Sky è prendersi cura degli altri, non di se stessi.
“L’obiettivo della nostra azienda è sempre stata quella di voler cambiare la percezione sociale dei videogiochi. Vogliamo dimostrare a più persone possibile la forza di questo medium. Per questo abbiamo iniziato a lavorare su mobile. I giocatori console e PC amano i videogiochi, sono consapevoli di quali esperienze possano offrire”, ci ha raccontato Jenova Chen durante in un’intervista (da remoto) qualche giorno fa, spiegandoci il perché della decisione di dedicarsi allo sviluppo di un titolo mobile.
“Vogliamo cambiare l’opinione di quelli che pensano che i videogiochi siano soltanto giochi d’azzardo, mere distrazioni e strumenti per spillare soldi alle persone", ha proseguito il game designer. "Come possiamo far cambiare idea a queste persone? Come possiamo coinvolgerle con un videogioco? Per questo abbiamo deciso di provare l’avventura mobile”.
Non è stato facile, perché il mondo mobile è molto più affollato e complesso di quello dei videogiochi tradizionali, con più concorrenza, una percezione del valore inferiore e, soprattutto, un pubblico tendenzialmente più distratto e meno disposto a fidarsi degli sviluppatori.
“Le persone hanno una soglia dell’attenzione molto bassa. Fare lo sviluppatore nel mondo dei videogiochi tradizionale è come suonare il violoncello in un auditorium per concerti", continua Chen. "Le persone sono lì per te, hanno pagato il biglietto e ti applaudono se ascoltano una musica che apprezzano. In quello mobile è come suonare il violoncello in una stazione della metropolitana: le persone passano e tu combatti per ottenere la loro attenzione in un ambiente affollato e caotico. Non è detto neanche che quelle persone apprezzino la musica che suoni, anzi, magari non sono per nulla interessate”.
Anche al debutto di Sky, su iOS, non sono mancati i momenti scoraggianti, con utenti poco pazienti rispetto a un’esperienza profondamente diversa dalle altre, che va compresa e interiorizzata. Eppure, con il tempo, la community di Sky è cresciuta e la scelta di dedicarsi al mondo mobile ha aperto le porte a un mondo completamente nuovo, fatto di persone ignare della potenza dei videogiochi, ma desiderose di vivere un’avventura del genere. Un pubblico profondamente diverso da quello tradizionale.
“Dopo 8 mesi abbiamo notato che il nostro gruppo principale di giocatori è significativamente più giovane di quello degli altri giochi mobile: è al di sotto dei 34 anni, per il 60% femminile, e con poca o nessuna esperienza pregressa con giochi console. È stata una scoperta davvero interessante per me, sono veramente orgoglioso di essere riuscito a far interessare un pubblico così diverso. C’è un mare di persone con cui parlare lì fuori, che di solito non vengono considerate appassionate di videogiochi”, ci ha raccontato Chen.
Osservarli in gioco è stato interessante, perché Sky è stato pensato per essere un luogo di incontro adatto a tutti, dove una delle meccaniche principali, ovvero la possibilità di prendere per mano un altro giocatore e aiutarlo a volare verso le zone più difficilmente accessibili, o semplicemente per tenerlo vicino a sé, è pensata proprio per migliorare l’accessibilità di chi ha meno dimestichezza con i videogiochi.
“Volevamo che i giocatori abituali condividessero l’esperienza con le persone amate. Ci abbiamo riflettuto, pensando alcune funzioni in quest’ottica: se mia madre non è a suo agio con il muovere il personaggio, posso darle la mano e condurla in giro. È un gioco dove la maturità di un papà può essere un vantaggio per comprendere e spiegare le sfumature della narrazione, anche se magari non ha tanta abilità o dimestichezza nel controllare il personaggio. Un titolo adatto a tutta la famiglia, ma sempre emotivamente coinvolgente, che attivasse gli stessi meccanismi di un film Pixar o dello Studio Ghibli”.
Un luogo di condivisione, dove si abbattono le barriere e tutti si sentono allo stesso livello. La storia più bella, quasi un simbolo della potenza di Sky, che ci racconta Jenova Chen, è accaduta a un suo amico: “Ho un amico, che lavora nell’industria dei videogiochi, che ci gioca con sua figlia, una teenager. Spesso la comunicazione tra genitori e figli in adolescenza è complicata, perché magari un ragazzino pensa che sia infantile parlare con suo padre o sua madre".
"Lui, per esempio, non riesce ad avere una comunicazione continua, diretta, con sua figlia, ma giocando con lei a Sky, in un mondo dove entrambi sono dei bambini, è come se si abbattesse una barriera comunicativa", ha proseguito Chen. "Si sentono a loro agio in quel mondo, parlano in chat in maniera più naturale anche rispetto a una telefonata nel mondo reale. Penso sia una cosa molto interessante, si creano abitudini nuove di condivisione. Il mio amico ogni settimana gioca almeno sette ore a Sky, perché tutti i giorni trascorre un’ora con sua figlia in quel mondo, durante i suoi viaggi di lavoro. È uno dei traguardi più belli che posso dire di aver raggiunto in questi otto mesi”.
Il mondo di Sky, con il suo carattere onirico e accogliente, è un universo in cui rifugiarsi, sentirsi liberi e condividere le proprie esperienze, tenendosi per mano e abbattendo ogni barriera. Un’esperienza basata soprattutto sul contatto umano, che in questo periodo di distanza sociale forzata, è forse quello di cui tutti abbiamo più bisogno.