Indiana Jones e l'antico Cerchio, le immagini dell'avventura digitale di Indy
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Bethesda e Xbox affidano a MachineGames il compito di riportare in auge le gesta videoludiche di Indiana Jones in una nuova, memorabile avventura digitale
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È un paradosso che, pur avendo ispirato serie amatissime come Tomb Raider e Uncharted, la saga di Indiana Jones non sia più riuscita a imporsi come punto di riferimento per i videogiochi. Lo aveva fatto in passato, raggiungendo l'apice con un'avventura punta e clicca che ci portava alla scoperta del destino di Atlantide, e prova a farlo oggi con Indiana Jones e l'antico Cerchio, ultima fatica di Bethesda e Xbox.
Un videogioco, quello affidato dai due studi alla software house svedese MachineGames, che cerca di ricreare un'atmosfera fedele allo spirito dei film di Indiana Jones, con numerosi omaggi al franchise cinematografico e richiami più o meno velati a elementi che i seguaci di Henry "Indiana" Jones apprezzeranno di certo, ma che nel processo cerca di distanziarsi anche da quegli stessi brand che aveva ispirato in precedenza per creare un'esperienza di gioco "diversa".
La volontà dello studio che ha dato i natali alla saga contemporanea di Wolfenstein era di evitare potenziali confronti con le disavventure di Lara Croft e Nathan Drake, ma anche di attingere dal pedigree dello studio (che, oltre alla serie con protagonista William B.J. Blazkowicz, si era già occupata di The Darkness e The Chronicles of Riddick quando i suoi fondatori militavano tra le fila di Starbreeze) e alla sua esperienza nel genere dei videogiochi con visuale in prima persona. Detto, fatto: Indiana Jones e l'antico Cerchio rinuncia a una "comoda" visuale in terza persona con telecamera alle spalle del protagonista per "immergerci" completamente nel personaggio, per farci "diventare" Indiana Jones.
Il risultato, dopo trenta ore passate alla ricerca del misterioso "antico Cerchio", si può dire riuscito, con un videogame che riesce a catturare lo spirito d'avventura tipico della saga creata da George Lucas e dar vita a una storia che, pur senza particolari guizzi o colpi di scena memorabili, riesce a intrattenere e a divertire, portandoci alla scoperta di rovine, templi antichi e luoghi misteriosi, scenari esotici e luoghi "più familiari" per il pubblico del Bel paese, offrendo un intreccio narrativo che alterna dialoghi vivaci e scambi più ironici, riferimenti storici più accurati e gli immancabili momenti "esoterici" a cui la saga di Indiana Jones ci ha sempre abituato anche durante le tante apparizioni sul grande schermo.
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Segno, questo, che MachineGames ha lavorato a questo nuovo progetto con un profondo rispetto per il materiale d'origine (anche per la presenza di Todd Howard, responsabile di Bethesda e grande appassionato di Indiana Jones), infarcendo il tutto con numerose citazioni e omaggi alla saga cinematografica, inclusa un'introduzione giocabile che farà la gioia di chi ha amato "I predatori dell'arca perduta". Anche l'estetica riproduce fedelmente lo spirito e le atmosfere dei film, rendendo Indiana Jones e l'antico Cerchio una sorta di "seguito ideale" per la trilogia originale vista sul grande schermo, prima che il personaggio interpretato da Harrison Ford (le cui fattezze sono state riproposte fedelmente) tornasse al cinema con due episodi probabilmente un po' più deboli.
Se l'Henry Jones di Troy Baker (il Joel di The Last of Us) convince perfettamente nella sua interpretazione di Indiana Jones, non sono da meno lo splendido antagonista (uno dei migliori visti nei videogiochi contemporanei) o spalle come il Marcus Brody di David Shaughnessy (che riprende il ruolo interpretato al cinema dal compianto Denholm Elliot) e la Gina Lombardi interpretata dalla "nostra" Alessandra Mastronardi, che accompagna il protagonista nella sua avventura. Una storia che, pur senza colpi di scena inattesi o schemi narrativi particolarmente sconvolgenti, riesce a mantenere un buon ritmo per tutta la sua durata, limitando al minimo la rigiocabilità visto che lo sviluppo della narrazione è estremamente lineare e le uniche attività secondarie si traducono in missioni (in alcuni casi, particolarmente ispirate) da completare in uno dei vari "hub esplorabili" come Giza o il Vaticano.
Missioni, queste, che cercano di sfruttare tutte le peculiarità dell'infrastruttura di gioco, puntando in primis sull'esplorazione e sulla risoluzione degli enigmi. Nonostante la visuale in soggettiva e il "curriculum" dello studio, infatti, Indiana Jones e l'antico Cerchio è molto più votato all'avventura che all'azione, e ciò si traduce in un'esperienza che predilige il più delle volte l'approccio furtivo e l'uso dell'ingegno rispetto alla forza bruta e alle semplici "sparatorie", con la possibilità di usare travestimenti per passare inosservati e di "occultare" i corpi dei nemici al tappeto per non farsi notare. Aspetti che ricordano la saga di Hitman e che sono coerenti con la filosofia del personaggio.
Certo, i momenti in cui imbracciare le armi non mancano di certo, ma si tratta di una componente decisamente accessoria per quella che è la formula di gioco voluta dal team di MachineGames, il che rappresenta certamente una scelta coraggiosa se si considera l'ottimo "feeling" che gli sviluppatori svedesi hanno mostrato negli anni quando si tratta di usare pistole, fucili e armi più o meno devastanti per abbattere i nemici. Indiana Jones e l'antico Cerchio cerca di rispettare lo spirito del personaggio ideato da Lucas e si alterna tra fasi più dinamiche, che ricalcano i momenti più spettacolari della serie cinematografica, a momenti in cui esplorazione, risoluzione di enigmi e raccolta di indizi viaggiano di pari passo per permettere al protagonista di avanzare alla fase successiva.
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Grazie al suo diario, Indiana Jones può raccogliere annotazioni, fotografie (che il giocatore può scattare autonomamente una volta ottenuta una macchina fotografica), manifesti e altri oggetti per ottenere indizi utili con cui risolvere degli enigmi ambientali o altri rompicapo nascosti qua e là, mentre un sistema di "aiuti" opzionale (che consiste nel processo di scattare ripetutamente delle foto all'oggetto in questione, così da ottenere nuovi "commenti" e considerazioni da parte dei personaggi) consente di progredire nella storia senza restare sospesi a lungo. Se è vero che alcuni enigmi, specialmente quelli legati a missioni secondarie e segreti nascosti in bella vista, possono risultare generalmente più ardui e macchinosi rispetto a quelli che si incontrano nella storia principale, il gioco offre un tasso di sfida abbastanza equilibrato ed è difficile che l'esperienza possa risultare frustrante.
Come detto, però, Indiana Jones e l'antico Cerchio cerca di declinare al meglio anche la dimensione più "dinamica" del personaggio e, in tal senso, il sistema di combattimento è certamente uno degli elementi che offre più soddisfazioni al netto della sua struttura abbastanza tradizionale e collaudata. Oltre a poter usare pugni, parate e contrattacchi, l'archeologo può contare su oggetti improvvisati e usarli come armi da mischia o da lancio, oppure sfruttare l'immancabile frusta per disarmare i nemici, strattonarli e distrarli per tentare di avere la meglio o di colpirli alle spalle.
Indiana Jones non è un supersoldato come il protagonista di Wolfenstein, quindi deve fare attenzione a non consumare il vigore quando combatte o si arrampica qua e là, né tantomeno può incassare troppi colpi o uscire indenne da sparatorie in situazioni di netta inferiorità numerica. Certo, esplorando gli scenari e avventurandosi in luoghi segreti è possibile raccogliere dei "manuali" che consentono di sbloccare nuove abilità spendendo i cosiddetti "Punti avventura" guadagnati da Indy a ogni nuova scoperta, migliorando la resistenza ai colpi, l'abilità con le armi da fuoco, il vigore l'energia massima, il numero di bende curative o di oggetti consumabili che è possibile trasportare, o sbloccando veri e propri "talenti speciali" come un'abilità che, in caso di K.O., consente a Indiana Jones di raggiungere il suo fedora per ottenere una seconda possibilità e rientrare in partita.
L'esperienza, nell'arco delle oltre trenta ore necessarie a raggiungere i titoli di coda, è certamente divertente e appagante, e sebbene le sequenze d'azione non siano mai tanto complesse o dinamiche da raggiungere i picchi più alti mai visti nel settore dei videogiochi (soprattutto le sequenze adrenaliniche create da Naughty Dog nella serie Uncharted), la produzione di MachineGames convince grazie a un ritmo bilanciato che rende impossibile annoiarsi, una durata complessiva adeguata e una struttura di gioco che, nella sua linearità, riduce i tempi morti al minimo (al netto delle numerose sequenze d'intermezzo che fungono da collante tra una missione e l'altra, con buona pace di chi non ama i "videogiochi che sembrano film").
Il tutto è supportato da un comparto audiovisivo di grande spessore, con uno stile artistico coerente con l'universo di riferimento, ambientazioni incredibilmente curate, effetti di luce che offrono un coinvolgimento notevole e una direzione artistica particolarmente sul pezzo, capace di offrire scenari suggestivi che omaggiano a più riprese il materiale di origine. Certo, alle volte si nota qualche imperfezione tecnica o delle animazioni forse non all'altezza di altri titoli più impressionanti dal punto di vista estetico, ma in generale la nuova opera prodotta da Bethesda e Xbox riesce a soddisfare anche coloro che, in un videogame, si aspettano una grafica di un certo livello. Da segnalare, inoltre, un comparto audio in grande spolvero, con una colonna sonora che rievoca i motivetti storici della saga e accompagna le sequenze più adrenaliniche con la giusta carica, ed effetti sonori che riescono a immergere il giocatore nel mondo di Indiana Jones.
Buone notizie anche in termini di localizzazione, con un buon lavoro fatto nella trasposizione nella nostra lingua e un doppiaggio che, pur non raggiungendo le vette delle interpretazioni degli attori originali (in primis Troy Baker, capace di creare una sua personalissima versione del celebre archeologo che non fa assolutamente rimpiangere Harrison Ford), riesce a enfatizzare i punti di forza dei personaggi in modo ottimale. Nel complesso, Indiana Jones e l'antico Cerchio rappresenta un ottimo inizio (o meglio, "ritorno") per Bethesda e MachineGames, che propongono su PC e Xbox (e, dalla prossima primavera, anche su PlayStation 5) un'avventura memorabile da vivere tutta d'un fiato.
Come lo abbiamo giocato
Abbiamo provato Indiana Jones e l'antico Cerchio su Xbox Series X, vivendo il viaggio in giro per il mondo di Indy nella versione con doppiaggio italiano e cimentandoci non solo nella storia principale, ma anche nelle missioni secondarie e nei vari segreti disponibili esplorando a fondo ciascuno dei suoi scenari. Il gioco è atteso su PC, console Xbox e Game Pass il 9 dicembre, ma sarà disponibile anche su PlayStation 5 dalla prossima primavera.
Può piacere a chi…
… ama le avventure basate su esplorazione ed enigmi
… ha sempre sognato di "diventare" Indiana Jones
… preferisce le sezioni furtive e gli approcci "indiretti"
Potrebbe deludere chi…
… sperava in un'avventura in terza persona
… non ama la furtività e predilige affrontare i nemici con armi da fuoco
… non tollera i videogiochi con lunghe sequenze di intermezzo
Indiana Jones e l'antico Cerchio è un gioco consigliato ai maggiori di 16 anni.