Horizon: Forbidden West, i personaggi della nuova avventura di Guerrilla Games
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Guerrilla Games ci porta a vivere un viaggio emozionante in compagnia della cacciatrice Aloy, che torna per affrontare una nuova minaccia in esclusiva su PS4 e PlayStation 5
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Di questi tempi, all’incirca cinque anni fa, i ragazzi di Guerrilla Games tagliavano i ponti con il passato per portarci alla scoperta di un mondo nuovo, diverso e più che mai lontano dalle guerre interplanetarie tra ISA e Helghast ammirate lungo i sei atti della saga di Killzone. Un mondo consumato da una piaga meccanica di proporzioni apocalittiche, uno sciame di distruzione e devastazione che ha portato all’estinzione del genere umano e che, solo dopo un gesto estremo e disperato da parte di un gruppo di pochi eletti, si è tramutato in una nuova alba per il genere umano.
La storia di Horizon Zero Dawn, in tutto ciò, partiva centinaia di anni dopo gli eventi probabilmente più affascinanti concepiti dallo studio olandese che, dopo il succitato Killzone, nel febbraio 2017 aveva conquistato il popolo PlayStation con una formula tutta nuova. Un ambizioso gioco di ruolo open-world "post post-apocalittico" in cui si abbandonavano le armi da fuoco e la visuale in soggettiva per metterci nei panni di una tenace cacciatrice di nome Aloy, la quale armata di arco, frecce e un’incredibile determinazione, avrebbe dovuto affrontare orde di animali robotici simili a dinosauri pronti a scacciare ogni forma di vita presente sulla Terra.
Cinque anni e venti milioni di copie più tardi, Horizon torna con un sequel che punta ad arricchire ed espandere ogni singolo elemento del capitolo originale. Forbidden West è la seconda tappa di un viaggio alla scoperta di un mondo nato dalle rovine della nostra civiltà, un mondo in cui il genere umano ha dovuto suo malgrado fare a meno di millenni di storia e di conquiste tornando a una forma primitiva, una sorta di era tribale moderna in cui il contrasto tra passato e futuro è sempre evidente, così come evidente è il divario tra le Macchine e tribù che popolano il Selvaggio Est e l’Ovest Proibito che dà il titolo alla nuova esclusiva PlayStation in uscita il 18 febbraio su PS4 e PS5.
VERSO L’OVEST PROIBITO - Il secondo capitolo di Horizon riparte pochi mesi dopo il finale di Zero Dawn, con Aloy che ha scoperto la verità sulle sue origini e sull’atto disperato che i Predecessori hanno compiuto per garantire un futuro all’umanità, cercando di sfruttare quelle conoscenze per far sì che il loro sacrificio non sia stato vano. L’ennesima minaccia, infatti, rischia di compromettere la vita sulla Terra del trentunesimo secolo: una nuova piaga che sta lentamente consumando e rendendo invivibile il mondo, e che spinge la protagonista a partire in cerca di risposte alla volta della costiera occidentale di quelli che un tempo erano gli Stati Uniti.
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In compagnia di Varl, Erend e di altri personaggi che la cacciatrice ha conosciuto nel suo viaggio precedente, in Horizon Forbidden West Aloy si trova a esplorare uno scenario open-world sensibilmente più grande rispetto a quello visto nell’episodio originale e che condivide pochissimo con la mappa vista in Zero Dawn. Un’ambientazione gigantesca che, con la sua storia principale, le sue quest secondarie, i suoi Calderoni e le decine di elementi complementari, "rischia" di tenere impegnati i giocatori per quasi 50 ore prima di poter vedere effettivamente i titoli di coda, e circa il doppio per completare tutte le attività che la software house con sede ad Amsterdam ha studiato per quello che, certamente, è uno dei giochi più ambiziosi lanciati in esclusiva su console PlayStation.
In questa nuova storia, costantemente sospesa tra le rovine del passato, lo spettro del presente e l’incertezza del futuro, Aloy si trova a conoscere nuove persone, a stringere nuove alleanze, a combattere per nuove cause che la portano ben presto a comprendere come, per fronteggiare la minaccia che si delinea lentamente nel corso dell’epopea di Forbidden West, la cacciatrice dalla chioma rossa non possa più sobbarcarsi sulle spalle il peso dell’intero pianeta. Un’avventura convincente, molto più ambiziosa e matura che, al netto di qualche incertezza, riesce a conquistare chi impugna il controller per tutta la durata di una storia che non manca di regalare delle sorprese, colpi di scena, momenti di meravigliosa intimità e fasi degne dei migliori blockbuster d’azione.
Forbidden West riesce nel difficile compito di ampliare la storia dei Predecessori in modo significativo e, al tempo stesso, espandere coerentemente il folklore che caratterizza il mondo in cui vive Aloy, creando nuove tribù le cui dinamiche sono spesso complesse, ricche di contrasti, contraddizioni e interpretazioni più o meno corrette dei resti e segni di ciò che c’era prima. Rappresentati con grande attenzione da parte degli sviluppatori, gli elementi aggiunti da Guerrilla Games in questo nuovo mondo si tramutano spesso in minigiochi (come il boardgame Batosta Meccanica, degno erede di Gwent, o le corse sulle Macchine), in una meccanica inedita (come la possibilità di ricostruire proiezioni del passato attraverso delle “immagini” da allineare nella mappa di gioco) o in revisioni dei sistemi precedenti, ora più ricchi che mai.
TRA NOVITÀ E CONFERME - Per muoversi nell’Ovest Proibito, Aloy si troverà a utilizzare nuovi strumenti e versioni migliorate di quelli già conosciuti nel primo capitolo. Oltre al Focus, ora utilizzabile con un singolo “tocco” per inviare un impulso in grado di evidenziare tutti gli elementi d'interesse nei paraggi (ma che può analizzare più nel dettaglio nemici, oggetti e quant’altro con una pressione prolungata dello stesso tasto), la cacciatrice può contare su un rampino (che consente non solo di appendersi, ma anche di strattonare alcuni oggetti per rivelare opportunità celate), un Alascudo (una sorta di aliante con cui planare lungo la mappa), una Maschera Marina (con la quale esplorare i fondali senza preoccuparsi della riserva d’ossigeno) e nuovi gadget da sfruttare con la sua lancia per distruggere ostacoli naturali o sfruttare le Macchine a suo vantaggio.
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Tutte le nuove meccaniche si inseriscono in modo armonioso in un contesto generale che mantiene i suoi elementi caratteristici: si corre, si salta, ci si arrampica (meglio che mai, grazie a un sistema rinnovato e decisamente più convincente) e si combatte contro umani e creature robotiche sfruttando sia armi a corto raggio che soluzioni offensive (vecchie e nuove) a media e lunga distanza. Con nuovi equipaggiamenti, al solito presenti in molteplici livelli di rarità, Aloy diventa passo dopo passo una cacciatrice sempre più letale ed esperta, grazie anche a un totale stravolgimento delle abilità che passa da sei skill tree differenti, ciascuno dedicato a un ambito preciso della sua personalità.
C’è quello dedicato ai combattimenti corpo a corpo, quello all’uso dell’arco, quello più incentrato sulla sopravvivenza e quello dedicato alla furtività, a cui si aggiungono un set di abilità specifiche per le trappole e altre dedicate al controllo delle Macchine. Per sbloccare tutto quello che Horizon Forbidden West ha da offrire non basta ovviamente dedicarsi alla campagna principale, ma serve lasciarsi andare a tutte le attività che l’Ovest Proibito può offrire lungo il cammino. Fosse di combattimento da dominare, missioni secondarie e commissioni da completare, avamposti di ribelli da liberare, contratti di recupero da onorare, rovine delle reliquie da scoprire: c’è tanto, nella nuova creatura di Guerilla, che può assicurare ad Aloy esperienza con cui diventare sempre più potente e resiliente, nonché punti XP da spendere nei sei rami di abilità succitati.
Per ottenere il massimo dalla cacciatrice serve investire tempo in tutte le attività secondarie che lo studio olandese ha disseminato qua e là in una rappresentazione devastata, desolante ma al tempo stesso affascinante degli Stati Uniti, che riesce a offrire una varietà ancora più ampia rispetto al passato portandoci a esplorare territori innevati, paludi, zone desertiche (come Las Vegas) e rovine di grandi metropoli come San Francisco. Ogni area è caratterizzata da avamposti, rifugi e zone in cui vivono Macchine specifiche, e la campagna fa un ottimo lavoro per portare il giocatore a scoprire il più di queste zone innescando la scintilla della curiosità per spingerlo poi ad approfondire tutto ciò che si cela nei paraggi. Fortunatamente non tutte le attività sono necessarie per raggiungere la fine della storia, che concentrandosi soltanto sul percorso principale può impegnare per 40-45 ore (che diventano anche 100, dedicandosi a ogni singola attività che il gigantesco open-world creato da Guerrilla può offrire).
Certo, per superare con maggior scioltezza gli atti finali dell’avventura di Aloy è consigliabile investire un po’ di tempo per approfondire le quest secondarie che gli sviluppatori hanno realizzato per Forbidden West, anche perché alcune sono in grado di offrire nuove tipologie di armi, equipaggiamento di rarità superiore o risorse leggendarie da scambiare poi con mercanti e personaggi di varia natura così da ottenere dei vantaggi contro i nemici più impegnativi, si tratti di umani (che, nel sequel, sono spesso protetti da corazze distruttibili solo con munizioni elementali di tipo specifico) o delle decine di nuove Macchine che popolano l’Ovest Proibito, molte delle quali differenti da qualsiasi cosa si sia vista nell’originale Horizon Zero Dawn e nella sua espansione in terra Banuk, The Frozen Wilds.
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Bisogna ammettere, però, che nel tentativo di ampliare a dismisura ogni singolo sistema e abbracciare l’anima ruolistica che, in alcuni casi, nel primo capitolo era solo abbozzata, Guerrilla Games ha sacrificato un po’ di quell’immediatezza che era alla base del gioco originale. Lo si nota spulciando nel menu delle abilità, con i vari skill tree che ora includono persino delle "super mosse" (potenziabili a più riprese e utilizzabili una volta accumulata energia in una nuova barra) capaci di donare vantaggi di varia natura durante i combattimenti o l’esplorazione, o persino nel sistema di crafting e potenziamento delle risorse, ora ampliato a tal punto da sembrare quasi confusionario e “sconsigliato” nell’uso durante gli scontri. Perché se è logico che il numero di risorse (ora più vasto che mai) sia aumentato a dismisura, è meno piacevole il modo in cui l’uso di alcuni elementi sia stato reso più macchinoso e “lento” dagli sviluppatori, probabilmente al fine di rendere la progressione di Aloy più ragionata e meno fulminea.
Si finisce, tuttavia, con l’usare meno alcune risorse che nel primo capitolo erano facili da piazzare e costruire (ad esempio, le trappole) o alcune tipologie di armi/armature che, per brillare davvero, necessitano di tante risorse con cui sbloccare i due, tre, quattro livelli (a seconda della rarità) di progressione. Nel tentativo di espandere la sua anima ruolistica, insomma, alcuni elementi sono diventati troppo elaborati, e c’è il rischio che molti giocatori decidano di non approfondire tali sistemi e sottosistemi per concentrarsi su ciò che nel gioco funziona con maggiore immediatezza. Ed è un vero peccato, perché anche a livello di armi, Guerrilla Games ha studiato alcune soluzioni inedite degne di nota che, grazie ai vari skill tree, possono anche colpire Macchine e umani in modi differenti, consumando una barra (chiamata Vigore) che si accumula in combattimento e che stimola Aloy a variare continuamente strategia.
Insomma, per un sistema di combattimento che diventa molto più profondo e ricco di variabili, di sfaccettature, di opzioni che spingono il giocatore a creare una vera e propria “build” studiando sinergie tra armature, armi, trappole, pozioni e cibi (sì, tra le novità di Forbidden West c’è pure la possibilità di creare dei pasti da consumare per ottenere dei bonus temporanei), il prezzo da pagare è la perdita di quella velocità e spensieratezza del primo episodio. Gettarsi a capofitto in battaglia senza aver studiato prima lo scenario, la tipologia dei nemici, le loro vulnerabilità e le possibilità d'interazione ambientale equivale il più delle volte a morte certa, e questo potrebbe essere allo stesso tempo croce e delizia della nuova produzione di Guerrilla Games. Che, pur con i dovuti sforzi, non sempre riesce a rendere perfettamente leggibile la situazione, complice un’interfaccia che a volte fa i capricci e diventa complessa da “capire” nelle situazioni frenetiche.
UN MONDO BELLISSIMO, MA IMPERFETTO - Se c’è un aspetto che non delude, di Horizon Forbidden West, quello è certamente la bellezza di un mondo che si svela lentamente, ma che conquista sin da subito. Uno scenario caratterizzato da molteplici biomi, uno diverso dall’altro, in cui si nota la cura con cui Guerrilla Games ha cercato di espandere il suo mondo “post post-apocalittico”, il suo folklore, le sue tribù. Ci sono diverse aree dell’Ovest Proibito capaci di catturare il giocatore e lasciarlo a bocca aperta, tant’è la meraviglia che si palesa davanti agli occhi di Aloy, in un mix tra culture tribali e futurismo, tra tradizione e innovazione, tra speranza e coscienza, tra scienza e religione. Esplorare la costa occidentale degli Stati Uniti, coi suoi monti innevati, i suoi deserti aridi, le paludi insidiose, le zone lussureggianti… è una vera gioia per gli occhi, che splende di una luce particolare su PS5 grazie a una direzione artistica degna di nota che segna la maturazione da parte di Guerrilla Games, a conti fatti alla sua seconda esperienza in termini di produzioni open-world.
Il team olandese ne ha fatto di passi in avanti, sia in termini di regia che di messa in scena, con alcuni momenti che rapiscono, altri che emozionano, altri ancora che fanno riflettere, non solo nei momenti principali della storia, ma anche nelle sue missioni secondarie, nei dialoghi con i personaggi di contorno, nelle missioni all’apparenza meno significative. Non tutto è perfetto, per carità, perché da una parte c’è da mettere in conto la natura cross-generazionale di un progetto forse eccessivamente ambizioso per poter girare a dovere anche su un hardware di nove anni fa, dall’altra ci sono alcuni difetti (di gioventù, si spera) che impediscono a Horizon Forbidden West di sedersi allo stesso tavolo di capolavori del calibro di The Last of Us: Parte 2 o God of War, da un punto di vista meramente tecnico.
Con texture che, nonostante la patch day-one, si caricano all’improvviso, fenomeno di pop-up e altri problemini che rendono l’esperienza di gioco non sempre perfetta, il secondo atto dell’avventura di Aloy è caratterizzato da alcune sbavature che sono giustificabili solo parzialmente per un prodotto di questa caratura. Ed è certamente un peccato, perché probabilmente con qualche mese di tempo in più (o con un gioco concepito solo per PlayStation 5) ci saremmo trovati di fronte a un capolavoro in ogni sua parte.
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A proposito di generazioni, Guerrilla Games ha sfruttato benissimo le caratteristiche più rilevanti della nuova ammiraglia PlayStation: dagli effetti “sensoriali” di DualSense, in grado di restituire tante microvibrazioni a seconda dell’azione che si compie, ai grilletti adattivi che simulano la tensione della corda dell’arco o la resistenza che si prova cercando di forzare una porta, fino all’audio tridimensionale, che può restituire la sensazione di essere all’interno di un mondo ricco e incredibilmente coinvolgente. Lo stesso SSD, nonostante fallisca misteriosamente nel riuscire a caricare le texture del mondo di gioco, è perfetto nel gestire gli spostamenti rapidi da un punto all’altro della mappa: i tempi di caricamento sono ridotti all’osso, anche attraversando per intero il gigantesco open-world tramite un "salto" da un falò all’altro.
Nota di merito per l’altoparlante di DualSense, che emette alcune sonorità in grado di aumentare il coinvolgimento nei momenti più intensi dell’azione, mentre da rivedere il funzionamento delle schede Attività, che nella versione pre-lancio si limitavano a elencare le missioni in sospeso senza offrire caratteristiche come le Guide ufficiali di gioco, una delle vere novità di PlayStation 5.
Come lo abbiamo giocato
Le nostre impressioni su Horizon Forbidden West nascono dopo una prova approfondita del nuovo gioco di Guerrilla Games: abbiamo completato la trama principale su PS5 dopo circa 45 ore, concentrandoci prettamente sulla campagna principale e lasciando tra le lande dell'Ovest Proibito decine di attività secondarie che, se completate, potrebbero far salire il conteggio a più di 100 ore. Sulla console next-gen il gioco offre due modalità di visualizzazione: la prima favorisce la risoluzione (in Ultra-HD 4K) ma limita il frame-rate a 30 fps, e la seconda raddoppia la fluidità (ora a 60 frame al secondo) ma riduce nativamente la cornice per adattarsi alla situazione su schermo. Abbiamo provato anche la versione old-gen per PS4, che al netto di una potenza nettamente inferiore è in grado di restituire un'immagine assolutamente convincente, accontentandosi di un frame rate a 30 fotogrammi al secondo ma confermandosi comunque uno dei giochi più belli e divertenti per la piattaforma di scorsa generazione. Su old-gen, chiaramente, il fenomeno di clipping e streaming degli asset è ancora più marcato, così come i caricamenti, che possono richiedere diversi minuti rispetto all'edizione per PS5.
Può piacere a chi…
… ama i giochi di ruolo con decine di cose da fare
… adora perdersi in un affascinante open-world, da esplorare a piedi o a bordo delle Macchine
… ha apprezzato i combattimenti del primo capitolo e vuole viverli alla massima potenza
Potrebbe deludere chi…
… preferisce giochi più brevi e caratterizzati da una storia lineare
… non ama perdersi tra decine di menu per gestire abilità, crafting e quant'altro
… tollera poco le produzioni caratterizzate da centinaia di attività differenti
Horizon Forbidden West è un gioco consigliato ai maggiori di 16 anni.