AESVI ha tracciato un quadro degli sviluppatori in Italia da cui emergono interessanti scenari per il futuro
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AESVI, l’Associazione che rappresenta l’industria dei videogiochi in Italia, ha presentato il quarto censimento degli sviluppatori italiani, confermando il buono stato di salute e crescita del settore.
La rilevazione svolta dal CRIET, il Centro di Ricerca Interuniversitario in Economia del Territorio dell’Università Milano-Bicocca, ha evidenziato diversi punti importanti grazie a dei questionari diretti somministrati a professionisti e responsabili di 127 realtà.
Il dato più interessante riguarda il fatto che l’industria dei videogiochi a livello nazionale sta vivendo una fase di consolidamento e stabilizzazione:
"Rispetto alle precedenti rilevazioni crescono infatti il numero di studi operanti sul territorio (da 120 a 127), l’età media degli imprenditori (da 33 a 36 anni) e l’età delle imprese (il 54% delle imprese ha meno di tre anni, contro il 62% della rilevazione precedente). Si registra inoltre un aumento degli addetti, che sale a 1.100 persone (+10% rispetto al 2016). E nonostante il 35% delle imprese intervistate conti un massimo di due addetti, il 47% degli studi ha tra i 3 e i 10 addetti e il 17% dà lavoro a oltre 11 professionisti".
Si tratta di un settore dove primeggia la formazione universitaria e la maggioranza degli studi di sviluppo (61%) sono costituiti sotto forma di società di capitali (SRL o SRLS) che focalizzano il loro business sulle piattaforme PC e mobile e la vendita digitale.
La concentrazione territoriale delle aziende focalizzate sullo sviluppo di videogiochi non è cambiata rispetto agli scorsi anni: Milano è la capitale del videogioco italiano, seguita da Roma, Napoli, Torino, Bologna e Firenze.
È bene notare, però, che si potrebbe ancora migliorare, in particolare focalizzandosi su tre aree di intervento: "la definizione di programmi strutturali di sostegno alla produzione di videogiochi", "lo sviluppo di programmi e incentivi volti ad attrarre capitali provenienti dai big player del settore e dagli investitori internazionali" e "la creazione di poli d’eccellenza sul territorio nazionale".
Non solo divertimento e intrattenimento, quindi: i videogiochi creano tanto lavoro anche in Italia e con un po' di impegno da parte delle istituzioni la situazione non può che migliorare.