La serie God of War riparte con un episodio nuovo e molto diverso. Un nuovo inizio, ma soprattutto un gioco imperdibile
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Kratos ha fatto la storia di PlayStation tra il 2005 e il 2010, a cavallo tra PS2 e PS3, diventando in breve tempo uno dei personaggi più amati dai videogiocatore, in particolare da quelli che amano i giochi d’azione in terza persona. I primi God of War erano spettacolari e molto ben ritmati, brutali ed esaltanti, e la storia del protagonista, alla costante ricerca della sua vendetta contro gli dei dell’Olimpo e in particolare contro suo padre Zeus, era anche molto particolare per l’epoca.
Il nuovo God of War, in arrivo il 20 aprile su PS4, è un gioco completamente diverso. Kratos è cambiato e invecchiato, molto più tranquillo di carattere e si è anche costruito una nuova vita. Ora ha un figlio, Atreus, un ragazzino inesperto ma con tanta voglia di imparare, che lo accompagnerà nel corso di un lungo viaggio. A fare da sfondo alle avventure del nuovo Kratos non è più la mitologia greca, ma quella norrena. E anche il gioco è cambiato molto, mantenendo una gran quantità di azione e di combattimenti esagerati, ma inserendoli in un ritmo molto diverso.
A differenza dei vecchi God of War, infatti, questo nuovo capitolo è molto incentrato sul viaggio di Kratos e Atreus, con un ritmo spesso più calmo, che permette al giocatore di assaporare alla grande tutta una serie di momenti interessanti, compresi quelli di un rapporto tra padre e figlio che evolve nel corso dell’avventura. Tutto, in realtà, evolve gradualmente in God of War.
La trama, per quanto semplice come soggetto, è raccontata benissimo dalle scene di intermezzo e dai dialoghi tra i personaggi (resi molto bene anche grazie a un doppiaggio italiano di buon livello), ma è approfondita ancora meglio da una serie di informazioni che vengono fornite al giocatore nei momenti meno concitati del gioco, come ad esempio quando ci si sposta in barca da un posto all’altro della mappa.
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God of War è infatti anche un gioco in grado di offrire una discreta libertà di movimento al giocatore. Non è un vero e proprio open world, rimane comunque un’avventura abbastanza guidata, ma non sono pochi gli spazi concessi alla libera esplorazione. E anche dopo aver completato la trama principale è possibile continuare a giocare ed esplorare il mondo di gioco, sia per recuperare alcune delle missioni secondarie eventualmente lasciate indietro, sia per affrontare le impegnative sfide facoltative pensate dagli sviluppatori proprio per le fasi conclusive dell’avventura.
Il sistema di combattimento è a sua volta totalmente nuovo e all’inizio può un po’ spiazzare chi era abituato ai precedenti God of War. Ma col passare del tempo e con un po’ di allenamento si arriva a padroneggiarlo sempre più e a ricavarne grandi soddisfazioni, oltre che momenti di grande spettacolo. Ad accompagnare l’evoluzione delle possibilità di Kratos in combattimento c’è una serie di elementi da gioco di ruolo che permettono di potenziare il personaggio attraverso lo sblocco di nuove abilità e l’ottenimento o il potenziamento di nuovi pezzi di equipaggiamento. Questi elementi permettono sia di rendere più forte Kratos, sia di personalizzarlo e adattarlo al proprio stile o alle proprie esigenze di gioco.
Molto interessante e intelligente è anche il modo in cui è gestita la presenza di un secondo personaggio, in questo caso Atreus, il figlio di Kratos. A differenza di quello che succede in altri giochi, dove spesso il personaggio secondario rischia di diventare una palla al piede per il protagonista, in God of War la cosa è gestita benissimo: è sempre il giocatore a decidere cosa deve fare Atreus, quando scoccare le sue frecce, che sono molto utili sia per danneggiare che per stordire o distrarre i nemici.
Belli anche gli enigmi ambientali che si alternano alle fasi di combattimento. Sono sempre molto ben equilibrati: mai troppo complessi, mai eccessivamente banali, sempre in grado di sfruttare gradualmente lo scenario e gli elementi in possesso del giocatore. Ed è proprio il ritmo complessivo del gioco, basato sull’alternanza tra combattimenti, esplorazione e risoluzione di enigmi, a convincere moltissimo.
God of War, infatti, è un gioco curatissimo in tutti i suoi aspetti: si vede chiaramente che dietro ogni dettaglio c’è un pensiero, una decisione presa con coscienza e criterio. Ed è anche una produzione di altissimo livello, con un’ottima veste grafica e un grandissimo utilizzo del sonoro. È un gioco che può intrattenere anche molto a lungo, grazie alle tante attività pensate per le fasi avanzate dell’avventura. Noi ci abbiamo già giocato per 60 ore (25 per completare la trama principale), senza ancora fare tutto quello che è possibile fare nel gioco.
L’unico difetto che ci sentiamo di segnalare, a parte alcune lievi imperfezioni di poco conto, è che nel corso dell’avventura ci sono forse troppi pochi scontri esaltanti con i boss. Per il resto, God of War è un gioco assolutamente imperdibile per ogni possessore di PS4.
Come lo abbiamo giocato
Abbiamo provato God of War grazie a un codice per il download del gioco fornito da Sony. La prova è avvenuta su una PS4 Pro collegata a un Samsung KS7000 ed è durata circa 60 ore, 25 delle quali per completare la trama principale e il resto fondamentalmente dedicato alle attività di fine gioco. Siamo arrivati a sbloccare il 75% dei Trofei, il che la dice lunga sulla quantità di contenuti presenti.
Può piacere a chi…
… ama i giochi di altissima qualità
… è interessato alla mitologia norrena
… è portato per il combattimento e la risoluzione di enigmi
Potrebbe deludere chi…
… vorrebbe un altro God of War uguale ai precedenti
… si aspetta tanti combattimenti con i boss
… preferisce avventure più semplici e brevi
God of War è un gioco consigliato ai maggiori di 18 anni.