BASTA CHIUSURE

Ue: un milione di firme per impedire agli editori di "far morire i videogiochi"

Una petizione cerca di proibire agli editori di interrompere improvvisamente il supporto ai propri titoli, danneggiando tanti giocatori paganti

05 Ago 2024 - 10:49
 © Ufficio stampa

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Con il progredire della tecnologia, la conservazione dei videogiochi sta diventando un tema sempre più scottante per il settore, specie da quando la maggior parte di essi diventa improvvisamente non funzionante a causa della chiusura dei server e dei negozi online da parte degli editori. Un'iniziativa partita da uno YouTuber ha dato via a una petizione per impedire tale fenomeno: l'obiettivo è di un milione di firme.

L'iniziativa, intitolata "Stop Destroying Videogames", ha già superato 155mila firme grazie alle attestazioni di supporto da parte di giocatori di 27 diversi paesi europei, tra i quali non è ovviamente incluso il Regno Unito.

La causa è partita dallo YouTuber Ross Scott, che ha fatto causa a Ubisoft per la chiusura del gioco di guida The Crew all'inizio di quest'anno. Il content creator è ormai il nemico numero uno per le aziende che sfruttano pratiche contrarie alla conservazione dei videogiochi e sta promuovendo la nuova iniziativa con un video intitolato "Gli europei possono salvare i videogame". Lo scopo è di creare un quadro giuridico che impedisca agli editori di interrompere il supporto a tutti i videogiochi basati sulla connettività online. Tuttavia, la petizione può essere firmata solo da chi vive in un paese dell'Unione Europea, poiché la piattaforma è stata creata per dare ai cittadini residenti la possibilità di esporre i loro problemi ai responsabili politici dell'Unione Europea.

Nel suo documento, il movimento afferma di "richiedere agli editori che vendono o concedono in licenza videogiochi ai consumatori dell'Unione Europea [...] di lasciare tali videogiochi in uno stato funzionale (giocabile)", appellandosi a una serie di leggi dell'Ue, tra cui l'articolo 17, paragrafo 1, della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, che recita: "Nessuno può essere privato dei suoi beni, se non per causa di pubblica utilità e nei casi e alle condizioni previste dalla legge, a condizione che sia versato in tempo utile un equo indennizzo per la loro perdita".

L'iniziativa sostiene che i fan che pagano per un gioco dovrebbero potersi aspettare che questo rimanga giocabile, senza perdere il supporto a discrezione dell'editore. "I videogiochi sono diventati un'industria con miliardi di clienti per un valore di centinaia di miliardi di euro. In questo periodo, è emersa lentamente una specifica pratica commerciale del settore che non solo è un attacco ai diritti fondamentali dei consumatori, ma sta distruggendo il mezzo stesso", cita il testo dell’iniziativa. "Un numero crescente di editori vende videogiochi che, per funzionare, devono collegarsi via internet alla piattaforma messa a disposizione dal publisher. Sebbene questo non sia un problema in sé, quando il supporto per questo tipo di giochi termina, molto spesso i publisher si limitano a interrompere la connessione necessaria per il funzionamento del gioco, a distruggere tutte le copie funzionanti e a mettere in atto misure estensive per impedire al cliente di riparare il gioco in qualsiasi modo".

Nonostante la richiesta da parte dei fan appaia più che fondata, la strada da percorrere per far sì che l'iniziativa venga presa in considerazione dalla Commissione europea è ancora lunga, poiché per essere vagliata avrà bisogno di un milione di firme. Tuttavia, se si dovesse raggiungere questo obiettivo, ciò potrebbe costringere gli editori a cambiare le loro politiche e potrebbe portare a un cambiamento a livello mondiale.

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