Rogue City e Rise of the New Champions sono i perfetti esempi di videogame che avremmo voluto trovare sotto l'albero di Natale tra gli anni Ottanta e Novanta
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Dopo aver dedicato lo scorso episodio di Cortocircuiti Pop a una riflessione sulla scena dello sviluppo indipendente, stilando una breve lista di opere interattive mature e politiche legate a tematiche spigolose, con l'avvicinarsi del Natale abbiamo deciso di divertirci un po' a immaginare quali videogiochi del panorama moderno avrebbero fatto la felicità dei ragazzini durante gli anni Ottanta e Novanta.
Non che all’epoca mancassero le opportunità per divertirsi, soprattutto nei momenti festivi, quando i negozi e i palinsesti televisivi si riempivano di allegre pubblicità dedicate ai giocattoli più in voga. Senza contare che, proprio in quel periodo, hanno visto la luce alcune delle console più importanti di sempre.
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Chi ha già qualche inverno sul groppone, di contro, probabilmente invidia ai ragazzi di oggi la possibilità di mettere le mani su videogame tratti da film e serie animate graficamente all’avanguardia, capaci di eguagliare (se non addirittura superare) le controparti di riferimento, mentre quarant’anni fa occorreva molta immaginazione per riconoscere questo o quel personaggio nel pugno di pixel deputato a rappresentarlo. Di conseguenza, abbiamo buttato giù una "letterina a Babbo Natale" contenente alcuni videogiochi usciti negli ultimi anni, che a suo tempo i millennial o i membri della generazione X avrebbero fatto carte false per scartare sotto l’albero.
Cominciamo da RoboCop: Rogue City, sparatutto in prima persona dedicato all’eponimo cyber-poliziotto, e realizzato in seno allo studio polacco Teyon, che già in passato aveva esplorato il mondo degli eroi d’azione degli anni Ottanta grazie a Rambo: The Video Game e Terminator: Resistance. Va detto che originariamente RoboCop non era esattamente un personaggio dedicato ai più piccini: nel film del 1987, il regista Paul Verhoeven dipinge infatti una Detroit violentissima e dominata dal crimine, portando contemporaneamente una satira feroce verso il consumismo sfrenato di quegli anni e finendo addirittura per appiccicare al suo protagonista delle metafore religiose (come morte e resurrezione).
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Ad abbassare un po’ i toni, e soprattutto a sdoganare il personaggio tra i più giovani, ci pensò la serie animata prodotta da Marvel e trasmessa nell’autunno del 1988, influenzando anche i due seguiti cinematografici distribuiti rispettivamente nel 1990 e nel 1993 (non più affidati a Verhoeven). All’epoca, in ogni caso, di videogiochi ispirati a RoboCop ne uscirono diversi per console e home computer, alcuni dei quali (come la versione per Commodore 64 di RoboCop 2) persino piacevoli, per quanto lontani dal realismo e dalla spettacolarità di Rogue City. Il titolo di Teyon, pur servendo una storia originale, occhieggia continuamente alle atmosfere ruvide del primo film, permettendo ai giocatori di sperimentare in prima persona la potenza del protagonista, sì, ma anche la tragicità che lo avvolge.
Cambiando completamente genere, il secondo nome della letterina di Cortocircuiti Pop e Mastergame è Captain Tsubasa: Rise of New Champions, videogioco di calcio sviluppato da Tamsoft per Bandai Namco, e uscito su PC e console nel 2020. Se il nome "Captain Tsubasa" non vi dice niente, dovete sapere che si tratta del titolo originale della serie "Holly e Benji", nata sulle pagine della rivista giapponese Weekly Shōnen Jump per opera del mangaka Yōichi Takahashi, e da lì sbarcata in televisione - e in Italia - con grande successo, al punto da ispirare moltissimi calciatori in erba, sdoganando tormentoni come i campi da calcio praticante infiniti, le partite lunghe in media dieci ore e i palloni lanciati a velocità supersoniche verso la porta.
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Chiunque sia stato ragazzino all’epoca avrà sicuramente cercato di imitare il mitico "tiro della tigre" di Mark Lenders e oggi ha finalmente la possibilità di sperimentarlo attraverso un videogioco, forse meno tattico e profondo dei vari FC 24 di Electronic Arts ed eFootball di Konami, ma sicuramente divertente in via del suo taglio arcade e di una grafica capace di rendere giustizia a un franchise tanto amato.
In una lista del genere non potevano i Ghostbusters, gli acchiappafantasmi resi celebri dal film di Ivan Reitman uscito nel 1984, ma anche attraverso la serie animata realizzata in concerto da Columbia Pictures Television e DIC Enterprises, andata originariamente in onda tra il 1986 e il 1991. Tra l’altro, i "diversamente giovani" che seguono Cortocircuiti Pop ricorderanno che il titolo dello show era "The Real Ghostbusters", per distinguerlo da quello semi-omonimo prodotto da Filmation e basato, a sua volta, su un telefilm inglese degli anni Settanta.
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Detto ciò, all’epoca tutti i ragazzini impazzivano per i quattro acchiappafantasmi e i giocattoli a tema andavano a ruba, soprattutto la riproduzione della mitica automobile Ecto-1. Anche lato videogiochi si diceva bene, considerato che il tie-in ufficiale venne affidato al bravissimo David Crane, il quale fece del suo meglio per restituire lo spirito del primo film nonostante i limiti dell’epoca.
Nel 2021 il franchise è stato "rianimato" al cinema attraverso "Ghostbusters: Legacy", diretto da Jason Reitman, figlio di Ivan, tuttavia qualche anno prima, nel 2009, aveva visto la luce l’intrigante Ghostbusters: The Video Game, un gioco d'azione in terza persona scritto da Dan Aykroyd e Harold Ramis, nonché doppiato da buona parte del cast originale e ambientato due anni dopo la caduta di Vigo il Carpatico in "Ghostbusters 2". Stavolta gli utenti sono chiamati a impersonare un ipotetico quinto membro della squadra che, tra fucili protonici e le caratteristiche trappole, dovrà fare i conti con l’ennesimo "disastro di proporzioni bibliche"; nel caso foste interessati a provarlo, dal 2019 è disponibile una versione "Remastered" compatibile con PC e console, mentre coloro volessero vivere un'esperienza multiplayer potranno godersi il più recente Ghostbusters: Spirits Unleashed.
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Dai Ghostbusters passiamo ai Transformers, altri grandi protagonisti della scena "giocattolosa" degli anni Ottanta anche grazie alla serie animata co-prodotta da Marvel e Sunbow (ma affidata in larga parte alla giapponese Toei Animation), che ha contribuito a rendere immortale la rivalità tra Megatron e Optimus Prime. Quest’ultimo, tra l’altro, era inizialmente noto dalle nostre parti come Commander, prima che Michael Bay sdoganasse i nomi originali attraverso il film del 2007.
Sempre la pellicola in questione e relativi seguiti hanno riportato in auge il franchise anche nel mondo dei videogame, tuttavia ai nostalgici delle prime generazioni consigliamo di lasciare da parte i vari tie-in, spin-off e crossover legati alla serie cinematografica per lanciarsi su Transformers: Devastation, un frenetico gioco d'azione realizzato da uno studio del calibro di PlatinumGames, già autore di Bayonetta. Devastation purtroppo non tiene il passo con la celebre strega, tuttavia resta un’esperienza di buona qualità, graficamente interessante e, soprattutto, assolutamente fedele al taglio della serie animata classica (che molti trovano più accessibile rispetto alle iperboli visive di Bay).
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Chiudiamo questa breve rassegna con Star Wars Jedi: Survivor, seguito di Star Wars Jedi: Fallen Order uscito lo scorso aprile su PC, PlayStation e Xbox. Siamo nuovamente davanti a un gioco d'azione in terza persona, anche se più votato all’esplorazione e all’avventura rispetto alle mazzate di Devastation, anche in via di una trama articolata, strutturata ancora una volta attorno al giovane Cal Kestis, ex padawan sopravvissuto alla Grande Purga Jedi.
Naturalmente durante gli anni Ottanta, e per buona parte del decennio successivo, nessuno sapeva se e come Lucas avrebbe deciso di ampliare l’universo narrativo di Star Wars, tuttavia qualsiasi ragazzino avrebbe fatto carte false per poter agitare la spada laser all’interno di un videogioco. È vero che le occasioni non sono mancate - si pensi soprattutto agli ottimi Super Star Wars, Super Star Wars: The Empire Strikes Back e Super Star Wars: Return of the Jedi, usciti su Super Nintendo tra il 1991 e il 1994 - tuttavia nessuna esperienza dell’epoca può eguagliare il realismo grafico di Star Wars Jedi: Survivor, a oggi uno dei titoli più interessanti tra quelli ambientati nella "Galassia lontana lontana".