Quando Capcom dimostrò che non servono astronavi per realizzare un bellissimo sparatutto
Agli albori dei videogame accadeva di rado che un gioco da sala proponesse un’ambientazione realistica - nei limiti concessi dagli hardware dell’epoca - e quelli che andavano per la maggiore erano i setting fantastici. Basti pensare agli sparatutto: da Space Invaders in poi avemmo una pioggia di alieni e astronavine.
Ogni tanto però sbucava l’eccezione e nel 1984 arrivò proprio una di queste sotto forma di uno shoot’em up ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, nel 1942, anno che incidentalmente è anche il titolo del gioco.
Lo produsse Capcom, lanciatissima regina delle sale giochi che sfornò questo sparatutto a scrolling verticale quantomeno inusuale. Al posto dell’usuale astronave troviamo infatti un grosso aeroplano statunitense ad elica - identificabile in un Lockheed P-38 Lightning - denominato Super Ace, lanciato contro le forze aeree giapponesi in quella che sembra una colorata interpretazione della terribile battaglia di Midway. Eccoci dunque in volo armati di una semplice doppia mitragliatrice frontale contro formazioni intere di piccoli aerei nemici, affiancati spesso e volentieri da enormi aviomezzi corazzati, cercando di attraversare cinque battaglie di difficoltà crescente che culminano proprio nella missione denominata - appunto - “Midway”.
Per cercare di mantenere il gioco ancorato a un minimo di realismo gli sviluppatori evitarono di inserire tonnellate di armi speciali e potenziamenti: al contrario, raccogliendo dei bonus rilasciati da specifici nemici è possibile usufruire di armi aggiuntive come mitragliatrici extra o una coppia di piccoli aerei che ci affiancano nella missione. Un aspetto molto originale del gioco è inoltre la possibilità di effettuare degli utili giri della morte che rendono momentaneamente indistruttibile il nostro mezzo, permettendoci di toglierci da situazioni un po’ troppo calde: purtroppo sono disponibili in quantità limitata, per cui vanno utilizzati con accortezza.
Da notare inoltre un doppio sistema di punteggio che calcola anche la percentuale di accuratezza del giocatore, qualcosa che all’epoca mandò in sollucchero i cacciatori di high-score. 1942 ebbe un enorme successo in sala giochi e con esso arrivarono anche numerose conversioni per sistemi da casa, compresa quella - decente ma difficilissima - per Commodore 64, nonché una terribile versione per Nintendo NES.
Nel 1987 Capcom pubblicò in sala giochi il seguito diretto di 1942 intitolato - indovinate un po’? - 1943: The Battle of Midway. Stessa impostazione del primo ma tante innovazioni, tra cui una barra dei danni per i nostri aerei (al posto delle classiche “vite”), possibilità di giocare in due contemporaneamente e armi un po’ più fantasiose, tra cui missili e mitragliatrici a ventaglio. Un buon seguito che però non godette di valide conversioni per sistemi da casa, a partire dal pessimo porting per Commodore 64 per arrivare alla limitatissima versione per Amiga 500: questa volta furono i possessori del Nintendo NES a 8 bit a ridere per ultimi, con una gran bella conversione che perdeva solo il supporto a due giocatori.
Capcom ha continuato negli anni a pubblicare altri capitoli della serie, a partire dal bellissimo 1944 del 2000 per arrivare fino al “recente” (si fa per dire) 1942: Joint Strike del 2008, uscito su PlayStation 3 e Xbox 360, ultimo capitolo di questa lunga e divertente serie di sparatutto.