Una ricerca proveniente dalla Florida ha cercato di dimostrare che videogame dai contenuti apparentemente sessisti non influenzano in alcun modo il comportamento di giocatori e giocatrici
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Il tema del sessismo trattato in molti contenuti mediatici è diventato ormai dibattuto in tutte le sue sfumature, soprattutto nell’universo videoludico, dove le tematiche di genere sono ormai diventate parte delle storie più amate. Sebbene si tratti di una tendenza che sta progressivamente svanendo, i personaggi femminili appaiono però ancora troppo spesso ammiccanti e poco vestiti nei videogiochi, così che alcuni esperti hanno espresso il timore che la rappresentazione sessualizzata delle donne e di altre categorie abbia effetti negativi sui giocatori.
Secondo una nuova ricerca americana, tuttavia, i risultati indicano che la sessualizzazione nei videogiochi non sembra danneggiare i giocatori e che giocare ai videogiochi non porti a opinioni misogine o a comportamenti dannosi per la salute mentale.
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Lo studio "Does sexualization in video games cause harm in players? A meta-analytic examination" pubblicato sulla rivista Computers in Human Behavior, è stato condotto da Christopher J. Ferguson, professore di psicologia alla Stetson University in Florida, e dal suo team attraverso una meta-analisi di diciotto studi pertinenti. Tutti gli studi includevano una misura dell'esposizione a videogiochi generici o sessualizzati. Di questi studi, quindici hanno misurato l'aggressività verso le donne o gli atteggiamenti sessisti, mentre dieci hanno misurato i risultati relativi a depressione, immagine corporea o ansia.
"Ho studiato gli effetti dei videogiochi sui giocatori per due decenni, la maggior parte dei quali sulla violenza. Credo che la maggior parte delle persone sia giunta ad accettare che non c'è alcuna relazione tra videogiochi violenti e aggressività o crimini violenti", ha spiegato Ferguson. "Tuttavia, ci si pone ancora molte domande sulla sessualizzazione e sul fatto che i giochi rendano i giocatori maschi più sessisti nei confronti delle donne o che le giocatrici sperimentino una maggiore insoddisfazione corporea e altri problemi di benessere. È un campo di ricerca molto più piccolo rispetto a quello della violenza, quindi speravamo di fare un po' di chiarezza".
Per capire meglio se i videogiochi siano associati a una diminuzione del benessere dei giocatori o a un aumento della misoginia, i ricercatori hanno utilizzato una tecnica statistica nota come meta-analisi per valutare sistematicamente i risultati delle ricerche precedenti, la quale ha mostrato come non vi sia un legame statisticamente significativo tra i videogiochi e gli atteggiamenti sessisti o il benessere psicologico.
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"Nel complesso, il 'panico morale' sui videogiochi e la sessualizzazione seguono più o meno lo stesso schema del dibattito sui videogiochi. Molte iperboli e indignazioni morali, ma con pochissime prove che i videogiochi stiano causando danni ai giocatori di sesso maschile o femminile", ha dichiarato Ferguson. I ricercatori hanno anche valutato la qualità degli studi, esaminando fattori come la pre-registrazione, le misure standardizzate, le valutazioni indipendenti dei contenuti dei videogiochi e l'uso di variabili di controllo.
"L'avvertenza principale è che molti studi non sono molto attendibili", ha spiegato il ricercatore. "La buona notizia è che gli studi di qualità superiore avevano meno probabilità di trovare prove di effetti negativi rispetto a quelli di qualità inferiore. In alcuni casi, gli studiosi hanno probabilmente inserito le loro opinioni morali personali negli studi, anche se involontariamente. Certo, si tratta ancora di un'area di ricerca piuttosto piccola, ma i dati iniziali sono stati così poco incoraggianti che non sono sicuro che ci sia molto da estrarre".
"È ovvio che si assiste a cicli d'incolpazione dei media per i problemi sociali. Almeno per quanto riguarda i media di finzione, le prove spesso rivelano che probabilmente stiano facendo da capro espiatorio e che la finzione raramente causi problemi sociali", ha aggiunto Ferguson. “Ancora una volta, per essere onesti, sostenere una migliore rappresentazione delle donne nei giochi può essere una causa degna anche se questi non causano effetti dannosi. Io sostengo questi sforzi, ma spero solo che i sostenitori non travisino le prove come parte dei loro sforzi (cosa che, purtroppo, è fin troppo comune tra i gruppi di difesa)".