Una ricerca ha identificato i comportamenti chiave dei giovani videogiocatori, che potrebbero trasformarli nei potenziali hacker di domani
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In arrivo dati sempre meno rassicuranti per il mondo dei videogiochi. Una ricerca dell’Università del Michigan ha svelato che se i bambini sono videogame-dipendenti e frequentano cattive compagnie, allora potrebbero diventare potenzialmente dei giovani criminali informatici.
Si tratta di uno dei primi studi che ha classificato i ragazzi in base alle differenze di genere, su un set di dati raccolti su scala mondiale attraverso le risposte venute da 50mila adolescenti, per individuarne tratti comuni e predittori dell’ormai dilagante comportamento da delinquente cibernetico.
"Non si sa il momento preciso in cui il fattore hacker si manifesti", dice Thomas Holt, esperto di cyber-criminologia dell’Università americana. "Sapevamo che tutto avesse inizio nei primi anni dell’adolescenza, ma finora le cause di fondo ci erano risultate sempre poco chiare. I nostri studi ci hanno invece rivelato un’incredibile verità sulle differenze di genere che sembra determinino tale orientamento criminale”.
Proprio secondo i suoi dati, pubblicati sulla rivista accademica Crime & Delinquency, Holt ha spiegato comele nette differenze tra ragazzi e ragazze fossero piuttosto distinte, rafforzando l'idea che le ragazze entrino nell'hacking in modi molto diversi dai ragazzi, sul come i bambini siano stati allevati (ad esempio i videogiochi sono "roba da maschi", mentre le ragazze devono occuparsi di "attività differenti").
"La delinquenza giovanile, come il basso autocontrollo - ossia non avere la capacità di trattenersi quando si presenta l'opportunità - sono fattori determinanti per l'hacking sia per i ragazzi che per le ragazze", puntualizza Holt. "Ma mentre le ragazze vengono maggiormente influenzate per imitazione, specie se frequentano loro pari abituate al taccheggio o piccole forme di crimine, per i ragazzi abbiamo scoperto tali istinti emergevano durante il tempo trascorso guardando la TV o giocando ai videogiochi".
Su tutto ciò potrebbe incidere inoltre il fatto di possedere un computer o navigare liberamente su Internet senza una supervisione dei contenuti fruiti da parte dei genitori. I ricercatori hanno scoperto che trascorrere del tempo con i coetanei ha avuto maggiori probabilità di influenzare il comportamento criminale per coloro che vivono nelle città più piccole, dove l’affiliazione è più sentita e scoperto una connessione con la pirateria musicale e cinematografica.
"Negli anni '80 e '90, l'hacking minorile era per lo più limitato a scopi ludici, sebbene anche adesso la maggior parte del crimine informatico iniziale si limiti a piccole violazioni di account social o e-mail", sostiene Holt. "I tentativi iniziali potrebbero certo non apparire seri, ma senza supervisione è probabile che i ragazzi possano avere un assaggio di ciò che potrebbero essere in grado di realizzare, se sviluppassero ulteriormente le loro capacità illecite. E mentre lo scarso autocontrollo gioca un ruolo fondamentale nei i bambini e negli adolescenti, alcuni crescendo potrebbero star seduti per ore davanti a un computer, dando loro il tempo di affinare sofisticate abilità delinquenziali".
"È importante che i genitori comprendano la competenza tecnica e le abitudini dei propri figli per guidarli in un percorso che utilizzi le loro abilità in modo più positivo. Non dovrebbero esaltare il fatto che il proprio figlio abbia una sofisticata competenza tecnologica e dare per scontato che questa sia sempre positiva. Il crimine informatico può essere un problema nascosto, quindi parlarne diventa vitale. Più si può capire, più facile diventa denunciare qualcosa che potrebbe essere celato e ridurne l'attivit".