Da un team italiano, arriva il videogioco che tratta il tema della cecità
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Another Sight è il primo titolo di Lunar Great Wall Studios, pronto a debuttare entro il 2018 su PlayStation 4, Xbox One, PC e Nintendo Switch. Non fatevi ingannare da questo dettaglio, né dal fatto che possiate non aver mai sentito nominare lo studio: all’opera ci sono professionisti che si sono fatti le tanto proverbiali ossa con anni di esperienza nel settore e il mondo che ci offrono, affascinante e onirico, gode non solo dell’ispirazione di un autore del calibro di Neil Gaiman ma anche di una forte vena steampunk.
Per chi di voi non è ferrato su quest’ultimo tema, il modo migliore per descriverlo in parole semplici è: prendete l’epoca vittoriana e arricchitela di aspetti moderni. Treni e aeronavi la fanno da padroni, assieme a una notevole passione per ingranaggi e meccanismi. Nel complesso si può dire che la fusione tra vecchio e nuovo mette a disposizione scelte stilistiche interessanti, accompagnate da trame avvincenti in bilico fra sogno e realtà. Another Sight fa questo, da un punto artistico e narrativo, racconta qualcosa che si trova letteralmente sotto i nostri piedi e lo fa attraverso un particolare sguardo, anzi due – quello di un umano e di un gatto.
Ambientata nel 1899, un periodo di forti cambiamenti storici, la giovane Kit e il gatto Hodge vivono un’avventura che trascende le regole del tempo e dello spazio: privata della vista dopo un incidente nel tunnel sotterraneo che stava esplorando, l’audace Kit dovrà trovare una via d’uscita attraversando un mondo che non può più vedere e non ha alcuna somiglianza con quello in superficie. Chi l’ha detto, però, che si vede solo con gli occhi? Ecco dunque che a partire da questo concetto narrazione e comparto artistico si fondono con un gameplay diviso in due parti ben distinte ma che non possono esistere indipendenti: da un lato abbiamo Kit, chiusa in una bolla che la isola dal mondo e sottolinea la sua diversità, le cui azioni sono comprensibilmente limitate; dall’altro Hodge, che sarà gli occhi nostri e della protagonista, utile da mandare in avanscoperta per sapere cosa ci aspetta ma anche per infiltrarsi attraverso passaggi più angusti, arrampicarsi e interagire con quegli elementi che sono altrimenti fuori dalla portata di Kit.
La loro è una collaborazione essenziale per il proseguimento in questo mondo sotterraneo, perché dove non arriva lei c’è lui e viceversa. La cecità di Kit è un effettivo ostacolo e ci fa provare l’impotenza di non poter sopravvivere senza dipendere da qualcun altro, eppure la ragazzina non è intenzionata ad arrendersi: di pari passo alla storia si svilupperà anche il suo personaggio, che da persona dell’upper class londinese si sporca, si adegua alla realtà in cui si è ritrovata perché capisce essere l’unico modo per proseguire.
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Non è un caso che abbiamo scritto “influenzare la sua visione del mondo” perché alcune di queste figure lo faranno anche in termini pratici: ogni sezione di gioco si fonda su un particolare personaggio e il mondo che Kit costruirà grazie all’ecolocalizzazione ne sarà condizionato. Ad esempio, nel corso del proprio viaggio la ragazza farà la conoscenza di Claude Monet e se avete già capito dove voglio arrivare, allora siete già immersi nell’atmosfera di Another Sight: il team ha progettato uno specifico algoritmo per renderizzare gli ambienti 3D nello stile impressionista tipico dell’artista, trasformando di fatto il mondo di gioco in un quadro dove il suono dipinge – restituendoci quella visione sulla quale si sono concentrati gli sviluppatori, quella di un cieco che sfrutta l’immaginazione per ricostruire una realtà che gli è negata.
Certo non mancano i pericoli, per Hodge semplicemente ambientali mentre per Kit lo saranno anche gli eventuali esseri umani presenti, ma non scordiamo che la giovane protagonista è cieca e dunque assolutamente alla mercé degli ostacoli: la sua (nostra) unica arma per superarli è l’ingegno. Eluderli anziché affrontarli, preferire la strategia a un attacco che - oltre a essere incoerente con il personaggio - non porterebbe alcun beneficio. L’intera avventura si basa infatti su puzzle da risolvere per aprirsi la strada lungo i dedali sotterranei, facendo collaborare Kit e Hodge in maniera equilibrata: il gatto può anche miagolare per offrire alla ragazza un appiglio grazie al quale ricostruire cosa la circonda.
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Con queste premesse era lecito aspettarsi un gioco all'altezza, che non si facesse fermare da un durata piuttosto breve (siamo sulle cinque o sei ore) e riuscisse a far trasparire quanto si era prefissato. Purtroppo non ci riesce appieno, cadendo anzi in alcune ingenuità narrative che minano la sua credibilità. Si crea una sorta di stonatura che appiattisce la narrazione, privandola di un potenziale tutto da esprimere. La storia in generale si regge in piedi ma oltre a un inizio particolarmente scontato, rimane la sensazione che durante la stesura qualcosa sia stato lasciato indietro. Non è incoerente, solo c'è una costante sensazione di incompletezza che si trascina fino alla fine.
Anche sul piano artistico si sarebbe potuto fare di più ma nel complesso il gioco è godibile proprio grazie alle intuizioni visive legate ai vari personaggi di cui si compone il gioco. Il vero problema di Another Sight purtroppo lo si deve cercare sotto il profilo tecnico: le incertezze che affliggono Kit sono ovviamente giustificate dal suo stato, perciò vederla spesso camminare perché priva di riferimenti che le permettano di correre o superare certi ostacoli ha di fatto senso. Quelle meno scusabili riguardano Hodge, la cui manifesta goffaggine poco si allinea con l'idea di sinuosità che ogni felino trasmette - persino uno grosso come un Maine Coon: i controlli e la fisica soffrono di evidenti problemi che appesantiscono i movimenti del gatto dando l'impressione di sequenze al rallentatore. Considerando che le fasi platform richiedono una certa precisione, lo squilibrio dato dai controlli finisce per renderle più frustranti di quanto invece potrebbero essere.
Un concept molto ispirato e ricco di guizzi intuitivi viene minato da difetti tecnici che impediscono ad Another Sight di emergere come avrebbe potuto. Sono l'aspetto artistico e la narrazione (per quanto a volte piuttosto scontata) il vero fascino del gioco, che tuttavia non riesce a risultare godibile proprio a causa dei suoi limiti in termini di meccaniche e, di conseguenza, di ritmo. Il messaggio che passa è forte, la realizzazione ha alti e bassi ma nonostante non sia un'eccellenza tecnica può catturare chi cerca qualcosa di particolare ed è disposto a soprassedere a questi difetti.
Come lo abbiamo giocato
Abbiamo giocato ad Another Sight su PC grazie a un codice fornito dal team di sviluppo, provandolo con una configurazione basata su una NVIDIA GeForce 980 GTX e un processore i7. L'abbiamo completato in circa sei ore. Il gioco è inglese ma dispone dei sottotitoli in italiano.
Può piacere a chi…
… apprezza le storie diverse dal solito
… non vuole sfide troppo complesse
… preferisce le avventure di breve durata
Potrebbe deludere chi…
… cerca un'esperienza più impegnativa
… desidera una storia più lunga e articolata
… si annoia con i ritmi di gioco lenti