Attraverso il videogame Eve Online, i giocatori stanno aiutando gli scienziati a comprendere meglio la struttura del virus, proponendo delle soluzioni innovative alla ricerca
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In quasi un anno di pandemia, la morsa del C0vid-19 non accenna ad attenuarsi. Il ritorno a un lockdown quasi serrato e il brusco aumento dei contagi stanno portando medici e ricercatori a compiere un'immensa corsa contro il tempo alla ricerca di un vaccino. Per fortuna, come nei mesi scorsi, il mondo dei videogiochi è corso ancora una volta in aiuto degli scienziati, come sta facendo il gioco di massa fantascientifico Eve Online che, grazie a una serie di minigiochi e missioni, sta dando la possibilità a centinaia di utenti di studiare il virus per aiutare a comprenderlo meglio.
Nel minigioco "Project Discovery" all'interno del sandbox sci-fi, i giocatori possono classificare diversi tipi di proteine aiutando gli scienziati a comprenderne il loro ruolo nel corpo umano (in particolare in relazione alle malattie come il Covid-19) e guadagnando ricompense di gioco. Grazie ai risultati ottenuti, i ricercatori hanno potuto marcare le cosiddette popolazioni cellulari e quindi analizzare come il virus influisce sul sistema immunitario.
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Ryan Brinkman, docente di medicina genetica presso la British Columbia University, il quale collabora a stretto contatto con CCP Games, team di sviluppo del gioco, ha affermato come gli utenti stiano facendo un lavoro esemplare nel costruire quella che è l'infrastruttura cellulare del virus, mettendola a disposizione dei ricercatori e dando loro la possibilità "di scoprire tutto ciò che si trova nel nostro sangue e che da soli non a riescono vedere".
"In sintesi", prosegue Brinkman, "abbiamo dato modo ai giocatori di sperimentare online senza dover essere necessariamente degli scienziati, e li abbiamo lasciati liberi di sviluppare diverse teorie sui dati prodotti".
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I risultati sono stati sorprendenti, visto che più di 171mila giocatori hanno completato 47 milioni di obiettivi all'interno dei minigiochi, per un totale corrispondente a più di 36 anni di classificazione cellulare. Un enorme passo avanti per la ricerca scientifica, che si spera riesca a trovare presto una cura efficace contro questo terribile virus.