Cortocircuiti Pop approfitta del lancio di UFO Robot Goldrake: Il banchetto dei lupi per esplorare brevemente il rapporto tra robot giganti e videogiochi
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Se avete trascorso l'infanzia e l'adolescenza tra gli anni '70 e i primi '80, difficilmente sarete rimasti insensibili all'invasione dei robot giganti che, proprio in quel periodo, investì le tv italiane a suon di pugni rotanti e alabarde spaziali. Ai fan di Goldrake e Mazinga si rivolge UFO Robot Goldrake: Il banchetto dei lupi, nuovo videogame per PC e console protagonista di quest'episodio di Cortocircuiti Pop.
Sviluppato dallo studio francese Endroad e pubblicato da Microïds, pur non rappresentando lo stato dell'arte questo videogioco trasuda passione da tutti i pori per le opere del fumettista e animatore giapponese Go Nagai (autore di buona parte di questi robottoni), e anche grazie a un doppiaggio in italiano davvero curato, rappresenta una buona occasione per tuffarsi nella nostalgia e ripercorrere attivamente le prime battaglie tra Actarus/Duke Fleed e i temibili alieni al servizio di Re Vega.
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Naturalmente Il banchetto dei lupi non rappresenta l'unica incursione, da parte dei videogiochi, nel mondo dei cosiddetti "mecha", ma prima di affrontare un piccolo excursus sull'argomento vale la pena spendere due parole sulla storia dei robot giganti partendo dallo spartiacque che separa i cosiddetti "super robot" dai "real robot".
Alla prima categoria appartengono i già citati Goldrake e Mazinga, ma anche Daitarn 3 o Jeeg, protagonisti di storie dai toni deliberatamente iperbolici dove le macchine in questione rappresentano una sorta di "espansione magica" dei loro stessi piloti, i quali durante i combattimenti contro mostri e Kaiju di ogni genere e natura non sono eccessivamente limitati dal realismo o dalle leggi della fisica.
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Diverso il caso dei real robot, pensati come evoluzione fantascientifica ma contestualmente verosimile dei mezzi militari: vedi i vari Gundam o i mecha visti in Macross o Patlabor, a loro volta immersi in storie più strutturate dove la politica o la dimensione psicologica dei vari personaggi contano quanto le battaglie, se non di più. Questa divisione, ovviamente presta il fianco a eccezioni e dibattiti, soprattutto dopo che "Neon Genesis Evangelion" ha mescolato le carte, tuttavia appare ancora decisamente valida se si tratta di effettuare una prima scrematura.
Tornando ai videogiochi, e cominciando dai super robot, non si può non segnalare la serie Super Robot Wars, lanciata su Game Boy nel 1991 sotto l'egida di Banpresto ma sopravvissuta, tra un seguito e l'altro, fino ai giorni nostri. Nonostante siano legati a franchise tipicamente votati all'azione, questi titoli propongono delle meccaniche da strategici a turni attraverso cui il giocatore assume il controllo di mecha storici come Getter Robot e Mazinga.
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Purtroppo buona parte dei Super Robot Wars sono rimasti confinati in Giappone, anche per questioni di diritti riguardo le varie proprietà intellettuali coinvolte, tuttavia di tanto in tanto si sono affacciati anche sul mercato europeo, come nel caso di Super Robot Wars: Original Generation, uscito su Game Boy Advance, o Super Robot Wars 30, pubblicato in occasione del trentesimo anniversario della serie.
Decisamente più convenzionali appaiono Mazin Saga: Mutant Fighter e Mazinger Z, entrambi usciti nel 1993 rispettivamente su Mega Drive e Super Nintendo. Il primo è un picchiaduro ibrido sviluppato da Almanic Corporation che alterna sezioni a scorrimento con altre uno contro uno, mescolando a livello di trama e riferimenti la saga di Mazinga con quella di Devilman (altra celebre "creatura" di Nagai). Mazinger Z, invece, è un gioco d'azione a progressione orizzontale con elementi platform realizzato da Winky Soft, da non confondersi con l'omonimo sparatutto a scorrimento verticale sbarcato in sala giochi nel 1994 e nato dalla collaborazione tra Banpresto, Dynamic Planning e Toei Animation. Nel caso, quest'ultimo è facilmente reperibile su Nintendo Switch e PlayStation 4 attraverso l'iniziativa Arcade Archives.
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Chiudiamo questa rapida incursione tra i videogiochi a tema super robot con lo sfizioso Tech Romancer, picchiaduro poligonale a incontri del 1998 creato da Capcom originariamente per le sale giochi, e successivamente convertito anche per la sfortunata console di SEGA, Dreamcast. Il gioco, intriso di citazioni e omaggi alla scena dei robottoni anni '80, pur schierando un roster composto da mecha originali vanta la collaborazione di Studio Nue, che ha collaborato con moltissime produzioni di genere televisive.
Passando ai real robot la situazione tende a farsi più interessante, soprattutto per la presenza, a fianco dei vari titoli dedicati a Gundam & soci, di produzioni originali che, nel corso degli anni, hanno declinato a modo loro il genere. In questa categoria rientra la serie Zone of the Enders, creata dal "papà" di Metal Gear, Hideo Kojima, il quale per il design dei vari mecha si è avvalso della collaborazione della sua "spalla" storica, Yoji Shinkawa.
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Il primo episodio della serie è uscito nel 2001 su PlayStation 2, per poi venire riproposto su PlayStation 3 nel 2013 attraverso la Zone of the Enders HD Collection, che include anche il sequel The 2nd Runner. In entrambi i casi siamo davanti a sparatutto in terza persona ambientati in un futuro relativamente prossimo (tra il 2172 e il 2174) dove l'umanità ha esplorato e colonizzato vari pianeti del sistema solare.
Impossibile non citare anche i due Titanfall, sviluppati da Respawn Entertainment e pubblicati da Electronic Arts rispettivamente nel 2014 e 2016. In questi sparatutto in prima persona il giocatore può sfidare i propri avversari a piedi, oppure salendo a bordo di imponenti mecha, i "Titani". All'epoca del lancio il primo episodio venne criticato per la mancanza di una modalità single-player (al di là di un dimenticabile tutorial, mascherato a mo' di componente narrativa), presente invece nel secondo e a oggi una delle campagne più apprezzate nella storia del genere.
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Altra serie decisamente rilevante è quella di Armored Core, sviluppata in seno a FromSoftware (il medesimo studio responsabile di successi fantasy come Bloodborne, Dark Souls ed Elden Ring). Il primo capitolo, uscito nel 1997 su PlayStation, prende le mosse in un futuro dove l'umanità, a causa di un cataclisma, è stata costretta ad abbandonare la superficie della Terra e a rifugiarsi nel sottosuolo, mentre il sesto (e a oggi ultimo), Fires of Rubicon, uscito lo scorso agosto in versione PC, PlayStation e Xbox, sposta l'azione sul fantomatico pianeta Rubicon 3. Anche in questo caso il grosso del divertimento nasce dal controllo dei vari robottoni, che oltretutto si prestano a un'ampia gamma di personalizzazioni.
Chiudiamo citando quello che, per moltissimi appassionati, resta il videogioco più rappresentativo a base di mecha, ovvero Xenogears, JRPG sviluppato da SquareSoft su direzione del game designer Tetsuya Takahashi, e uscito nel 1998 sulla prima PlayStation. Grazie a una trama complessa e matura (nonché piena zeppa di elementi filosofici), ai personaggi caratterizzati alla perfezione e a una meccanica di gioco profonda e appagante, il titolo in questione è comprensibilmente diventato un classico, arrivando a contendersi col celeberrimo Final Fantasy VII il titolo di "miglior JRPG dell'epoca".
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Sfortunatamente, Xenogears non ha mai goduto di un vero e proprio sequel, tuttavia la sua eredità spirituale è stata raccolta dalle successive serie curate da Takahashi e sviluppate in seno a Monolith Soft: Xenosaga e Xenoblade, con quest'ultima che, lo scorso anno, è stata graziata da un eccellente capitolo disponibile su Nintendo Switch: Xenoblade Chronicles 3.