Uno studio condotto da UNICEF mostra come i giovanissimi arrivino a rammaricarsi delle proprie spese all'interno dei videogiochi
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Giocare ai videogiochi, specie per i più giovani, è un passatempo rilassante e divertente. Appassionarsi al proprio titolo preferito, tuttavia, per molti significa investire anche del denaro e incorrere in possibili frustrazioni. Un recente sondaggio condotto da UNICEF nei Paesi Bassi rivela proprio come molti bambini di età compresa tra gli 8 e i 12 anni arrivino spesso a rimpiangere gli acquisti nei videogiochi.
Si tratta dei cosiddetti acquisti in-game, ossia spese aggiuntive da eseguire sui videogiochi per PC, console e dispositivi mobile, tramite i quali gli utenti possono ottenere oggetti digitali come armi, completi estetici o forzieri virtuali a sorpresa.
Questo tipo di offerta consente di acquistare denaro per ottenere opzioni aggiuntive per i rispettivi personaggi del gioco o di effettuare acquisti per avanzare di livello. Gli acquisti in-game sono particolarmente popolari in videogiochi del calibro di World of Warcraft o Fortnite e includono una varietà di oggetti che si aggirano tra i 5 e i 25 euro (ma che, in alcuni casi, possono toccare cifre esorbitanti). Al sondaggio di UNICEF hanno partecipato circa 188mila alunni delle scuole elementari olandesi che giocano nel tempo libero e i risultati hanno mostrato che quasi la metà di essi (circa 92mila studenti) ha effettuato acquisti durante una sessione di gioco, arrivando il più delle volte a pentirsene.
L'organizzazione internazionale per l'infanzia è molto preoccupata di tali risultati e a causa dell'incessante crescita di tali opzioni di acquisto. "Molti di questi videogiochi sono gratuiti, ma per progredire davvero spesso serve acquistare degli oggetti a pagamento", ha spiegato Suzanne Laszlo, direttrice di UNICEF. "La pressione all'acquisto, in quel caso, aumenta e può anche diventare una dipendenza. Si tratta di bambini che spesso frequentano solo la quinta elementare".
Joppe Varkevisser, redattore dell'emittente NOS Jeugdjournaal che ha collaborato al sondaggio di UNICEF, sospetta che la pressione dei pari sia alla base del successo degli acquisti in-game nei giochi per computer. "Una volta, se si indossavano determinati capi di abbigliamento di marca, si era completamente a proprio agio, cosa che si è in gran parte spostata su Internet. Se hai una 'skin' molto vecchia o economica, vieni ridicolizzato".
Secondo l'emittente, per i bambini è anche più facile pagare gli acquisti all'interno del gioco, perché non devono più rivolgersi ai genitori per ottenere una carta di credito come si faceva fino a poco tempo fa. Oggi, infatti, è sufficiente andare in un qualsiasi negozio o supermercato e utilizzare i contanti per acquistare delle "carte prepagate" che, una volta riscattate, possono aggiungere del "credito virtuale" da spendere nei videogiochi per l'acquisto di tali contenuti.