L'esperimento è riuscito grazie alla tecnologia GameNGen realizzata da Google per i videogiochi, che ha permesso ai ricercatori di ricreare lo sparatutto
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L'intelligenza artificiale è diventata croce e delizia dell'industria tecnologica. Se il suo utilizzo offre enormi potenzialità, il rischio che le aziende possano sfruttarla per decurtare la forza lavoro umana preoccupa i professionisti di settore. Lo stesso dibattito sta animando il mondo dei videogiochi, specialmente dopo esperimenti come quello di Google, che ha utilizzato un'IA per ricostruire lo sparatutto Doom.
L'idea è stata sviluppata da un team di ricercatori di Google Research, Google Deep Mind e dell'Università di Tel Aviv, i quali hanno riferito che è possibile utilizzare applicazioni di apprendimento automatico per ricreare e simulare interi videogiochi esistenti o parti di essi.
A tal proposito, il gruppo ha pubblicato un documento che descrive la modifica di un'applicazione di intelligenza artificiale chiamata GameNGen, utilizzandola per riprodurre e simulare brevi sezioni del videogioco creato da id Software e Bethesda. Gli sforzi per ricreare i videogiochi con l'IA generativa comprendono due tipi di lavoro: ricrearne le immagini e ricrearne l'azione, tramite un processo chiamato "rendering neurale", che è tuttora oggetto di studio da parte di diversi gruppi interessati. Come altre applicazioni di IA, la scienza si basa sull'uso di modelli di diffusione, ossia di sistemi generativi che consentono a un computer di creare nuovi dati partendo da quelli precedenti utilizzando algoritmi speciali.
In questo nuovo studio, il team di ricerca ha voluto determinare se fosse possibile simulare fedelmente il gioco Doom ricreandolo attraverso l'apprendimento automatico. Il team ha avviato l'esperimento con un modello di diffusione su cui i ricercatori di Google hanno lavorato a più riprese, con lo scopo di creare nuove immagini utilizzando l'apprendimento automatico. Dopo aver modificato il modello, i ricercatori gli hanno dato la capacità di imparare esclusivamente dai videogiochi, e lo hanno soprannominato GameNGen.
L'intelligenza artificiale è stata dunque addestrata con l'utilizzo di video provenienti da fonti internet che mostravano schermate del gioco Doom in corso giocato da un utente reale. Questi dati sono stati utilizzati per insegnare al nuovo sistema come dovrebbe apparire il mondo di Doom e come dovrebbe svolgersi il gioco. In seguito all'apprendimento, hanno chiesto alla IA di agire autonomamente, scoprendo come fosse in grado di generare nuovi fotogrammi realistici di gioco (più di 20 fotogrammi al secondo utilizzando una sola TPU, acronimo di Tensor Processor Unit).
I ricercatori hanno quindi mostrato degli spezzoni (snippet) di Doom creati da GameNGen a dei tester umani, scoprendo con enorme soddisfazione che per oltre la metà del tempo questi ultimi non sono stati in grado di distinguere gli snippet creati dalla IA dall'azione di gioco reale. Un simile risultato apre dunque nuove frontiere alla ricerca sull'utilizzo dell'IA dei videogiochi, svelando le sue enormi potenzialità ma andando irrimediabilmente a gettare su di essa nuove ombre e altrettanti dubbi: quanto tempo passerà prima che le aziende, già inclini a operare licenziamenti di massa, opteranno per sistemi del genere per ridurre i costi e massimizzare i guadagni? È una realtà che, si spera, non arriveremo mai a scoprire.