Un esposto di un imprenditore nel bresciano ha spinto l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli a bloccare tutte quelle sale in cui si gioca con PC e console, mettendo in risalto un grosso buco normativo
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Una vera e propria bufera si è abbattuta nel weekend su tutte le sale LAN ed eSport che operano sul territorio italiano, dopo che un esposto presentato dall’imprenditore bresciano Sergio Milesi ha portato alla luce un buco normativo che ha permesso a tutte le aziende di mettere a disposizione PC da gaming e console a clienti appassionati di videogiochi, previo pagamento di una quota oraria.
Nel fine settimana, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) ha disposto infatti il sequestro delle principali sale LAN italiane, come Esport Palace di Bergamo e PC Teklab di Milano, in seguito all’esposto presentato da Sergio Milesi, titolare di un’azienda operante nel settore delle sale giochi.
Nel suo esposto, l’imprenditore ha evidenziato come le sale LAN ed eSport del territorio siano sostanzialmente equiparabili alle tradizionali sale giochi caratterizzate da cabinati arcade a gettoni, ma possano offrire dei servizi a “noleggio” senza adempiere agli obblighi legislativi che le sale giochi sono costrette a rispettare da decenni a questa parte.
In sostanza, le sale LAN ed eSport si limiterebbero a noleggiare l’hardware, si tratti di un PC da gaming o una console generalmente rivolta a un utilizzo domestico, senza doversi preoccupare di regolamentazioni come il controllo del pagamento tramite la consueta gettoniera, la verifica dei giochi utilizzati e il possesso di una licenza d’uso in pubblico da parte di più persone, ma anche di omologare le macchine da gioco e verificare che i videogame siano adatti o meno a un pubblico minorenne.
Tutti requisiti che le sale giochi tradizionali sono obbligate a rispettare, con il pagamento di tasse salatissime, e che i cosiddetti "eSport Bar" eviterebbero del tutto. Milesi, insomma, parla di concorrenza sleale, e per farlo mette a confronto le postazioni dei simulatori di guida utilizzate all’interno delle sale eSport e quelle che invece sono presenti nelle sale giochi tradizionali, caratterizzate da vincoli che non sussistono al contrario nell’offerta a ore (o a "esperienza") dei centri focalizzati sul concetto di eSport, gli sport elettronici che pongono il videogioco come disciplina competitiva.
Milesi sottolinea come le leggi italiane siano rimaste quelle di venti o trent'anni fa, e che le medesime normative applicate nei locali in cui esistono apparecchi da intrattenimento senza vincita di denaro, in realtà, dovrebbero essere rispettate anche nei PC da gaming o nelle console presenti all’interno delle sale LAN/eSport.
© ADM
Il lungo esposto presentato da Milesi pone all’attenzione dell’ADM la potenziale irregolarità nello sfruttamento di licenze domestiche all’interno di una sala eSport frequentata da un pubblico pagante, e persino quegli eventi in cui i vincitori di tornei di sport elettronici ottengono premi in denaro o sotto forma di beni materiali, si tratti di periferiche o altri oggetti. Anche in questo caso, le sale eSport elargirebbero tali ricompense senza rispettare la trafila che è necessaria per indire un concorso a premi in Italia.
Una situazione di disparità che ha spinto a Milesi ad andare oltre all’esposto: l’imprenditore bresciano ha presentato anche un interpello chiedendo all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli il permesso di allestire all’interno delle strutture della sua società Led srl le medesime postazioni da gioco presenti nelle sale LAN ed eSport. Qualora l’ADM non fosse intervenuta per verificare l’effettiva regolarità delle suddette attività, Milesi avrebbe così trasformato le sue sale giochi replicando esattamente lo stesso modus operandi degli "eSport Bar", senza tuttavia essere più costretto a pagare le stesse tasse versate finora.
© Alessio Cicolari (Facebook)
Di fronte a tali condizioni e alla possibilità di scatenare una vera e propria rivolta da parte di tutte le sale giochi tradizionali presenti nel Bel Paese, l’ADM ha preferito non rischiare di perdere il pagamento dell’imposta sull’intrattenimento e bloccare l’operatività delle sale LAN ed eSport che operano in Italia.
Nel frattempo, Alessio Cicolari, amministratore delegato di AK Informatica (l'azienda che controlla Esport Palace), ha pubblicato su Facebook un lungo sfogo in cui esprime il proprio disappunto per la situazione. "Agiremo in tutte le sedi per sistemare questa situazione assurda", si legge nel post. "Operiamo in questo settore da decenni e sappiamo che l'Italia è un paese arretrato, ma questa le batte tutte. Siamo da sempre in prima linea per lo sviluppo di nuove attività, professionalità e tutto quello che fino a ieri era un'eccellenza in Italia vista con ammirazione da tutta Europa".
© Alessio Cicolari (Facebook)
La speranza è che possa essere presto adottato un quadro normativo più moderno e capace di rispondere alle esigenze dei tanti imprenditori, spesso giovani, che stanno contribuendo con investimenti e creatività a espandere il sempre crescente settore degli eSport e dei videogiochi competitivi.
Proprio per questo Cicolari ha lanciato su Facebook un lungo appello in cui chiede ai titolari di sale LAN ed eSport europee di aiutarlo a raccogliere informazioni su come altre nazioni gestiscono questo nuove sale da gioco. Di sicuro, quello degli sport elettronici è un treno che non può vedere l’Italia relegata - nuovamente - sull’ultimo vagone.