Il tribunale ha giudicato il ragazzo colpevole di omicidio perché istigato da videogame non adatti alla sua età
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I videogiochi rendono i giovani violenti? Diversi studi hanno confermato che non è il gioco in sé a generare aberrazioni nei ragazzi, piuttosto un mix di esperienze traumatiche, patologie pregresse e ovviamente l'uso di titoli non adatti alla loro età. I fatti di cronaca nera che coinvolgono adolescenti alle prese con i videogiochi vanno tuttavia aumentando: in Inghilterra, infatti, un ragazzo di 16 anni ha sparato in faccia un amico a distanza ravvicinata perché "desensibilizzato" da videogame violenti.
La vittima della sparatoria, avvenuta nella cittadina di Kesgrave un anno fa, era deceduta dopo aver riportato ferite devastanti. L'avvocato del ragazzo omicida, Diana Ellis, ha dichiarato durante l'udienza di condanna alla Ipswich Crown Court che l'imputato era stato introdotto ai giochi violenti, adatti ai maggiori di 18 anni, all'età di 9 anni, passando poi a quelli in realtà virtuale. "La sua vita fuori dalla scuola sembra aver accentuato la visione data da questi giochi", ha affermato la Ellis.
Il ragazzo, che aveva 15 anni al momento della sparatoria avvenuta nel settembre 2020, è stato dichiarato colpevole di tentato omicidio solo recentemente da una giuria dopo un processo durato un mese. Il giovane è stato trovato inoltre in possesso di un fucile da caccia con cui aveva dichiarato apertamente di voler mettere in serio pericolo la vita di altre persone.
La condanna che doveva essere pronunciata il mese scorso, ha subito un ritardo perché l'udienza è stata aggiornata dopo che il giudice Martyn Levett aveva appreso che, mentre il ragazzo era in custodia da tre settimane dopo la sparatoria, aveva affermato di voler uccidere ancora e diventare famoso per la sua "folle guerra". L'avvocato Ellis ha infine aggiunto che il suo cliente avrebbe dovuto vivere con la consapevolezza delle conseguenze delle sue azioni, che coinvolgono solo in minima parte i videogiochi.