Dopo la saga Souls e Bloodborne, da From Software arriva un nuovo gioco che porta a un nuovo livello il concetto di difficoltà
di Gianluca Loggia© ign
L'avvento dei cosiddetti "soulslike" è stato uno dei momenti più rappresentativi dell'ultimo decennio per l'industria dei videogiochi. Demon’s Souls, i tre episodi di Dark Souls e Bloodborne, gruppo di giochi realizzati da From Software, hanno di fatto creato e aiutato a definire un nuovo genere. Negli ultimi dieci anni il nome di From Software e quello del suo responsabile Hidetaka Miyazaki sono rimasti legati fondamentalmente solo a questi giochi, aspetto che ha reso l’attesa per nuovo Sekiro: Shadows Die Twice ancora più grande.
Al contrario di Dark Souls, Sekiro non include gli elementi da gioco di ruolo che caratterizzano il genere: si tratta di un prodotto molto diverso dai precedenti titoli di From Software, ma che conserva comunque lo spirito generale e che per alcuni importanti aspetti può far sentire assolutamente a casa il giocatore di Dark Souls e Bloodborne.
Il primo punto in comune è la difficoltà. Se la serie Dark Souls ha riportato in auge l’idea di un divertimento basato sulla difficoltà, facendo delle continue morti una caratteristica fondamentale, Sekiro è sicuramente d’accordo. Il nuovo gioco di Miyazaki è decisamente più difficile dei precedenti lavori della software house, probabilmente proprio perché molto diverso, ricordando in parte le sonore mazzate prese a suo tempo con Demon’s Souls.
Se non siete mai riusciti a farvi piacere Dark Souls o Bloodborne a causa del loro livello di difficoltà, probabilmente conviene tenersi alla larga anche da Sekiro. Tuttavia, nonostante la brutalità di alcuni momento, Sekiro è anche un gioco più accessibile rispetto al passato: Demon’s Souls, Dark Souls e Bloodborne sono sempre stati caratterizzati da una curva di apprendimento ostica e da un modo assolutamente criptico di parlare al giocatore. Sekiro, al contrario, spiega chiaramente al giocatore come funzionano il gameplay e la storia.
C’è un tutorial che ci porta per mano alla scoperta dei movimenti possibili e del sistema di combattimento e il gioco, in generale, non si risparmia quando c’è da far comparire proprio una schermata di istruzioni per insegnare qualcosa al giocatore. Il problema è che ti guida comunque verso la morte. Sekiro, infatti, è al contempo il gioco più accessibile di From Software, ma anche il più difficile.
Probabilmente gran parte della difficoltà è data dal fatto che il gioco è diverso non solo dai lavori precedenti di From Software, ma per certi versi anche dai giochi d’azione in generale. Gameplay e sistema di combattimento, infatti, pur non essendo necessariamente rivoluzionari, sono sicuramente molto originali. Come già detto, mancano elementi RPG classici, come la creazione del personaggio. In Sekiro infatti si vestono i panni del Lupo, uno shinobi con un compito preciso: riprendersi il suo signore, che gli è stato sottratto dallo stesso avversario che gli ha tagliato un braccio.
Per fortuna, al posto del braccio mozzato, al Lupo viene installata una protesi da un misterioso Scultore. La protesi può essere migliorata, man mano che si va avanti nel gioco, con svariati attrezzi che possono renderla utile in combattimento. Si va da un’ascia potente in grado di sfondare gli scudi avversari a un lanciafiamme, passando per un lancia-shuriken e tanti altri gadget interessanti. I singoli attrezzi possono poi anche essere potenziati e modificati, cosa che rende la protesi del Lupo uno dei tanti elementi importanti per il senso di progresso generale del gioco, oltre che per lo sviluppo del personaggio.
L’utilizzo del braccio meccanico è limitato dal fatto che ogni attacco costa un certo numero di Emblemi Spiritici, una risorsa che si trova in giro per il gioco o si ottiene uccidendo nemici. E anche dal fatto che, pur potendo passare da un gadget all’altro in qualunque momento, anche nel corso di un combattimento, il Lupo può comunque portare con sé un massimo di tre attrezzi protesici per volta. L’unico attrezzo che non rientra in queste limitazioni e che può essere utilizzato a sbafo in qualunque momento è il rampino, grande caratteristica del gioco perché apre a una verticalità che rende davvero Sekiro molto diverso, in termini di esplorazione e movimento, dai precedenti lavori di From Software.
Il level design, da sempre stato uno dei cavalli di battaglia di From Software, in Sekiro funziona un po’ diversamente, perché è evidente la voglia di stupire con qualcosa di nuovo come la maggiore verticalità data dall’uso del rampino, limitato da alcuni paletti: il rampino non si può usare dovunque, ma solo in alcuni punti che sono molto precisamente indicati su schermo. Lo stesso vale anche per le sporgenze a cui ci si può appoggiare saltando, visto che il salto libero è un’altra delle novità di Sekiro.
Sia il salto che il rampino vengono usati anche in combattimento, oltre che per esplorare il mondo di gioco. E il sistema di combattimento è proprio la novità più importante di Sekiro. Oltre alla protesi, il Lupo può utilizzare una Katana, principale strumento di danno, ma anche di difesa, a disposizione del giocatore.
La caratteristica più nuova e importante del combat system di Sekiro è la Postura, una barra a cui bisogna guardare in modo particolare durante i combattimenti. Riempiendo la Postura di un nemico potrete sbilanciarlo ed esporlo a un attacco mortale. La stessa cosa, però, vale anche per il Lupo. In caso di barra della Postura piena, il protagonista subirà danni importanti.
Per riempire la Postura dell’avversario, bisogna tendenzialmente attaccarlo senza sosta, ma per tenere il più possibile vuota la nostra barra della Postura, dobbiamo anche evitare i suoi attacchi. Parare infatti impedisce di subire un danno alla barra della vita, ma non evita il danno alla Postura.
Il modo migliore per evitare danni e incidere anche sulla barra della Postura avversaria è di deviare gli attacchi nemici grazie a una parata perfetta, premendo l'apposito tasto nell’esatto momento in cui un attacco sta per colpirci. Si tratta della mossa più importante del combat system, qualcosa che serve imparare a padroneggiare per potersi muovere meglio tra le tante insidie del gioco.
Per sconfiggere molti miniboss e boss, infatti, ragionare sulla postura è fondamentale. Si tratta del principale elemento della difficoltà di Sekiro, unito alla mancanza di elementi tipici dei giochi di ruolo che in Dark Souls permettevano di migliorare sensibilmente il personaggio. Anche in Sekiro esiste un sistema di sviluppo per il Lupo, tuttavia non è paragonabile al sistema studiato in precedenza da From Software.
Uccidendo i nemici si ottengono soldi da spendere nell’acquisto di oggetti e potenziamenti per la protesi, ma anche punti esperienza da utilizzare per l’acquisizione di abilità. Con più abilità a disposizione il personaggio diventa più forte, ma rispetto a Dark Souls, dove al passaggio di livello si incrementavano anche parametri come difesa, punti vita e potenza d’attacco, in Sekiro questi parametri si potenziano solo ed esclusivamente con oggetti che si ottengono sconfiggendo boss e miniboss o proseguendo nella trama di gioco.
Insomma, se un boss vi blocca e pensate che con un po’ più di vita e un po’ più di danno riuscireste a batterlo, beh, l’unico modo che avete per ottenere quel che desiderate è sconfiggere altri boss. Oppure, semplicemente, provare e riprovare.
L'esperienza che ne consegue è certamente ostica e impegnativa, ma anche tremendamente appagante. Se non vi è piaciuto Dark Souls o Bloodborne a causa della loro difficoltà, sappiate che Sekiro è ancora "peggio", da questo punto di vista. Ma se invece non aspettavate altro che un gioco che potesse mettervi alla prova come e più dei titoli passati di From Software, l’avete trovato. In termini di amore per la difficoltà, Sekiro è probabilmente proprio il passo successivo rispetto ai precedenti videogiochi della software house, il gioco che metterà più alla prova le vostre capacità.
Come lo abbiamo giocato
Le nostre impressioni su Sekiro: Shadows Die Twice nascono da prove approfondite del gioco: abbiamo completato la trama principale ed esplorato a lungo il mondo di gioco, per un totale di oltre 80 ore dedicate al prodotto (finora, perché non abbiamo intenzione di smettere). La prova è avvenuta su PS4 Pro.
Può piacere a chi…
… ama le sfide seriamente impegnative
… è in grado di avere pazienza anche in momenti frustranti
… vuole imparare dalle sconfitte
Potrebbe deludere chi…
… vuole giocare in modo rilassato
… ha amato il sistema di progressione dei Souls
… odia imprecare per un videogioco
Sekiro: Shadows Die Twice è un gioco consigliato a un pubblico maggiorenne.