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I videogiochi aiutano a migliorare la funzione cerebrale dei bambini con disabilità, lo dice una ricerca

Alcuni ricercatori dell'Università di Victoria hanno attinto all’industria videoludica in forte espansione per aiutare a migliorare le capacità cognitive dei bambini con problemi cerebrali

25 Mar 2021 - 09:56
 © IGN

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Si sono ormai allargati a macchia d’olio gli studi che attestano come i videogiochi possiedano un alto valore terapeutico nella cura e nel trattamento di numerose patologie e disabilità che affliggono bambini e ragazzi. L’ultima ricerca proviene da un team di ricercatori canadesi dell’Università di Victoria che ha svelato come l’impegnarsi nei videogiochi costituisca per i giovani pazienti un modo per migliorare le proprie funzioni cerebrali e cognitive.

Gli esperti, sulla base di anni di studio, hanno collaborato con il settore videoludico nella creazione di Dino Island, un videogioco che porta i bambini con disabilità dello sviluppo neurologico in tour su di un'isola fantastica, dove devono affrontare una serie progressiva di sfide.

Il gioco, che è attualmente in fase di sperimentazione su 35 famiglie in tutta la provincia cittadina, si basa sul lavoro svolto dai ricercatori UVic Catherine Mateer e Kimberly Kerns. Secondo Sarah Macoun, ricercatrice a capo del progetto Dino Island Intervention, il gioco è stato progettato per migliorare l'attenzione, sostenere la concentrazione e la funzione esecutiva, nonché l'attività cerebrale che regola funzioni come le inibizioni di una persona, la flessibilità del cervello e la capacità di autoregolare il pensiero.

"Sappiamo che queste capacità sono le più colpite nei bambini che presentano disabilità dello sviluppo neurologico, lesioni cerebrali o problemi di salute cronici", ha detto la dottoressa. "Se non affrontati tempestivamente, possono portare i giovani pazienti a problemi secondari".

La Macoun ha osservato che tra il 7 e il 14% dei bambini convive con disturbi dello sviluppo e difficoltà cognitive. Il progetto spera di poter includere altri 55 nuclei familiari nella sua coorte di test iniziali, in particolare famiglie di volontari con bambini con disturbo dello spettro autistico.

La ricercatrice ha spiegato che l'idea è di aiutare i bambini con bisogni speciali a raggiungere il loro potenziale migliorando e allenando la loro funzione cerebrale attraverso un gioco divertente e stimolante, aggiungendo che se il gioco risulta interessante, può generare dei cambiamenti più rapidamente.

Dino Island include cinque minigiochi, progettati per ottenere risultati terapeutici e non solo di puro piacere o intrattenimento, che si adattano al successo o al fallimento del giocatore per mantenerlo motivato e competitivo. La Macoun ha affermato inoltre quanto sia importante che i giochi non debbano essere né troppo difficili, in quanto si rivelerebbero frustranti, ma neanche troppo semplici, perché potrebbero suscitare una perdita di interesse.

"Si adattano alle performance personali", ha detto. Ogni livello completato si traduce in un round bonus che offre ai giocatori una ricompensa: la possibilità di vincere monete per acquistare oggetti per il proprio avatar di gioco.

L’esperienza di gioco è stata progettata per essere vissuta insieme a un tutore o un genitore presenti all’interno della stanza, in modo che i giocatori possano ottenere supporto e indicazioni quando necessario per aiutare a gestire la pressione e migliorare le proprie prestazioni.

Il team di ricerca ha affermato di aver già notato un miglioramento dell'attenzione e della concentrazione nei bambini che usano il gioco. "Sono in grado di controllare meglio le loro emozioni e i loro stati d'animo", hanno svelato i ricercatori, aggiungendo come si siano verificati anche alcuni benefici inaspettati su alcuni partecipanti che hanno mostrato prestazioni migliori persino nell’apprendimento scolastico.

"Abbiamo notato un miglioramento nella memoria e nella capacità di trattenere e conservare le informazioni." Gli esperti sperano che il progetto possa espandersi infine per includere anche bambini affetti da sindrome feto-alcolica e deficit dell’attenzione.

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