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Football Champ: le notti magiche del calcio senza regole

Vincere non è importante: tirare qualche pestone e poi spedirla sotto al sette in rovesciata è l'unica cosa che conta

di Mattia Ravanelli
16 Ott 2018 - 10:04
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Germania campione del mondo e quel gol di Caniggia, le Notti magiche della Nannini e di Bennato, gli occhi di Schillaci e i cori per Maradona: il calcio del 1990 sta tutto in quell’estate dei mondiali italiani. In sala giochi, nel frattempo, iniziava a farsi strada Football Champ di Taito, un’interpretazione piuttosto peculiare del “gioco più bello del mondo”.

Dagli autori di Bubble Bobble e tanti altri classici dell’epoca non ci si poteva aspettare una lettura rigorosa e affidabile dello sport più amato sul pianeta. Ma era il concetto stesso di simulazione sportiva a mancare all’epoca, fermi ai primi validi ma rudimentali tentativi firmati in Europa da Dino Dini e dal suo Kick Off. In Giappone la vedevano diversamente e dopotutto in sala giochi andava più che bene così.

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L'arbitro se la dorme di gusto (o è stato appositamente steso da un giocatore?). Sotto con calci e spintoni!

Football Champ è una ginocchiata in faccia al motto “Fair Play” della FIFA. Non in senso figurato, ma letterale: i giocatori in campo avevano la liberta di prendere a pugni gli avversari, di stenderli da dietro con una scivolata grossolana, di tirarli per la maglietta se li vedevano fuggire palla al piede e anche, sì, di assestargli un’efficace ginocchiata volante in pieno volto. Se l’arbitro non era inquadrato nella scena, andava tutto bene. E mettere fuori gioco il direttore di gara era un gioco da ragazzi: già sovrappeso e lento di suo, era sufficiente il contatto con uno dei calciatori per farlo ruzzolare a terra, dove sarebbe rimasto per alcuni lunghi secondi.

Sul campo di gioco intanto veniva imbastito uno spettacolo fatto di passaggi veloci e continue conclusioni a rete. Con due soli pulsanti non si poteva certo pretendere chissà quale intelaiatura strategica, il fuorigioco era roba per marziani e il pubblico sugli spalti pronto a ruggire all’ennesima segnatura su rovesciata o colpo di testa al volo. Avvenimento piuttosto frequente, considerata la costruzione del sistema di gioco di Football Champ sulle combinazioni ripetute di passaggi e tiri di prima, che portavano spesso (per non dire sempre) al gesto atletico più elegante e suggestivo del mondo del calcio.

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Una bella corsa sotto la tribuna dopo una rete spettacolare: Football Champ era uno spettacolo per gli occhi!

Il capitano della squadra, selezionato a inizio partita, aveva poi la rara ma indimenticabile occasione di scatenare la potenza dell’inferno con un Super Shot, che dava ampie garanzie di spedire la palla alle spalle del portiere, ma attivabile solo in momenti ben precisi e con la propria compagine in svantaggio. Per non parlare dell’Hyper Shot: gol sicuro al 100%, ma vai a capire come e quando Football Champ decideva che era venuto il momento di scatenarne la gloria. Ogni tanto succedeva, si rimaneva a bocca aperta, una lacrima di gioia solcava lentamente le gote arrossate e poi via a raccontarlo ad amici e a sconosciuti fermati per strada.

Tecnicamente Football Champ, noto come Hat Trick Hero in Giappone, era una mezza meraviglia. Gli sprite ben definiti e i colori tanto vivi quanto numerosi (non era la norma all’epoca), venivano celebrati da degli zoom spettacolari in caso di conclusione parata, di segnatura o di fallo sanzionato dall’arbitro. Se oggi può sembrare poco, in quegli anni l’effetto di rotazione e di zoom degli elementi di gioco era vissuto come un mezzo miracolo e il sogno proibito di ogni giocatore. Non per nulla ne avrebbe abusato SNK con la potenza del suo Neo Geo.

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Nota bene: uno dei fotografi alle spalle della porta è stato steso da un tiro fuori dallo specchio. Che si è attaccato al lavoro del suo dentista.

Football Champ avrebbe goduto di molteplici seguiti, ma non prima di essere convertito per svariati formati casalinghi. Dalle nostre parti l’edizione più celebre rimane con tutta probabilità Euro Football Champ ’92, allestita giusto in tempo per gli Europei di quell’anno. In Svezia. A cui l’Italia non prese parte. Vi ricorda qualcosa?

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