Rise of the Ronin, qualche scatto per scoprire il Giappone del XIX secolo
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Il nuovo gioco di ruolo di Team Ninja riparte dalle basi dei titoli precedenti per offrire un'esperienza accattivante, anche se non perfetta o particolarmente originale
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È palese che, con Rise of the Ronin, Team Ninja abbia cercato di plasmare un'esperienza capace di conquistare un pubblico più ampio rispetto al passato: la nuova esclusiva PlayStation, disponibile da pochi giorni sul mercato italiano, punta a unire un sistema di combattimento profondo e una narrazione solida per offrire un'avventura coinvolgente, non riuscendo tuttavia a creare un mondo altrettanto vario e originale.
L'ambizioso progetto degli autori di Ninja Gaiden e NiOh ci proietta nel cuore del Giappone del periodo Bakumatsu, facendoci vivere gli ultimi anni dello shogunato Tokugawa dalla prospettiva di due orfani, legati indissolubilmente dal destino e chiamati a fronteggiare la brutale e sanguinaria transizione di una nazione sospesa tra tradizione e cambiamento.
La storia è certamente uno degli elementi più riusciti di Rise of the Ronin, complice il periodo storico affascinante e le premesse interessanti: merito di un comparto narrativo che tenta di focalizzarsi tanto sulle vicende di respiro più ampio, con approfondimenti che permettono di apprezzare vari punti di vista e di mostrare empatia verso i membri di tutte le parti coinvolte nel conflitto, quanto su fasi più intime che riguardano i due protagonisti (personalizzabili totalmente grazie a un editor sorprendentemente profondo) e le relazioni che potranno instaurare con una serie di personaggi (alcune realmente esistiti, altre fittizi) incontrati lungo il cammino.
Legami, questi, che sono impreziositi da una serie di meccaniche uniche realizzate dallo studio al fine di garantire maggiore profondità: dalle relazioni e alleanze che incentivano a interagire con tutti i personaggi conosciuti nel prosieguo della storia, alla possibilità di scegliere quali compagni di avventura portare con sé durante le missioni (che, in alcuni casi, possono essere sostituiti da giocatori in carne e ossa grazie alla presenza di una modalità cooperativa online), Rise of the Ronin cerca di dare un impatto al passaggio del giocatore nel mondo, provando addirittura a influenzare l'esito della storia in base alle sue decisioni, con un sistema di bivi narrativi che può cambiare l'evoluzione del canovaccio.
Dispiace, però, che il reale impatto di tali scelte narrative sia perlopiù limitato a variazioni di poco conto, con le scelte morali che non sono effettivamente degli elementi chiave in grado di influenzare una storia progettata chiaramente per convergere verso un unico finale, a prescindere dalle proprie scelte. Una pecca non da poco per quella che, diversamente, avrebbe potuto essere una caratteristica particolarmente apprezzabile, specialmente se si considera che, da un momento in poi, si può scegliere di tornare sui propri passi, rivivere alcune missioni per cambiare le scelte compiute e indirizzare la narrazione su binari differenti. Peccato, però, che all'atto pratico cambi poco e che il finale sia sempre quello.
Il ritmo, comunque, è piacevole e la storia procede spedita senza intoppi, impreziosita da una buona regia che enfatizza alcuni momenti nonostante la direzione artistica non sia sempre impeccabile e le limitazioni, dal punto di vista tecnico, siano innegabili. Il vero problema, tuttavia, è nella gestione stessa dell'open-world, il "mondo aperto" creato da Team Ninja per il suo ultimo gioco: nonostante le numerose ambientazioni e un'ampia possibilità di esplorazione, garantita anche da mezzi di trasporto "inediti" come un aliante, si avverte una certa mancanza di innovazione e originalità rispetto ad altri titoli più moderni e coraggiosi, nonché una certa "bulimia" di contenuti tutti uguali.
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Già, perché come spesso succede nei videogiochi che tendono a infarcire i proprio scenari con segnalini e attività in ogni angolo, anche Rise of the Ronin cerca di fare "un po' di tutto" proponendo una serie di attività extra e missioni secondarie che vanno dalla liberazione dei classici "avamposti" alla ricerca di collezionabili e di creature (in questo caso, dei gatti adorabili), fallendo tuttavia nel creare qualcosa di davvero originale e che non si sia già visto in decine e decine di videogiochi simili. Un difetto, questo, che non è unico alla produzione di Team Ninja ma viene particolarmente evidenziato quando ci si ritrova per l'ennesima volta a fare la stessa cosa dopo ore e ore di gioco.
Non aiuta, in tal senso, il fatto che anche in questo caso lo studio giapponese abbia deciso di inondare il giocatore con una sfilza di ricompense spesso dal dubbio valore, aspetto che costringe il più delle volte a fermarsi e a perdere ore nei menu di gioco per liberarsi dall'equipaggiamento di troppo per recuperare qualche parte utile da riutilizzare. Ed è un peccato, perché probabilmente con un quantitativo minore di attività e un coraggio maggiore nel cercare di differenziarle, Rise of the Ronin avrebbe potuto continuare l'ottimo lavoro profuso dagli sviluppatori nella caratterizzazione di uno dei periodi storici più affascinanti della cultura nipponica, evitando invece di scadere nella monotonia.
Dove la software house centra completamente l'obiettivo è prevedibilmente nel combat system: forte dell'esperienza maturata con i progetti precedenti, Team Ninja ha creato un sistema che permette di impugnare una varietà di armi e soluzioni dalla distanza, con la necessità costante di alternare parate e schivate, abilità speciali e posture (alcune disponibili unicamente su determinate tipologie di armi) per fronteggiare dei nemici alle volte davvero implacabili. È importante, in quest'ottica, riuscire a leggere la situazione, cambiare arma e postura in base al nemico affrontato, perfezionare il contrattacco e sfruttare ogni elemento del proprio arsenale, incluso il rampino che consente di attirare i nemici a sé.
La difficoltà, pur non raggiungendo vette preoccupanti, è comunque tarata verso l'alto e non è raro passare a miglior vita per mano di un avversario comune: come da tradizione del genere reso popolare da From Software, morendo si perde anche l'esperienza accumulata e si riparte da uno degli stendardi piazzati qua e là per la mappa di gioco, che corrispondono ai falò già visti altrove, e anche in questo caso basta liberarsi il nemico che ha ucciso il protagonista per recuperarla. In alcuni casi, liberarsi di gruppi di nemici è una vera e propria impresa, ed è per questo che imparare a sfruttare alla perfezione tutti i mezzi a disposizione e a trovare la soluzione migliore per il proprio stile di gioco fa la differenza.
Il divertimento, la profondità e il tasso di sfida garantiti dal sistema di combattimento esplodono, come intuibile, negli immancabili combattimenti contro i boss, caratterizzati da movenze, animazioni e pattern di attacco e difesa unici. La vera pecca, se vogliamo, è che nel tentativo di creare un gioco a sfondo storico come questo, Team Ninja abbia dovuto giocoforza limitarsi nel design di questi personaggi, non raggiungendo probabilmente le vette proposte in passato con altre produzioni del genere e trovandosi un po' troppo spesso a riciclare determinati stili di combattimento, risultano spesso meno vari e imprevedibili del previsto.
Pecche, queste, che non riducono lo spessore di un gioco ambizioso e divertente, che sa come intrattenere per decine di ore nella sua ricostruzione virtuale del Giappone di fine Ottocento. Tuttavia, il problema più grave di Rise of the Ronin è certamente il suo comparto tecnico, non all'altezza delle aspettative e di sicuro distante dalle migliore esclusive PlayStation lanciate nella generazione di PS5. Con numerose imperfezioni tecniche, un colpo d'occhio complessivamente non certo mozzafiato e un frame-rate ballerino che porta a sporadici cali nella fluidità, la produzione di Team Ninja è lontana dall'essere impeccabile sotto questo punto di vista.
Un fattore che, visto il genere di appartenenza e il tempismo richiesto per affrontare a dovere alcuni scontri, potrebbe causare un po' di frustrazione nei giocatori più esigenti e sporcare un'esperienza altrimenti interessante. Lo studio ha già messo una pezza con qualche aggiornamento post-lancio, ma per il momento siamo distanti dagli standard di eccellenza a cui PlayStation ha abituato la sua utenza negli anni.
Come lo abbiamo giocato
Abbiamo completato la storia di Rise of the Ronin spendendo una trentina di ore nel Giappone creato da Team Ninja, ma per completare tutte le attività secondarie serve verosimilmente spendere molto tempo in più. Il gioco, disponibile in esclusiva su PlayStation 5, è completamente localizzato in italiano.
Può piacere a chi…
… apprezza i sistemi di combattimento complessi e stratificati
… adora la storia e il folclore giapponese
… ama perdersi in mondi vasti e ricchi di cose da fare
Potrebbe deludere chi…
… preferisce giochi più brevi e lineari
… sperava in una storia completamente influenzabile dalle proprie scelte
… non tollera giochi tecnicamente poco ottimizzati
Rise of the Ronin è un gioco consigliato a un pubblico maggiorenne.