UNA QUESTIONE APERTA

Usa: preservazione dei vecchi videogiochi, tra dubbi e necessità di creare un "archivio"

L'ente ESA sostiene di voler proteggere i diritti d'autore dei classici videoludici prima di sostenere dei piani di conservazione da parte di archivi e biblioteche

25 Apr 2024 - 10:44
 © Ufficio stampa

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Come tutte le opere dell’ingegno degne di una propria biblioteca, anche i videogiochi meriterebbero un archivio dove poter essere preservati dallo scorrere del tempo. Contrariamente a questa idea, l'ente americano Electronic Software Association (ESA) ha affermato di non voler partecipare agli sforzi per la conservazione dei vecchi giochi finché il loro copyright non sarà tutelato secondo le normative.

Le dichiarazioni arrivano dopo un'udienza tenuta dall'Ufficio per il copyright della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti, atta a valutare la proposta di un'esenzione per l'accesso remoto ai titoli archiviati da parte dei ricercatori di videogiochi, promulgata lo scorso anno dalla Software Preservation Network.

Durante l'udienza, all'avvocato Steve Englund è stato chiesto di consentire alle biblioteche di conservare i videogiochi esistenti. Il legale ha dichiarato che attualmente "non esistono limitazioni sostenute dai membri di ESA per fornire l'accesso remoto" senza infrangere il copyright. A tal proposito però, ha affermato come qualsiasi biblioteca online sia in grado di allestire un ufficio fisico per soddisfare tale esigenza e consentire la creazione di una sala giochi free-to-play atta a ospitare un'enorme libreria di giochi classici.

Per Englund, la cosa peggiore per un'organizzazione no-profit o per chiunque abbia un archivio online sarebbe di pubblicare un videogioco del passato senza particolari restrizioni. Questo tipo di accesso remoto costituirebbe secondo l’avvocato un "progresso insufficiente per quanto riguarda la conservazione".

Durante l'udienza, altri oratori hanno ribadito che è necessario fare qualcosa per la conservazione videoludica. Phil Salvador, direttore di Video Game History Foundation, ha sostenuto che la maggior parte delle biblioteche non ha la forza lavoro, le competenze o l'interesse per creare una collezione significativa di giochi in formato fisico o digitale, e che solo le istituzioni e le collezioni specializzate potrebbero davvero avvalersi dell'esenzione per l'accesso digitale da remoto. D'altra parte, la legale Kendra Albert ha sostenuto che ESA non è venuta incontro ai ricercatori e a coloro che stanno tentando in ogni modo di operare tale conservazione.

Qualsiasi modifica apportata o proposta, ha affermato, "non sarà mai sufficiente" per i detentori dei diritti di quei giochi. Allo stesso modo, ha definito "sconvolgente" l'affermazione secondo cui gli sforzi degli studiosi siano stati minati dall'idea che le persone si prendano cura di questi giochi. Agli occhi di Albert, questa osservazione sottolinea quanto idee come quella di Englund siano profondamente fuori dal mondo dei videogiochi come medium. "Danneggiare la ricerca e l'insegnamento perché potrebbe esserci un interesse per il gioco ricreativo... non mi sembra giusto nei confronti di chi si è impegnato molto per rendere disponibili queste opere", ha concluso la legale.

ESA ha diramato un nuovo comunicato, sostenendo come le dichiarazioni precedenti siano state fraintese: "Da tempo, ormai, siamo impegnati nella conservazione dei videogiochi e sosteniamo gli sforzi delle istituzioni culturali per dar vita a degli archivi fisici di videogiochi. È importante notare che ESA e i suoi membri sono impegnati nella conservazione storica dei videogiochi", si legge nella dichiarazione, in cui l'associazione di categoria statunitense ribadisce come il Copyright Office abbia già consentito a biblioteche e istituzioni "legittime" il diritto di archiviazione, confermandosi favorevole alla conservazione, purché non violi i diritti degli sviluppatori ai sensi della legge sul copyright.

"La vitalità creativa ed economica del settore dipende da una forte protezione del copyright. ESA e le aziende che ne fanno parte sostengono attivamente gli sforzi professionali per preservare i videogiochi, in modi che non mettono a rischio le future opportunità economiche per le loro opere creative".

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