SPARATUTTO COLOSSALE

Wolfenstein II: The New Colossus – La recensione

La lotta di William "B.J." Blazkowicz contro i nazisti raggiunge nuovi livelli di divertimento

02 Dic 2017 - 08:45
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Un quarto di secolo dopo il leggendario Wolfenstein 3D (capostipite degli sparatutto in prima persona assieme a Doom) e a tre anni dall’ottimo Wolfenstein: The New Order, Wolfenstein II: The New Colossus segna un nuovo traguardo per la longeva serie di FPS con protagonista la spia americana William "B.J." Blazkowicz in lotta contro i nazisti. Nazisti che hanno vinto il secondo conflitto mondiale, che governano gli Stati Uniti e intendono continuare a espandere il loro dominio. B.J. permettendo...

Wolfenstein II: The New Colossus ha molte frecce al suo arco e lo si nota subito a livello narrativo, grazie alla trama più bella e meglio scritta della serie. La rivoluzione capitanata da Blazkowicz e dai suoi amici per rovesciare il terrore nazista e liberare gli USA da Hitler e dalla cattivissima Frau Engel è infatti una vera goduria dall’inizio alla fine. In mezzo si trovano infatti horror, introspezione psicologica (molto belli i flashback sull’infanzia di Blazkowicz), sentimenti, pulp, omaggi al passato americano (Pantere Nere, Ku Klux Klan) e alla letteratura fantastica (c’è di mezzo anche il mito di Frankenstein), prese in giro da antologia, colpi di scena e un linguaggio duro, sporco e adulto, reso ancor più efficace dal doppiaggio italiano. Il tutto coadiuvato da numerose cut-scene che tengono insieme in modo mirabile tutti questi elementi narrativi, in un plot che pare uscito da un immaginario film di Quentin Tarantino, Rob Zombie e Sam Raimi

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Passando invece al gioco vero e proprio, Wolfenstein II: The New Colossus è molto simile ai precedenti The New Order e The Old Blood, con però alcune novità più o meno riuscite. Da un lato troviamo il solito ed eccellente gunplay al quale lo sviluppatore MachineGames ci ha felicemente abituati fin da The New Order. Sparare (ma anche lanciare asce o uccidere i nemici alle spalle con finisher molto splatter) dà infatti sempre una soddisfazione enorme per il realismo che trasmettono le tante armi a disposizione tra canne mozze, pistole, diversi fucili d’assalto, plasma, lanciafiamme e lanciagranate. Raccogliendo i potenziamenti sparsi per i livelli, si può inoltre modificare ciascuna arma in vari modi (potenza, dimensioni del caricatore, ecc.) e in certi casi questi potenziamenti ne trasformano letteralmente funzionamento ed effetti pratici. Il bello è che le modifiche possono essere fatte in qualunque momento e i potenziamenti possono essere tolti da un’arma e messi in un’altra quando si vuole.

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L’azione di gioco, già al secondo livello di difficoltà fra i ben sette disponibili, è estremamente frenetica. MachineGames ha spinto maggiormente - rispetto ai due titoli precedenti - sull’approccio silenzioso (o, come si dice in questi casi, “stealth”), anche se lo svolgimento talvolta appare molto elementare. Iniziare un livello in stile Rambo porta infatti a far scattare allarmi e ad attirare l’attenzione di decine di nemici, che continuano ad arrivare finché non si eliminano i comandanti che continuano a chiamare rinforzi.

A voi la scelta: preferite massacrare nazisti senza soluzione di continuità, incuranti degli allarmi, oppure muovervi alle spalle dei nemici, farli a pezzi con l’ascia ed evitarvi tanti game over? Sinceramente abbiamo optato per un mix dei due approcci, anche perché un Wolfenstein solo stealth (approccio, poi, non sempre possibile) non avrebbe molto senso, così come non avrebbe senso rischiare il collo ogni due per tre senza prestare un minimo di attenzione agli allarmi.

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Purtroppo, quando scattano gli allarmi, l’intelligenza nemica può dimostrarsi molto inefficace. Spesso infatti basta rintanarsi in un angolo ben protetto del livello e aspettare che una miriade di nemici ci venga incontro come kamikaze, con il risultato un po’ tragicomico di vedersi di fronte vere e proprie pile di corpi dopo soli pochi minuti. Se invece ci si muove continuamente, i nazisti sono avversari temibili per precisione e rapidità di movimento (senza poi contare i temibilissimi cani e le altre creature meccanizzate). 

La progettazione dei livelli è poi contraddistinta da alti e bassi. Da un lato infatti c’è abbastanza spazio per esplorare, raccogliere collezionabili, potenziamenti, munizioni e protezioni, nonché per sorprendere i nemici alle spalle o sul fianco. Dall’altro certi livelli (come l’ambientazione centrale a bordo del sottomarino) sono inutilmente labirintici e poco ispirati, ed è il caso anche di un livello… fuori dal mondo, almeno in teoria, ma che rappresenta invece un’occasione sprecata: diciamo che in tutto il gioco le ambientazioni esterne avrebbero potuto godere di una progettazione migliore.

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Non abbiamo apprezzato nemmeno certi passaggi "obbligati" in cui, da un momento all’altro, ci si ritrova circondati da decine di nemici con a disposizione una potenza di fuoco incredibilmente ridotta. Va bene la sorpresa e l’azione frenetica (e per fortuna ci sono i anche i salvataggi manuali), ma si tratta di soluzioni un po’ troppo abusate e che alla lunga possono stancare, soprattutto se si opta per i livelli di difficoltà più alti. 

Non mancano comunque piacevoli diversivi (uno breve ma molto divertente a bordo di un mezzo meccanizzato), così come la possibilità di raccogliere dei codici dai capitani uccisi che servono poi per sbloccare le missioni secondarie tramite un mini-gioco. Bella anche l’idea di cominciare nei panni di un Blazkowicz menomato (si inizia su una sedia a rotelle e quasi per metà gioco la salute è al 50%), cosa che costringe a raccogliere come forsennati kit medici e protezioni a tutto vantaggio della frenesia di gioco.

Ottima poi la longevità per trattarsi di un FPS. Certo, manca del tutto una componente multiplayer, ma tra collezionabili, missioni secondarie, diversi approcci da tenere e soprattutto livelli di difficoltà, mettete in conto almeno 20 ore portando a termine tutti gli obiettivi secondari, ma basta alzare in qualsiasi momento l’asticella della difficoltà per giocare molto di più. 

Su PlayStation 4 Pro (la versione su cui l’abbiamo provato, è disponibile anche per Xbox One e PC) Wolfenstein II: The New Colossus gira più che bene nonostante qualche lieve incertezza nella fluidità delle scene filmate, anche se spiace non trovare alcun bonus specifico come per esempio il supporto alla nuova tecnologia HDR sfruttata dalle ultime versioni di PlayStation 4 e Xbox One, che promette sistemi di illuminazione migliorati e una gamma di colori più estesa. Nel complesso l’impatto grafico del gioco non è certo mozzafiato: molti particolari e certi filmati di intermezzo appaiono meno curati rispetto ad altri titoli, ma si possono apprezzare in modo particolare la distruttibilità di certi elementi dello scenario e l’impatto generale di alcune sezioni di gioco tra esplosioni, raggi laser e tempeste magnetiche.


Come lo abbiamo giocato

Abbiamo scaricato Wolfenstein II: The New Colossus dal PlayStation Store grazie a un codice review fornito da Bethesda e l’abbiamo terminato in circa 20 ore scegliendo il secondo livello di difficoltà sui sei disponibili fin da subito (ma ce n’è anche un settimo sbloccabile). Il gioco, che abbiamo provato su una PlayStation 4 Pro collegata a un TV 4K/HDR Samsung KS7000 da 55’’, è doppiato e sottotitolato in italiano ed è disponibile anche su PC e Xbox One, mentre la versione per Switch è attesa il prossimo anno.


Può piacere a chi…
… ama gli sparatutto in prima persona dal gameplay tradizionale
… predilige una narrazione sopra le righe e dai toni pulp
… non smetterebbe mai di uccidere nazisti

Potrebbe deludere chi…
… si aspetta un FPS molto innovativo
… preferisce sparatutto poco narrativi
… cerca un level design molto vario e originale

Wolfenstein II: The New Colossus, per i temi trattati e il linguaggio che utilizza, è un gioco consigliato ai maggiori di 18 anni.

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