DIVERTIMENTO CHE NON FA DANNO

Svezia: giocare ai videogiochi può aumentare il quoziente intellettivo dei ragazzi

Uno studio condotto da alcuni ricercatori svedesi rivela che giocare ai videogiochi può portare a un aumento dell'intelligenza nei bambini

16 Dic 2024 - 12:17
 © Ufficio stampa

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Da quando esistono i videogame, le preoccupazioni di esperti e famiglie in merito al tempo trascorso davanti allo schermo sono aumentate, visti anche i numerosi casi di dipendenza da gaming. Uno studio svedese, tuttavia, ha svelato che i bambini che trascorrono più tempo davanti ai videogiochi hanno fatto registrare un aumento del proprio quoziente intellettivo, sfatando così il mito dei possibili effetti dannosi.

Sebbene la differenza nelle capacità cognitive sia stata minima e non sufficiente a dimostrare un rapporto di causalità, il valore riscontrato è abbastanza significativo e non riguarda variabili come differenze genetiche e il background socio-economico dei bambini, fattori di cui lo studio ha tenuto conto. Allo stesso tempo, il team ha accertato che guardare la TV e usare i social media non sembra sortire alcun effetto (positivo o negativo) sull'intelligenza.

"I media digitali definiscono l'infanzia moderna, ma i loro effetti cognitivi sono poco chiari e molto discussi", scrive il team formato da esperti provenienti da Paesi Bassi, Germania e Svezia. "Riteniamo che gli studi condotti con dati genetici possano chiarire le affermazioni causali e correggere il ruolo tipicamente non considerato delle predisposizioni genetiche".

I ricercatori hanno esaminato le registrazioni del tempo trascorso sullo schermo di quasi 10mila bambini effettuate nel 2022, tutti residenti negli Stati Uniti e di età compresa tra i 9 e i 10 anni. In media, i ragazzi hanno dichiarato di trascorrere due ore e mezza al giorno guardando la TV o i video online, un'ora giocando ai videogiochi e mezz'ora socializzando su Internet. A due anni di distanza, sono stati dunque consultati i dati di oltre 5mila tra i partecipanti: nel periodo intercorso, coloro che hanno dichiarato di dedicare ai videogiochi più tempo della norma hanno registrato un aumento di 2,5 punti sul quoziente intellettivo rispetto alla media.

L'aumento del QI si è basato sulle prestazioni dei bambini in compiti che comprendevano la comprensione della lettura, l'elaborazione visuo-spaziale e un incarico incentrato sulla memoria, il pensiero flessibile e l'autocontrollo. È importante notare che, sebbene lo studio abbia preso in considerazione solo i bambini statunitensi e non abbia fatto distinzione tra i vari tipi di videogiochi (per console o dispositivi mobile), si tratta comunque di un'analisi preziosa, che avvalora l'idea che l'intelligenza non sia una costante fissa con cui si nasce.

"I risultati supportano l'affermazione che il tempo trascorso sullo schermo in genere non compromette le capacità cognitive dei bambini e che giocare ai videogiochi può contribuire a potenziare l'intelligenza", ha dichiarato il neuroscienziato Torkel Klingberg del Karolinska Institute, in Svezia.

Come notano i ricercatori, questo non è il primo studio a suggerire la possibilità di una correlazione tra il tempo che i bambini passano a giocare e lo sviluppo delle proprie capacità cognitive, oltre ad altri benefici associati ai videogiochi. L'équipe che ha condotto la ricerca attuale afferma che le dimensioni ridotte dei campioni, le diverse progettazioni degli studi e la mancanza di considerazione delle influenze genetiche e socioeconomiche hanno portato a rapporti contrastanti sugli effetti del tempo trascorso davanti a uno schermo, limitazioni che questo studio ha cercato di minimizzare.

In ultima battuta, è giusto affermare che siano molteplici i fattori in gioco, sia per quanto riguarda il modo in cui l'intelligenza potrebbe essere sviluppata e modellata, sia per quanto riguarda i diversi modi in cui il tempo trascorso davanti allo schermo potrebbe influenzare corpo e abitudini, e per questa ragione sono necessarie altre ricerche.

"Non abbiamo esaminato gli effetti del comportamento sullo schermo su fattori come attività fisica, sonno, benessere o rendimento scolastico, quindi non possiamo dire nulla al riguardo", afferma Klingberg. "Ora studieremo gli effetti di altri fattori ambientali e il modo in cui gli effetti cognitivi sono correlati allo sviluppo del cervello infantile".

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