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Da Mission: Impossible a Metal Gear Solid: quando lo spionaggio diventa un videogame

Approfittiamo del ritorno di Ethan Hunt per esplorare una manciata di "spy story" in formato interattivo

14 Dic 2023 - 17:35
 © Ufficio stampa

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Rispetto a qualche anno fa, quando d’estate le sale cinematografiche erano chiuse o si trasferivano nelle arene ripescando film dalla stagione precedente, le cose sono parecchio cambiate e la programmazione italiana viaggia di pari passo con quella statunitense. Il 2023, in particolare, sta regalando un sacco di emozioni: in attesa di "Oppenheimer", gli appassionati possono godersi "Barbie", "Indiana Jones e il quadrante del destino" e il più recente "Mission: Impossible - Dead Reckoning - Parte uno".

Proprio l’atteso ritorno di Ethan Hunt, interpretato ancora una volta da un inarrestabile Tom Cruise, ha riacceso la voglia di avventure a base di spie, doppi giochi e infiltrazioni rocambolesche, di conseguenza non c’è occasione migliore per recuperare tutta la serie di "Mission: Impossible", e magari anche qualche videogioco a tema, giusto per sperimentare in prima persona la vita dell’agente segreto, ma senza i rischi del caso.

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Il rapporto tra videogame e storie di spionaggio è decisamente di lungo corso e non potrebbe essere altrimenti, data la disposizione all’azione di entrambi i "settori". Già nel 1984 era possibile vestire digitalmente i panni dell’agente segreto in Impossible Mission, pubblicato da Epyx su Commodore 64; malgrado l’ammiccamento il gioco non aveva nulla a che vedere con la serie televisiva degli anni Settanta, né tantomeno con le successive rielaborazioni cinematografiche in salsa Cruise.

Di contro, l’agente protagonista condivideva con Hunt la predilezione per le acrobazie in vece delle armi da fuoco, e in generale una certa tendenza al pacifismo: elementi, come vedremo, destinati a tornare in auge qualche anno più tardi. Di tutt’altra pasta era Secret Agent (noto in Nord America come Sly Spy), sviluppato da Data East e distribuito nelle sale giochi a partire dal 1989; qui abbiamo un eroe fortemente ispirato a James Bond - il giocatore può persino scegliere il codice a tre cifre preferito - che non si fa troppi problemi a sparare ai cattivi appartenenti all’organizzazione terroristica chiamata, senza troppa fantasia, "Council for World Domination".

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Nonostante le citazioni sparse qua e là gli autori non avevano potuto contare sulla licenza dei romanzi di Ian Fleming, diversamente da GoldenEye 007, sparatutto in prima persona creato da Rare e lanciato su Nintendo 64 nel 1997, basato sul capostipite della quadrilogia interpretata da Pierce Brosnan; il gioco godette di un enorme successo e ancora oggi viene considerato dagli appassionati un vero e proprio cult per aver dimostrato come un genere legato perlopiù a "mouse e tastiera" avesse parecchio da offrire anche in ambito console. Nel caso voleste recuperarlo, tra l'altro, non serve ricorrere a chissà quali emulatori o accrocchi, visto che grazie agli sforzi di Microsoft (che ha acquisito Rare qualche anno fa) stato ripubblicato lo scorso gennaio su Xbox e Nintendo Switch.

Avvicinandoci al presente sarebbe impossibile non citare la serie Splinter Cell, emersa nel 2002 dalla collaborazione tra Ubisoft Montreal e lo scrittore Tom Clancy, ma soprattutto quella di Metal Gear, che più di ogni altra ha contribuito all’evoluzione del genere "stealth", dove i giocatori sono chiamati a districarsi tra vari livelli senza farsi beccare dai nemici, cercando eventualmente di non ammazzare nessuno. Il primo capitolo nasce addirittura nel 1987, su MSX2, e conteneva già buona parte degli elementi che avrebbero decretato il successo dei seguiti: personaggi carismatici, la trama dal taglio cinematografico, le meccaniche "pacifiste" di cui sopra, assieme a una critica nei confronti della minaccia rappresentata dalle armi nucleari e, in senso più ampio, da un approccio indiscriminato alla scienza.

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L’accoglienza positiva raccolta da titolo permise al suo autore, Hideo Kojima, di sviluppare un sequel già nel 1990, Metal Gear 2: Solid Snake, tuttavia la vera rivoluzione arrivò nel 1998 con Metal Gear Solid: grazie alla grafica poligonale della prima PlayStation il game designer giapponese riuscì a espandere la propria visione tanto in termini ludici, quanto narrativi, confezionando una trama indimenticabile entrata di diritto nella storia del medium. Le avventure di Snake - questo il nome del ruvido protagonista - sono poi proseguite su PlayStation 2 con Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty, che decisamente in anticipo sui tempi poneva il problema delle intelligenze artificiali, e Metal Gear Solid 4: Guns of the Patriots, uscito su PlayStation 3 nel 2008.

Più o meno contemporaneamente, attraverso dei prequel, Kojima ha approfondito il background di Big Boss, ovvero l’antagonista del Metal Gear originale, costruendo attorno al personaggio un’epica “da eroe caduto” incredibilmente affascinante che non ha nulla da inviare al cinema o alla letteratura; i giochi in questione sono Metal Gear Solid 3: Snake Eater (2004, PlayStation 2), tra gli esponenti più apprezzati della serie anche grazie al contesto storico e all’utilizzo pertinente di tecnologie low-fi; Metal Gear Solid: Portable Ops (2006, PSP), diretto da Masahiro Yamamoto; Metal Gear Solid: Peace Walker (2010, sempre per PSP), e infine il "dittico" Metal Gear Solid V composto da Ground Zeroes e The Phantom Pain, entrambi distribuiti su PlayStation 4 rispettivamente nel 2014 e nel 2015.

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Purtroppo proprio il quinto episodio, afflitto anche da diversi problemi produttivi, ha sancito la separazione tra Kojima e Konami, publisher storico dei vari Metal Gear, e al momento è molto, molto improbabile che il rapporto tra le parti torni sereno; di contro, durante i prossimi mesi vedranno la luce delle raccolte - Master Collection vol. 1 - contenenti l’intera saga in versione rimasterizzata, e addirittura un remake di Snake Eater aggiornato alle nuove tecnologie.

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