Capcom pubblica una raccolta di sette vecchie glorie, un tempo onnipresenti nelle sale giochi di tutto il mondo
di Luca FabbriPer gli amanti dei picchiaduro a scorrimento, Capcom Beat 'Em up Bundle è un gradito ritorno di alcuni dei classici più amati di un genere che, nel mentre, sembra aver ormai perso lo smalto di un tempo. La verità è che il mondo da tempo non ha più bisogno di picchiaduro a scorrimento e la prova sta nei fatti: il genere è praticamente estinto nel mercato di massa e oggi resta rappresentato solo da qualche esponente indie. Un peccato, perché mancano come il pane titoli tanto fracassoni e ripetitivi quanto immediati nelle meccaniche, in grado di suscitare un divertimento infantile, diretto allo stomaco, in genere bastano due-tre tasti, che spettacolo.
Erano giochi insopportabilmente difficili da completare, costruiti su puzzle di curatissimi pixel, tamarri come pochi, perfetti per evocare alla mente il puzzo di sigaretta - la legge Sirchia era ancora là da venire - di una sala giochi dove un tizio con aria da duro, orecchino, maglia della salute bianca e giubbotto di jeans bestemmia picchiando i pugni sul cabinato di fronte all’ennesimo game over. Già, le sale giochi: le potevi trovare in centro come in periferia, in riviera poi ne era pieno, spesso erano fatiscenti, sporche, dai nomi ridicoli, un profluvio di Magic Town, Jolly, Moonlight, Thunderball.
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In ognuna di esse si scambiavano lire per gettoni dalle due-tre scalanature incise, sotto gli occhi di una cassiera che a stento nascondeva commiserazione nei confronti di chi, come il sottoscritto, finiva per spendere diecimila cucuzze a botta. Eppure la mamma diceva sempre: "Vade retro, è pieno di drogati". Risultato: le sale giochi erano un sogno erotico e si finiva per andarci a insaputa dei genitori, non senza essere assaliti da un fastidioso senso di colpa, che però spariva di colpo dopo aver selezionato Cody in Final Fight, di gran lunga la stella più luminosa del pacchetto di giochi confezionato da Capcom.
Questo titolo del 1989 per noi rappresenta - insieme a Cadillacs & Dinosaurs sempre di Capcom e Sunsetriders di Konami - il massimo del genere: Metro City era e resterà il teatro delle scazzottate che ricorderemo più volentieri, troppo bello impersonare un energumeno come Mike Haggar (il sindaco della città!) e spaccare la faccia a loschi figuri con occhiali da sole e catenoni, improbabili punk, prostitute in metropolitana, sgherri in canotta da palestrato. Giocato trent’anni dopo Final Fight riesce ancora a intrigare, vuoi per la grafica in pixel art, vuoi per le animazioni eccellenti, la rappresentazione del degrado urbano nella scenografia, gli sprite giganti, i boss di fine livello, che paiono buttafuori raccattati all’ingresso della peggior discoteca del quartiere. Il gameplay è, ovviamente, decrepito: rispetto agli altri giochi della collezione, tutti più recenti, le mosse disponibili sono pochissime e il livello di difficoltà sfiora la stratosfera. Ma le strade di Metro City sono storia dei videogiochi: attraversatele, se avete il fegato.
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Captain Commando del 1991 è il secondo titolo del lotto che preferiamo. Quando uscì fecero impressione gli smembramenti a colpi di katana del ninja Ginzu, forse un’anticipazione del treno di violenza che avrebbe investito i videogiochi nel 1992 con le fatality di Mortal Kombat e nel 1993 con la motosega di Doom. Il prodotto, per il resto, è un Final Fight in salsa futuristica, dove finalmente si può correre e si controlla un cast da Comiche di Villaggio e Pozzetto: tra i personaggi troviamo un poppante in pampers che guida un robottone verde e una ridicola mummia armata di pugnali.
The King of Dragons (sempre del 1991) era una bomba da giocare in tre contemporaneamente davanti al cabinato: uno prende il chierico, l’altro l’elfo, un terzo il nano e via a menar fendenti in questo frullatore di botte dall’ambientazione fantasy in stile Dungeon & Dragons. Per sconfiggere i memorabili boss di fine livello - tra cui il minotauro e il ciclope - l’alchimia tra i giocatori diventa fondamentale, occorre saper sfruttare al momento opportuno le abilità di ogni personaggio selezionato.
Knights of the Round (1992) approfondisce ulteriormente le suggestioni medievaleggianti e porta il carico di schiaffoni direttamente sulla tavola rotonda di Re Artù. Le meccaniche vengono arricchite dal sistema di parata, dalla possibilità di sfruttare i cavalli per gli assalti all’arma bianca e dall’introduzione dei livelli di esperienza in stile gioco di ruolo. Anche in Warriors of Fate del ‘92 le cavalcature fanno la parte del leone. Colpisce particolarmente la singolare ambientazione cinese, l’ampio roster dei personaggi disponibili e, soprattutto, il reparto macelleria: il titolo tracima di violenza, rendendo possibili mutilazioni e decapitazioni assortite.
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Gli ultimi due giochi paiono inseriti apposta nel pacchetto per mandare in visibilio gli amanti degli almanacchi: non sono mai usciti su console e, pertanto, per molti giocatori costituiranno una novità. Si tratta di produzioni più moderne e lo si nota anzitutto dalla grafica particolareggiata e dalla maggior ricchezza del sistema di combattimento. In Armored Warriors (1994) spadroneggiano improbabili robottoni dai colori scintillanti, che possono essere meglio equipaggiati raccogliendo potenziamenti, parti meccaniche e modifiche varie.
Battle Circuit è invece uscito in sordina nel 1997, quando la prima PlayStation aveva già cambiato il mondo dei videogiochi a suon di poligoni. All’interno di questa collezione il titolo non passa però inosservato e vince a mani basse la palma d’oro della profondità del sistema di combattimento: il comparto di attacchi e mosse disponibili è complesso e vario al punto da rasentare i picchiaduro a incontri. Stupiscono poi le possibilità di personalizzazione dei personaggi e la stramberia fuori misura del roster di picchiatori.
Tecnicamente parlando gli sviluppatori di Beat 'Em Up Bundle hanno svolto un compitino senza infamia ma soprattutto senza lode: l’emulazione convince senza riserve nel formato 4:3 originale, ma a livello di extra si poteva fare decisamente di più. I menu sono piatti, anonimi e dalla direzione artistica abbastanza scialba. C’è una bella galleria di artwork e bozzetti che guarderete una volta e mai più e la modalità online che permette di giocare in multigiocatore in rete. Durante le sessioni di prova tutto ha funzionato a dovere.
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In conclusione raccomandiamo l’acquisto di Beat 'Em Up Bundle a due tipologie di giocatori: a chi ha vissuto sulla propria pelle l’epoca dei picchiaduro a scorrimento e ha speso fior di paghette in sala giochi e a tutti coloro che realmente desiderano conoscere un pezzo di storia dei videogiochi. Per questo genere di utenza l’intrattenimento qui non manca di certo e Switch, data la sua estrema versatilità, rappresenta senz’altro la piattaforma ideale per godere al meglio dell'offerta proposta da Beat 'Em Up Bundle.
Tutti gli altri farebbero bene a riflettere sette volte prima di spendere 20 euro per una manciata di titoli divertenti quanto vuoi ma invecchiati decisamente male. Post scriptum: per concludere questa recensione abbiamo salvato la partita poco prima del boss finale di Final Fight. Ora non resta che caricare il salvataggio e tornare a darci dentro. In trent’anni non l’abbiamo mai finito. Chissà, forse è la volta buona.
Come lo abbiamo giocato
Abbiamo provato Capcom Beat 'Em up Bundle grazie a un codice per il download fornito da Capcom. La prova è avvenuta collegando Nintendo Switch a un televisore LG da 60 pollici Ultra HD 4K e anche sfruttando la console in modalità portatile. Per completare questi sette titoli servono una manciata di ore. Ma se dopo tutti questi anni siamo ancora qui a parlarne, questo significa una sola cosa: non vi stancherete mai di rigiocarli.
Può piacere a chi…
… ha passato un pezzo di vita in sala giochi e non si è mai più ripreso
… adora i titoli fracassoni, dove il cervello si spegne e si passa alle maniere forti
… vuole scoprire un pezzo di storia dei videogiochi
Potrebbe deludere chi…
… detesta i videogiochi ripetitivi
… non è disposto a perdere tempo con prodotti di vecchia data
… vuole trame degne di nota nei videogiochi
Capcom Beat 'Em up Bundle è un gioco adatto a un pubblico di età non inferiore ai 16 anni.