Le nuove tariffe volute dal presidente degli Stati Uniti, sospese temporaneamente, potrebbero avere serie ripercussioni su uno dei mercati più importanti dell'intrattenimento
© Ufficio stampa
La tregua accordata da Donald Trump nella "guerra dei dazi" tra Stati Uniti, Canada e Messico fa tirare un sospiro di sollievo al mondo dei videogame, ma i timori sulle possibili ripercussioni future non si dissolvono così facilmente: come confidato da Entertainment Software Association (ESA), che rappresenta il settore negli Usa, i dazi imposti da Trump potrebbero "danneggiare l'industria dei videogiochi".
L'ESA, che rappresenta colossi dell'industria come Microsoft, Sony e Nintendo, ha sollevato nelle scorse ore alcune preoccupazioni riguardo ai dazi imposti dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sui prodotti importati. Le dichiarazioni, arrivate poco prima della scelta di sospendere temporaneamente queste misure, sottolineano le possibili ripercussioni negative su un'industria che coinvolge americani di ogni età, uno dei settori dell'intrattenimento che ha fatto registrare la maggiore espansione nel territorio statunitense.
L'amministrazione Trump ha recentemente annunciato l'introduzione di nuovi dazi del 25% sulle importazioni provenienti da Canada e Messico (oltre ai dazi del 10% sulle importazioni dalla Cina), che avrebbero dovuto entrare in vigore nella giornata di oggi. Donald Trump, tuttavia, ha accettato di sospendere i dazi a Canada e Messico per 30 giorni a seguito di un accordo votato a contenere il flusso di droghe illegali e l'immigrazione. Se i dazi dovessero diventare effettivi al termine di questa sospensione, le implicazioni sarebbero particolarmente significative per il mercato dei videogiochi.
Secondo Mat Piscatella, analista del gruppo Circana specializzato nel mercato videoludico, l'introduzione di tariffe sulle importazioni messicane potrebbe ridurre drasticamente il numero di videogiochi distribuiti fisicamente negli Stati Uniti, data la concentrazione in Messico delle infrastrutture specializzate nella produzione di formati ottici e dischi Blu-ray. Piscatella prevede anche un aumento dei prezzi che coinvolgerebbe sia i giochi fisici e sia quelli digitali, se tali dazi venissero effettivamente applicati.
Nel tentativo di sensibilizzare l'amministrazione Trump, ESA ha diramato un comunicato in cui sottolinea il valore dei videogiochi come forma di intrattenimento popolare e amata negli Stati Uniti, evidenziando come questi dazi potrebbero danneggiare non solo i consumatori ma anche l'industria videoludica, che contribuisce in modo significativo all'economia statunitense.
"I videogiochi sono una delle forme di intrattenimento più popolari e amate dagli americani di tutte le età", si legge. "Le tariffe sui dispositivi per videogiochi e sui prodotti correlati avrebbero un impatto negativo su centinaia di milioni di americani e danneggerebbero i significativi contributi del settore all'economia degli Stati Uniti. Attendiamo di lavorare con l'Amministrazione e il Congresso per trovare modi per sostenere la crescita economica supportata dal nostro settore."
I dazi voluti da Trump non colpirebbero soltanto la produzione di videogiochi in formato fisico, ma anche la creazione dei chip alla base di console e computer. Nonostante l'incontro di fine gennaio tra Trump e Jensen Huang, amministratore delegato di NVIDIA (uno dei maggiori produttori di schede video al mondo), sembrerebbe che il presidente degli Stati Uniti voglia applicare queste tariffe anche ai chip realizzati dall'azienda.
Secondo l'ente Consumer Technology Association (CTA), i dazi porterebbero a un calo del 50% sulle vendite di PC, console e smartphone negli Stati Uniti, visto che i prezzi di questi dispositivi schizzerebbero verosimilmente alle stelle.