Basterebbero 45 milioni di euro in cinque anni per far raggiungere alle imprese italiane un fatturato da oltre 350 milioni di euro nel 2026. Una "scommessa" che porterebbe più di mille posti di lavoro, secondo la nuova indagine
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Il settore dei videogiochi è in forte crescita, anche in un territorio come quello italiano: nel 2020, infatti, l'industria videoludica ha fatto registrare vendite per 2.2 miliardi di euro nel Bel paese, con un incremento del 21.9% in un solo anno. Continuando a credere e a investire in quest'industria, nel giro di cinque anni si riuscirebbe a creare un migliaio di nuove posizioni lavorative, passando da un fatturato di 90 milioni di euro a qualcosa come 357 milioni di euro. Il tutto, come sottolinea il report di Censis e IIDEA, grazie a un investimento di 45 milioni di euro nello stesso quinquennio.
La nuova ricerca, intitolata Il valore economico e sociale dei videogiochi in Italia e condotta dal Censis in collaborazione con IIDEA (Italian Interactive Digital Entertainment Association, l'associazione che rappresenta l'industria dei videogames nella nostra penisola) svela alcuni dati molto interessanti sulla situazione di un settore in forte crescita, il cui valore sociale deve tuttavia necessariamente incrementare per cercare di essere competitivo rispetto alle altre nazioni.
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Dagli investimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ovvero i 45 milioni di euro previsti alla voce "finanziamento delle piattaforme di servizi digitali per gli sviluppatori e le imprese culturali", il fatturato delle imprese italiane potrebbe aumentare esponenzialmente da qui al 2026, portando alla creazione di mille posti di lavoro qualificato per i giovani nel giro di cinque anni e attivando complessivamente investimenti privati per un valore di 360 milioni di euro. Tutto ciò genererebbe circa 81 milioni di gettito fiscale aggiuntivo, stando ai dati riportati dalla ricerca realizzata dalle due parti.
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L'industria videoludica italiana ha tutte le potenzialità e le carte in regola per fare bene nel mondo. Secondo il 59,4% degli intervistati, il settore è in grado di generare numerosi nuovi posti di lavoro sul territorio locale, buona parte dei quali a vantaggio dei giovani. Il 57,9% sostiene che il talento e la creatività degli sviluppatori italiani renderanno il gaming un nuovo riferimento della produzione "made in Italy", con il 54,2% (o il 58,9%, considerando i laureati) che confida come lo sviluppo del settore possa contribuire alla ripresa economica nazionale.
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"È giunto il momento di accendere un cono di luce sul settore del gaming", afferma Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis. "Non soltanto per il rilevante contributo economico e occupazionale dell’industria italiana dei videogiochi. Ma anche per le funzioni sociali che può svolgere, finora sottovalutate: dal supporto alla didattica nelle scuole allo sviluppo delle abilità cognitive dei giovanissimi. Gli italiani dimostrano in larga parte di esserne consapevoli, ora va svecchiata una certa narrazione stereotipata".
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Gli fa eco IIDEA: "I risultati di questa indagine mettono in luce in maniera evidente la percezione versatile del mondo del gaming, considerato non più soltanto come fenomeno di intrattenimento e di gioco, ma anche come una risposta sociale ai bisogni delle persone una soluzione innovativa per la didattica, un base di confronto e di scambio relazionale", afferma il presidente Marco Saletta. "La pandemia ha certamente accelerato questa nuova 'personalità' dei videogiochi, ora occorre supportarne la crescita, sia sotto il profilo tecnologico, sia verso un modello di intrattenimento a 'trazione sociale', mettendo al centro la forte interattività relazionale tra le persone".