L'ente britannico Gambling Commission conferma che più di un milione di ragazzi sono affetti da dipendenza patologica
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Dopo essere state bandite dal Belgio in seguito a una lunga indagine condotta dall'ente Belgian Gaming Commission, che aveva spinto colossi come Blizzard a rimuovere le loot box dai propri giochi, si torna a parlare delle problematiche legate al rapporto tra le casse premio dei videogiochi e il gioco d'azzardo.
Stando a un report pubblicato dalla Gambling Commission e riportato dalla BBC, più di un milione di ragazzi britannici sono stati esposti al gioco d'azzardo tramite le loot box che regnano ormai sovrane all'interno dei videogiochi per PC, console e soprattutto dispositivi mobile.
Negli ultimi dodici mesi, infatti, il 39% dei ragazzi tra gli 11 e i 16 anni hanno sviluppato una vera e propria dipendenza dal gioco d'azzardo, scommettendo abitualmente con i propri amici o sfruttando i conti bancari dei propri genitori per farlo di nascosto. Secondo il sondaggio condotto da Ipsos Mori su un campione di quasi 3mila ragazzi, il numero è letteralmente quadruplicato nel giro di due anni, e in media ciascun ragazzo spende 16 sterline a settimana attingendo dal proprio denaro. Il 6% degli intervistati sostiene di utilizzare il denaro dei propri genitori o tutori per scommettere senza che la famiglia ne sia al corrente.
Ovviamente non sono solo i videogiochi il problema: l'indagine conferma come i ragazzi siano costantemente bombardati da banner pubblicitari che incitano al gioco d'azzardo e che la maggior parte delle strutture britanniche non rispetti le restrizioni d'età imposte dal governo, permettendo anche ai minorenni di partecipare ad attività teoricamente votate a un pubblico adulto. Soltanto il 10% delle strutture infatti impedirebbe ai minori di 18 anni di scommettere o giocare d'azzardo: così facendo, si alimenta un circolo vizioso che porta i ragazzi a scommettere su qualsiasi cosa, si tratti di una partita a carte tra amici o attività decisamente più pericolose.
Tornando ai videogiochi, gli enti europei si sono mobilitati nel tentativo di arginare il problema: dal PEGI, ad esempio, è arrivato un nuovo bollino da applicare sulle copertine dei videogiochi, che informa della presenza di loot box e microtransazioni all'interno del prodotto. La speranza è di sensibilizzare i genitori e gli stessi utenti a non sperperare il denaro in queste pratiche o comunque di acquistare responsabilmente gli oggetti in-game venduti tramite valuta reale.