Dopo Marvel’s Spider-Man: Miles Morales, Insomniac Games dà vita a una nuova esclusiva di rilievo per i possessori della nuova console di Sony
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Sono trascorsi cinque anni da quando Insomniac Games ha deciso di dare una rispolverata al franchise di Ratchet & Clank, la saga con cui il team californiano capitanato da Ted Price si è affacciato all’era di PS2 dopo aver dato i natali a un mito come Spyro the Dragon. Una coppia, quella composta dal coraggioso lombax Ratchet e dal suo inseparabile amico robotico Clank, che in oltre due decenni ne ha viste di cotte e di crude, affrontando i deliri di onnipotenza del malvagio Dr. Nefarious per mantenere la galassia al sicuro dalle mire conquistatrici del folle scienziato.
Se il remake lanciato su PlayStation 4 aveva permesso agli sviluppatori di svecchiare l’esperienza di gioco e gettare le basi per una ripartenza in grande stile del franchise, è solo con il lancio di PS5 che la coppia di eroi titolare può finalmente partire alla volta di una nuova ed entusiasmante avventura tutta da scoprire: tocca dunque a Rift Apart, l’ennesima esclusiva proposta in pochi mesi da Sony per la sua console di nuova generazione (dopo Demon’s Souls e Returnal, senza considerare i giochi lanciati anche su PS4 come Sackboy: Una Grande Avventura e Spider-Man: Miles Morales), fare compagnia alla community PlayStation in un’estate che si prospetta a dir poco intensa.
Per l’occasione, il team di sviluppo ha deciso di proporre alle sue icone una nuova storia che si ricollega, in parte, agli eventi visti e vissuti in Nexus, episodio lanciato su PS3 con cui si era conclusa la saga "Future": la sceneggiatura riparte infatti dalla fine del capitolo del 2013 e ruota attorno al Dimensionatore, un dispositivo creato dai lombax che Clank ha ricostruito per permettere a Ratchet di ricongiungersi al suo popolo.
Offerto all’amico in occasione di una parata organizzata dagli abitanti di Megalopolis per celebrare le gesta eroiche del duo, il dispositivo finisce ben presto nelle mani del solito Dr. Nefarious, pronto a scatenare una breccia interdimensionale che corre il rischio di compromettere la stabilità dell’universo.
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In men che non si dica, il giocatore si trova così a impugnare il controller DualSense per cercare di prevenire un nuovo disastro spaziale, affrontando una sequenza dall’elevato tasso di spettacolarità che conferma le ottime impressioni avute sin dalla presentazione del gioco: quella di Rift Apart è un’avventura colorata, divertente e ricca di momenti riuscitissimi che avvicinano la saga di Insomniac Games a quel sogno, a quell’idea di cartone animato interattivo che il team insegue ormai da anni.
E non è soltanto per lo spettacolare comparto grafico, reso possibile dalla maggiore potenza di PS5, ma anche per una maggiore cura proposta dal team per narrazione, regia, direzione artistica e colonna sonora, che offrono al giocatore l’impressione di trovarsi di fronte a un film Pixar, da vivere rigorosamente in prima (o meglio, in terza!) persona.
Detto, fatto: Dr. Nefarious rompe il tessuto interdimensionale e crea delle fratture nello spazio-tempo che costringono Ratchet e Clank a separarsi in un universo alternativo, una dimensione in cui l’antagonista è diventato un implacabile imperatore e ha trasformato Megalopolis nell’oscura Nefarious City.
All’interno di una città accattivante, ricca di luci al neon e dettagli che strizzano l’occhio al filone cyberpunk, il giocatore comprende che quella delle fratture dimensionali, dei “Rift” che danno il titolo al nuovo episodio, è la meccanica principale attorno alla quale ruota un’esperienza di gioco altrimenti molto fedele a quella del già citato remake lanciato nel 2016.
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Ratchet & Clank: Rift Apart mantiene l’ossatura di uno sparatutto in terza persona in cui ci si sposta da un pianeta all’altro per completare gli obiettivi previsti dalla sceneggiatura, tra salti, schivate e sequenze platforming che fungono da intermezzo tra il vero pezzo forte: le sparatorie, in cui le armi rigorosamente sopra le righe (ma sempre incredibilmente divertenti da utilizzare, anche grazie a DualSense) rivestono un ruolo fondamentale per liberarsi delle sfilze di nemici che cercheranno di ostacolare il cammino di Ratchet, Clank e… delle rispettive controparti dimensionali.
Già, perché ben presto il giocatore si imbatterà in Rivet, lombax femminile che accompagna il protagonista nella copertina del gioco e che, per buona parte della storia, sarà la vera e propria star di questa (dis)avventura tra nuovi pianeti e vecchie location che i fan della saga non faticheranno a riconoscere.
Se in un primo momento si pensava che le differenze tra i due lombax potessero andare oltre il semplice aspetto, magari con abilità esclusive e qualche diversificazione nel sistema di movimento, nell’esplorazione e nell’uso delle armi, a conti fatti Ratchet e Rivet si muovono, agiscono e "crescono" sostanzialmente allo stesso modo, condividendo non solo progressione e soluzioni offensive, ma anche potenziamenti, armature e valuta di gioco, quegli stessi Bolt che possono essere spesi per acquistare nuove bocche da fuoco da uno dei tanti mercanti sparsi per la galassia.
Se da un lato ha perfettamente senso che Ratchet e Rivet condividano esperienza e crescita essendo sostanzialmente l’uno la controparte dimensionale dell’altra, la scelta di rendere i due personaggi delle semplici “skin” rappresenta uno degli aspetti meno convincenti di un prodotto che, nonostante tutto, non sembra mai voler osare quel tanto che basta per compiere il passo successivo e trasformare così un buon videogioco in un capolavoro.
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Così, il giocatore si trova a vestire i panni di uno dei due lombax (senza poter mai scegliere quale dei due controllare, ma lasciando l’onere al gioco) saltando, schivando oppure correndo lungo la mappa grazie agli hoverpattini, aggrappandosi con il rampino (che, dopo aver sbloccato un potenziamento, può anche catapultare i lombax verso punti più distanti) o sfrecciando sulle rotaie tentando di evitare gli ostacoli incombenti. Se la descrizione vi sembra familiare, è perché non cambia poi molto dal remake del 2016 già visto su PlayStation 4.
Sì, certo, c’è spazio per qualche mossa inedita, tra un accenno di parkour e il sistema di fratture dimensionali che consente di passare da una parte all’altra della mappa “aggrappandosi” alla breccia, ma a conti fatti si tratta di novità che non stravolgono un’esperienza di gioco a tratti fin troppo conservatrice, che mantiene il divertimento e l’eccezionale spettacolarizzazione del remake senza però osare mai troppo.
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In tal senso, l’idea delle fratture dimensionali è ciò che lascia maggiormente l’amaro in bocca: a eccezione dei punti prestabiliti della storia, in cui Ratchet o Rivet possono passare da un’ambientazione all’altra nel giro di un istante (mostrando le incredibili capacità del disco a stato solido di PS5 di passare da un mondo all’altro senza caricamenti visibili), il resto della storia prevede su binari assai più lineari.
Le uniche eccezioni, chiamate Tasche Dimensionali, non sono altro che ambientazioni secondarie dall’ampiezza più o meno contenuta, al cui interno andare in cerca di un nuovo oggetto per personalizzare l’aspetto dei due lombax protagonisti. Armature (con cui potrete cambiare l’aspetto dell’elmo, del torace e delle gambe di Ratchet e Rivet) che donano dei bonus passivi per proteggersi contro particolari tipologie di nemici, e poco più.
Le stesse fenditure presenti in alcune zone dei vari pianeti non sono altro che dei punti a cui agganciarsi con il rampino per cambiare repentinamente prospettiva, più che una vera e propria dimensione (aspetto che succede, sì, ma solo in momenti prefissati della storia): si tratta dunque di saltare da una parte e l’altra dello scenario, ma solo quando (e soprattutto se) previsto dagli sviluppatori in quel particolare pianeta, dal momento che né Ratchet né Rivet sono in grado di creare altre fratture dimensionali a piacimento o di sfruttarle per scopi differenti dal semplice muoversi da un punto all’altro della mappa.
Al di là di ottenere una visuale migliore, disorientare i nemici in fase di combattimento o raggiungere luoghi segreti altrimenti inaccessibili, dunque, non c’è molto altro: troppo poco, probabilmente, per una delle caratteristiche su cui Insomniac Games e Sony hanno spinto maggiormente per promuovere questo nuovo episodio.
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Per il resto, Ratchet & Clank: Rift Apart si muove sui binari a cui i fan sono abituati da anni (e che hanno avuto modo di riscoprire con il remake di cinque anni fa): ci sono delle sezioni platform in cui mettere alla prova i propri riflessi o la capacità di alternare salti e parkour, ma anche dei momenti in cui bisogna correre (a bordo di una lumaca insospettabilmente veloce, o di una creatura alata!) lungo la mappa per raggiungere degli obiettivi entro un tempo limite; fasi in cui si prende il controllo di Clank per sistemare delle fratture dimensionali (con una serie di minigiochi di logica che ricordano un po’ Lemmings e prevedono l’uso di sfere dagli effetti differenti per consentire alle proiezioni del robot di ripristinare la stabilità dimensionale) e altre in cui si gestisce un nuovo personaggio, caratterizzato in modo davvero delizioso dagli sviluppatori, all’interno di una struttura informatica in cui completare degli obiettivi sfruttando un sistema che, se vogliamo, ricorda quelli dei classici shoot’em up di un tempo.
E poi ci sono le boss fight, da sempre croce e delizia di Ratchet & Clank: in Rift Apart ce ne sono tante, tra bestioni corazzati, mostruosità dimensionali e macchine devastanti che tenteranno in tutti i modi di mandare al tappeto Ratchet o Rivet. A conti fatti, però, gli scontri contro i boss e mid-boss sono quelli in cui la nuova opera di Insomniac Games brilla meno: non ci sono infatti strategie avanzate o tattiche differenti dal rovesciare addosso alla creatura quintali di piombo (e non solo) per far calare lentamente una barra dell’energia vitale dalle dimensioni più generose, ed è un peccato, perché l’assenza di una vera e propria "sfida" in Ratchet & Clank: Rift Apart si avverte specialmente in queste fasi.
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Se lungo la campagna il gran numero di nemici costringe spesso e volentieri ad alternare le tante armi che si sbloccano lungo il cammino e a individuare quelle più efficaci per immobilizzare i nemici più fastidiosi e sbarazzarsene, con i boss è facile abusare delle due o tre soluzioni in assoluto più performanti e limitarsi ad attendere il momento ottimale per sparare, in particolare vista la capacità dei due lombax di sfruttare la nuova schivata “fasica” per ottenere una finestra di invulnerabilità totale.
C’è un momento in cui, raggiungendo una particolare destinazione della galassia, Ratchet e Rivet possono mettere alla prova le proprie abilità attraverso un sistema di “Sfide” a difficoltà crescente: una vera e propria arena che, ancora una volta, ricorda trovate simili già proposte in passato dagli sviluppatori, ma che in questo frangente consentono di divertirsi alle prese con le decine e decine di armi fuori di testa che trovano spazio nella nuova avventura.
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Dalla classica pistola alle mitragliatrici e lanciarazzi, dal raggio energetico a un fucile che può generare uno scudo protettivo o vomitare addosso ai nemici un’onda d’urto respingente, fino alle soluzioni stravaganti come un irrigatore che immobilizza ogni avversario si trovi nel suo raggio d’azione, o una creatura fungina che si trasforma in una torretta micidiale dalla media distanza. Le armi - vecchie e nuove - sono certamente la cosa più riuscita di Rift Apart, e usarle assume tutt’altro sapore grazie all’uso del controller DualSense, che al di là delle ormai consuete microvibrazioni che variano a seconda dell’arma in uso (e che, come spesso accade nelle esclusive PlayStation, sono impreziosite da alcuni effetti sonori che fuoriescono dall’altoparlante integrato), sfrutta i grilletti adattivi per creare nuove opportunità di gioco.
Si può infatti premere il grilletto a metà corsa per mirare o per attivare la modalità di fuoco secondario dell’arma, e poi imprimere più forza (superando così la resistenza del trigger) per far fuoco: il risultato è coinvolgente, divertente e appagante, al punto che vi troverete spesso e volentieri ad alternare arma al fine di farle crescere tutte e sbloccare nuovi potenziamenti, che sfruttando il Raritarium (una delle risorse ottenibili esplorando le ambientazioni) possono ampliare la forza devastante delle armi, il numero di munizioni ottenibili o creare degli effetti concatenati degni di nota. Colpo dopo colpo, la storia di Ratchet & Clank: Rift Apart scivola via che è un piacere mentre si alternano i due lombax, mentre si esplorano le fratture nei panni del piccolo Clank e si scoprono lati caratteriali delle “versioni alternative” di personaggi storici della saga, o evoluzioni inattese di quelli che invece ci accompagnano da una vita.
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E alla fine, quando arriva il momento di congedarsi dagli eroi mentre scorrono i divertentissimi titoli di coda, si arriva ad apprezzare un gioco che, pur non avendo la voglia e/o il coraggio di distaccarsi eccessivamente dall’esperienza tradizionale, raggiunge lo scopo che si era prefissato: far divertire chi impugna il controller per un’avventura lunga circa quindici ore, in una space-comedy interattiva che non mancherà di strappare un sorriso dopo l’ennesima situazione over-the-top o arma fuori di testa. Per Sony e Insomniac Games si tratta l’ennesimo centro dopo Marvel’s Spider-Man e l’espansione dedicata a Miles Morales. E adesso occhi puntati al futuro, con la prossima epopea di Aloy in Horizon: Forbidden West.
Come lo abbiamo giocato
Abbiamo portato a termine la storia di Ratchet & Clank: Rift Apart dopo circa quindici ore di gioco, mettendo alla prova l’hardware di PlayStation 5 nella modalità grafica Fedeltà, che propone una risoluzione nativa Ultra-HD 4K e una maggiore qualità dei dettagli grazie all’uso del Ray Tracing per enfatizzare riflessi e giochi di luci. Il gioco supporta due modalità grafiche aggiuntive: la prima, Prestazioni, disattiva il Ray Tracing per raddoppiare la fluidità fino a 60 frame per secondo, mentre la seconda, Prestazioni RT, abilita il Ray Tracing mantenendo il frame-rate a 60 fps, a discapito della risoluzione che viene ridotta dinamicamente a seconda delle situazioni. Il gioco è completamente localizzato in italiano, con dialoghi (ottimo il doppiaggio delle voci principali) e testi nella nostra lingua.
Può piacere a chi…
… ama gli sparatutto e le armi stravaganti
… adora Ratchet & Clank e vuole partire per una nuova avventura spaziale
… vuole vivere una storia ritmata e ricca di momenti divertenti
Potrebbe deludere chi…
… non ha mai gradito la coppia e la formula di gioco creata da Insomniac
… sperava in una rivoluzione più significativa per la saga
… preferisce giochi caratterizzati da un tasso di sfida molto più elevato
Ratchet & Clank: Rift Apart è un gioco consigliato a un pubblico dai 7 anni in su.