Konami supera sé stessa e sforna un’edizione imperdibile per i fan della serie calcistica. E non solo
di Luca FabbriIl problema di dover pubblicare a tutti i costi un gioco nuovo all’anno sta nell’oggettiva difficoltà di produrre materiale inedito di qualità tale da incentivarne l’acquisto. Da lustri ormai l’inizio del campionato insinua un tarlo nella testa di migliaia di tifosi virtuali: "Che faccio, pago la tassa anche stavolta? In questo nuovo calcistico - PES o FIFA che sia - la musica cambia davvero rispetto a dodici mesi fa oppure hanno aggiornato giusto il calciomercato e le maglie?"
Ecco, se non altro bisogna riconoscere a eFootball PES 2020 il merito di aver semplificato notevolmente la risposta al quesito. Se da sempre apprezzate la visione del calcio di Konami, l’ostinata ricerca della casa giapponese del miglior compromesso possibile tra divertimento e simulazione, la storica propensione del team di sviluppo a privilegiare il gioco di squadra rispetto al guizzo individuale, sappiate che questo è di gran lunga il miglior capitolo mai realizzato. Senza se e senza ma. Persino i pasdaràn di FIFA potrebbero tenerlo in considerazione. E bastano appena cinque minuti col pad in mano per capire il perché.
Il primo aspetto che balza agli occhi è il comparto grafico: esteticamente parlando PES 2020, oltre a collocarsi diverse spanne sopra al predecessore, rappresenta un innegabile traguardo per l’intero settore dei titoli sportivi dell’attuale generazione di console. La somiglianza della fisionomia, della corporatura, delle movenze, del look degli atleti rispetto alle controparti reali lasciano letteralmente a bocca aperta e vien da chiedersi come i programmatori siano riusciti in pochi mesi ad alzare così tanto l’asticella rispetto al - già ottimo - predecessore.
Il discorso va poi esteso a tutto quel che accade fuori dal rettangolo di gioco: la meticolosità nella caratterizzazione degli stadi, delle tifoserie e degli spalti raggiunge ora livelli di pignoleria a oggi impensabili, assottigliando sempre di più il margine rispetto alla concorrenza, fino ad azzerarlo del tutto nelle partite che si svolgono all’interno degli impianti oggetto di accordi di esclusiva, quale l’Allianz Stadium della Juventus.
Qui l’avanzare dei calciatori dal tunnel degli spogliatoi, il chiasso dei cori degli ultrà all’ingresso in campo, i giochi di luce che esaltano i riflessi sulla pelle dei giocatori, i bandieroni che sventolano in curva mentre partono gli inni delle competizioni, più altri mille dettagli che noterete partita dopo partita, accendono un’atmosfera da brividi. È la stessa, inconfessabile, esaltazione che monta durante le serate di coppa, quando ci si incolla al divano a ingoiare schifezze davanti alla TV sparata a tutto volume.
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Nella nuova Master League potrete scegliere di ingaggiare un "calciatore leggendario" come Diego Armando Maradona e trasformarlo nell'allenatore della vostra squadra.
Ma dove PES si supera è nell’impianto di gioco, la cui filosofia, oscillando a metà strada tra sarrismo e guardiolismo, consacra la coralità, la costruzione ragionata della manovra. Il sistema premia il tocco di prima, la creazione della superiorità numerica, il fraseggio finalizzato alla ricerca della profondità, dell’ultimo passaggio. L’aggiornamento maggiormente strombazzato dal marketing Konami è il dribbling di precisione, che permette ai calciatori più tecnici di anticipare i movimenti avversari penetrando nelle maglie delle difese. La trovata mette indubbiamente un po’ di pepe ai match, peccato che la portata dell’innovazione risulti contenuta, dal momento che - e come è giusto che sia - certe prodezze possono riuscire solo ai fuoriclasse. Il vero pezzo da novanta allora, quello che percepirete in ogni momento, è l’incredibile resa della fisica della palla e dei giocatori.
La buona riuscita di ogni stop, passaggio, colpo di testa, contrasto o cross è questione di delicati equilibri tra la traiettoria della palla e la postura dell’atleta, determinata dal piazzamento sul campo, dall’intensità del pressing avversario, oltre che dalla prestanza fisica dei marcatori. Il fatto che l’esito di qualsiasi giocata dipenda dalla posizione assunta in quel determinato momento dal corpo del giocatore, finisce per responsabilizzare l’utente, chiamandolo costantemente a scegliere tra l’opzione tattica più comoda ma dalla minor ambizione, quale un rassicurante retropassaggio mirato a conservare il possesso palla, o l’azzardo in grado di spaccare la partita, come la finta o il velo che manda in tilt le difese. Il bello è che tutto avviene con fluidità e naturalezza da manuale, a vantaggio non solo dello spettacolo, ma anche dell’imprevedibilità delle partite, che a livelli di difficoltà più elevata diventano sfide da non sottovalutare, dal momento che l’intelligenza artificiale tende a chiudere molto bene gli spazi.
Certo, non tutto in PES 2020 va preso come oro colato: i volti degli atleti meno noti tendono all’inespressività, non mancano, specie nei contrasti, corpi che si attorcigliano fino al grottesco, oppure situazioni, per fortuna rare, in cui i difensori prendono solenni cantonate, o altri casi in cui sembra mancare un’animazione che renderebbe quel movimento indistinguibile dalla realtà. Ma nonostante queste sbavature, il feeling col campo resta sempre estremamente appagante.
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Veniamo alle note dolenti. Primo, il parco licenze. Konami ha affastellato i diritti di numerose leghe minori - sono presenti, tra l’altro, il campionato belga, olandese, russo, scozzese, turco e portoghese - che servono soprattutto per gettare fumo negli occhi innanzi all’orrenda realtà: manca la Bundesliga (Bayern di Monaco e Leverkusen a parte), la Premier League la Liga vantano appena una manciata di squadre con licenza, tra cui spiccano le partnership con Barcellona e Manchester United.
La Serie A compare invece praticamente tutta - è assente giusto il Brescia - e soprattutto rispetto a un anno fa è presente la Juventus, squadra di cui Konami sfoggia addirittura l’esclusiva assoluta. Il bilancio insomma non è proprio positivo, ma c’è da dire che per colmare tali mancanze bastano cinque minuti: la rete pullula di comodi file opzioni da scaricare e installare. Il secondo, macroscopico, difetto che la serie si trascina addosso dalla notte dei tempi è la telecronaca, che a questo punto visti i risultati suggeriamo di eliminare. Il repertorio della premiata ditta Caressa & Marchegiani scade in fretta nello stucchevole, i commenti del duo spesso non trovano alcun riscontro nell’azione di gioco, senza contare che ci è capitato di sentire Marchegiani ripetere tre volte la stessa frase nel giro di un paio di minuti.
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Il bicchiere può dirsi invece pieno, ma solo a metà, per le classiche modalità da singolo giocatore. Torna la Master League che permette di selezionare una squadra e gestirne l’intera stagione: la maggior novità qui sta nell’aver introdotto quotazioni e ingaggi corrispondenti a quelli reali e, soprattutto, brevi sequenze filmate dove impersoneremo l’allenatore, con tanto di dialoghi interattivi a risposta multipla. Ad esempio scelta la Juve e acquistato Donny Van de Beek, in conferenza stampa i giornalisti ci hanno chiesto se lo avremmo schierato già dalla prima partita. Ancora, prima di giocare l’International Champions Cup nel pre-campionato estivo (altra novità), l’allenatore in seconda ha consigliato di schierare la promessa Merih Demiral per farlo crescere.
Le scelte effettuate influenzano, tra l’altro, l’andamento delle trattative in corso, peccato che il ventaglio di risposte sia limitatissimo e la profondità di questi spezzoni - privi di doppiaggio e girati in modo un po’ svogliato - resti tutta da decifrare nel lungo periodo: la dice lunga a riguardo il fatto che si possano saltare a piè pari. Il vero anello debole della catena però rimane Diventa un Mito, che ci mette nei panni di un singolo calciatore per viverne la scalata verso il successo. Qui gli aggiornamenti sono troppo trascurabili per accendere l’interesse. Questa modalità di gioco è invecchiata male e non sembra in grado di competere con l’offerta della concorrenza.
Se dovessimo quindi limitarci a giudicare quanto visto finora eFootball PES 2020, meriterebbe il titolo di uno dei migliori giochi dell’anno, non certo per gli affinamenti introdotti alle varie modalità selezionabili, quanto semmai per le meccaniche di base che sorreggono l'intera opera. La verità è che nel rettangolo di gioco PES 2020 è un capolavoro e non osiamo immaginare quale sforzo debba compiere la concorrenza per batterlo. Ci riserviamo comunque di formulare un giudizio più approfondito non appena avremo provato il comparto multigiocatore, che Konami ha appena reso disponibile.
Come lo abbiamo giocato
Abbiamo provato eFootball PES 2020 su PlayStation 4 grazie a un codice fornitoci dal distributore italiano. Durante la prova, abbiamo testato tutte le modalità a disposizione a eccezione del multiplayer, i cui server sono stati aperti solo al lancio ufficiale.
Può piacere a chi…
… segue da sempre la serie Konami e non ha alcuna intenzione di passare alla concorrenza
… vuole un gioco di calcio dove prima di tutto conta il feeling sul campo
… chiede un prodotto bello da vedere
Potrebbe deludere chi…
… non accetta che nel 2019 manchino ancora all’appello licenze prestigiose
… da sempre preferisce la formula ludica di FIFA
… si aspettava miglioramenti incisivi a livello di modalità disponibili
eFootball PES 2020 è adatto a un pubblico di tutte le età.